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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 9.1906

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Fasc. 5
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Brunelli, Enrico: Pietro de Saliba
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https://doi.org/10.11588/diglit.24151#0405

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364

ENRICO BRUNELLI

mediocre di Giovanni de Saliba. Il quale ci si manifesta sotto un aspetto alquanto diverso,
ma non migliore, in un’altra opera, che non può destar dubbio di sorta sulla sua autenticità;
il Cristo alla colonna della Galleria nazionale di Budapest (n. 1256).

Il Cristo, coronato di spine, volto di tre quarti verso destra, appare legato alla colonna
da una corda che gli s’avvolge attorno al collo ed al petto. Il tipo è volgare e la sofferenza
è espressa solo materialmente: gli occhi guardano al cielo con espressione d’angoscia e la
bocca è dischiusa al lamento. Sulla colonna, all’estremo superiore del quadro, è, in una fascia,
la firma PETRVS . MESSANEVS . PINXIT. La tavola è una derivazione o una copia
del Cristo alla colonna di Antonello da Messina, ma in essa è interamente svanita l’intensità
straordinaria, con cui fu reso lo strazio nell’originale. Così l’esecuzione liscia e piatta della
copia male risponde allo scultorio rilievo del prototipo.1

Qui Pietro, pur debolmente traducendoli, è fedele ai modelli dello zio ; mentre nel quadro
di Santa Maria Formosa se ne allontana, per seguire modelli veneti. Il quadro di Budapest,
che appare anteriore alla fine del secolo xv, precede, credo, l’altro ; ma gli influssi veneti
non hanno determinato nel pittore alcun progresso tecnico. E probabile del resto che anche
il Cristo alla colonna sia stato eseguito a Venezia, dove può credersi che esistesse, sino
dal 1475 (?) l’originale. Quando troviamo Pietro a Messina, nel 1497, egli doveva esser già
stato a Venezia; ma forse vi ritornò dopo, poiché il quadro di Santa Maria Formosa po-
trebbe appartenere ai primi anni del secolo XVI.

Di altre due opere, firmate da Pietro, rimane ricordo.2 Di una, che fu venduta a Napoli,
s’ignora il destino ; un’altra, indicata dal Morelli, come esistente in Milano, è quasi certa-
mente la stessa che, nel 1902, si trovava ancora ad Abbiategrasso, nella collezione Arco-
nati. Ma pare che anche della Madonna di Abbiategrasso, non dissimile e non migliore di
quella di Santa Maria Formosa,3 sia ora perduta la traccia.

Così il breve elenco delle opere certe di Pietro sarebbe finito; ma possiamo aggiun-
gervi, sebbene privo di firma, un quadretto posseduto dal Museo civico di Padova, in quanto
esso non è che un’altra edizione della Madonna di Santa Maria Formosa, come in altra
occasione ho già avuto luogo d’avvertire.4 E una terza edizione della Madonna stessa vedesi,
sempre a Padova, in una collezione privata.

Nel quadretto del Museo di Padova (sala I, n. 25), le figure della Madonna e del Bam-
bino ripetono, nei più minuti particolari, quelle di Venezia: vediamo lo stesso Bambino
brutto, dall’orecchio errato, dalle mani tozze, la stessa Madonna accigliata e severa. Il velo
di questa segna alla sommità della fronte le stesse pieghe che formano una specie di emme.
L’edizione è tuttavia alquanto più curata ; il volto del Bambino, per il chiaroscuro meglio
inteso, riesce meno sgradevole. L’intonazione generale del colore è più forte, le carni sono
di un bruno rossiccio. La cortina nel fondo è soppressa; così ha maggior sviluppo il paese,
cui gli accessori molteplici, come il castello, il prato smaltato di fiori, il torrentello serpeg-
giante, dànno una certa varietà non spiacevole. Tale paesaggio non ha un carattere bene
determinato, ma vi ricorrono ricordi veneti. Questa è, in complesso, l’opera meno peggiore
che di Pietro de Saliba si conosca.

Della terza edizione accennata poco può dirsi ; trattasi di un quadro interamente ridi-
pinto che ha perduto pertanto gran parte di quell’ interesse che avrebbe potuto destare. Su
di un fondo unito monocromo, senza sviluppo alcuno di paese, sono ripetute, con identità
quasi assoluta di particolari, le due ormai note figure. La testa del Bambino che, a diffe-
renza dagli altri esemplari, è cinta di raggi luminosi, appare anche qui meno ingrata di

1 Fra gli esemplari del Cristo alla colonna di An-
tonello da Messina, quello che maggiormente si avvi-
cina alla copia di Pietro è il Cristo dell’Accademia di
Venezia (n. 589).

2 Lkrmolikff, Gallerie di A/onaco, Dresda e Berlino,

pag. 397 ; 'Di Marzo, Di Antonello da Messina, pag. 84.

J II quadro che appartenne alla collezione Arco-
nati rappresenta la Madonna col Bambino benedicente
a un divoto; il paesaggio nel fondo è parzialmente
occultato da una cortina verde. In basso la solita
firma PETRVS MESSANEVS.

* L'Arte, a. VII, pag. 279.
 
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