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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 9.1906

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Fasc. 5
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https://doi.org/10.11588/diglit.24151#0436

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394

BIBLIOGRAFIA

dama, n. 42 della Galleria Stadel a Francoforte, ri-
vendicato al Sodoma dal Morelli e dal Fiizzoni, mentre
fu da altri variamente attribuito a Sebastiano del
Piombo, Paris Bordone, Parmigianino, Jan Scorei,
Dosso Dossi.

In Siena il Sodoma fu studioso soprattutto delle
opere di Jacopo della Quercia; cosi è ispirata alle due
statue di Rea Silvia e di Acca Laurentia la Carità di
Berlino, mentre l’FIobart Cust ritiene del Sodoma un
disegno degli Uffìzi, che non è se non uno studio
diretto da quelle statue; il Della Valle (1786) parla
inoltre di una Madonna già nella chiesa di San Fran-
cesco a Siena, influenzata dalla Madonna della Fonte
Gaia, che l’Hobart Cust crede riconoscere in un qua-
dro della collezione Richter a Londra, attribuita da
altri a Girolamo del Pacchia.

Nel tondo della Natività di Siena il Sodoma ri-
vela invece l'influenza della pittura fiorentina e spe-
cialmente di Lorenzo di Credi; laddove negli affre-
schi di Sant’Anna in Camprena, eseguiti nel 1503
(mentre il Vasari li disse posteriori a quelli di Mon-
teoliveto) il Cust rileva un lato dell’educazione lom-
barda del Sodoma nel tipo bramantesco delle archi-
tetture.

Al periodo giovanile dell’artista apparterrebbero
pure, secondo l’Hobart Cust, la Deposizione di Siena,
che alcuni ritengono invece del 1513, la Giuditta di Siena,
la Lucrezia di Hanover, tutte anteriori agli affreschi
di Monteoliveto Maggiore, cominciati nel 1505.

A Monteoliveto, dove il Sodoma ebbe per aiuti
gli scolari Vincenzo Tamagni e Michelangelo An-
seimi, l’Hobart Cust riconosce la mano del maestro,
oltre che nei celebri affreschi del chiostro, in una
testa femminile, frammento di affresco, nel soffitto del
salone principale del monastero, donde deve pure
provenire il tondo rappresentante la Carità della col-
lezione Bobrinsky a Roma.

Al soggiorno del Sodoma a Roma nel 1508 e 1509
l’A. attribuisce soltanto gli affreschi della camera della
Segnatura, riportando quelli della Farnesina (delle cui
Nozze dà una splendida riproduzione), contrariamente
all’asserzione del Vasari e all’opinione energicamente
sostenuta dal Fórster, a un secondo viaggio effettuato
nel 1514.

Il Sodoma fu pure scultore e sappiamo che nel
X515 ricevette dall’opera del Duomo di Siena la com-
missione per una statua in bronzo di un San Pietro;
ma non ci resta nulla di questo aspetto della sua at-
tività.

In una lettera del Sodoma medesimo del r5i8 è
fatta menzione di una Lucrezia allora da lui dipinta;
l’Hobart Cust crede la si debba identificare nel quadro
della Pinacoteca di Torino.

Segue un periodo del tutto oscuro della vita del-
l’artista, intorno al quale manca ogni notizia dal 1519
al 1525, cosicché tutto induce a credere che in questo

tempo egli dimorasse non a Siena, probabilmente nel-
l’alta Italia.

Tuttavia l’Hobart Cust, quantunque divida questa
opinione abbastanza generale, e non rifugga del tutto
dal riconoscere in parte la mano del maestro nel
Sant’Omobono della chiesa di San Prospero in Reggio,
terminato forse dall’Anselmi, non conviene nell’attri-
buzione al Sodoma fatta dal Morelli e F'rizzoni del
Madonnone di Vaprio d’Adda ; laddove crede sua e
di questo periodo la Madonna Ginoulhiac a Milano
(nella quale opinione potrebbero forse non tutti con-
venire) e varie altre pitture simili.

Nel 1525 comincia il periodo più glorioso della vita
del Sodoma, a cui spettano molto fra le opere sue
più celebri, e che termina con le pitture del Duomo
di Pisa.

A rendere il suo studio completo sotto ogni rap-
porto il Cust non tralascia di occuparsi anche degli
scolari del maestro, specialmente di Giorno del So-
doma e del Riccio. Quanto a Matteo di Balduccio,
che entrò giovinetto nella bottega del maestro nel
1517, l’A. pone in evidenza come non possa assolu-
tamente credersi una persona sola con il Matteo di
Balduccio seguace del Pinturicchio, a cui si attribuisce
VAssutizione della chiesa di Santo Spirito a Siena,
poiché il Pinturicchio era già morto da quattro anni
quando il Matteo del Sodoma iniziava la sua educa-
zione artistica sotto di questi.

Terminano il volume, di cui costituiscono un buon
terzo, una preziosa appendice di tutti i documenti
editi ed inediti riguardanti l’artista, un elenco delle
sue opere (pitture e disegni) e una larghissima bi-
bliografia, a cui ben poco si potrebbe aggiungere,
quantunque pure qualche mancanza sia da notarsi,
come ad esempio, per Io studio del Fleres intorno a
Macrino d’Alba,’ artista che pure l’A. ha occasione
di considerare in rapporto col suo soggetto. Il che
non toglie che il libro dell'FIobart Cust si debba ri-
guardare nell’insieme come un vero modello del ge-
nere, mentre una parte di lode va data anche alla
bellissima edizione, che le case italiane dovrebbero
prendere in considerazione.

Lisetta Giaccio.

L. Guaita. La- scienza dei colori e la pittura,
(2a edizione). Milano, U. Hoepli, 1905.

Mario Pilo. Estetica - Lezioni sul bello. Mi-
lano, U. Hoepli, 1905. — Id. id., Lezioni
sul gusto, 1906.

Fra i cultori di fisiologia ottica e delle sue relazioni
con le arti figurative gl’ italiani sono pochissimi e pub-
blicano più volentieri dotti opuscoli su questioncelle 1

1 Pubbl. nelle «Gallerie Nazionali italiane», III, Roma, 1897.
 
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