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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 9.1906

DOI issue:
Fasc. 6
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Frizzoni, Gustavo: Appunti critici intorno alle opere di pittura delle scuole italiane nella galleria del Louvre
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https://doi.org/10.11588/diglit.24151#0462

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OPERE DI PITTURA DELLE SCUOLE ITALIANE NEL LOUVRE 419

San Giovanni che il Vasari ci descrive dipinto da Raffaello pel cardinale Colonna. Lasciando
da parte se si debba ritenere esatta quest’ultima asserzione, mentre generalmente si ritiene
il San Giovanni del cardinale Colonna essere quello che successivamente venne a figurare
nella Tribuna degli Uffizi — sta il fatto che l’esemplare del Louvre tiene assai più dell’ori-
ginale di Raffaello che non quello di Firenze. Lo scrivente quindi, per conto suo, crederebbe
doversi escludere tanto le riserve del Passavant (II, 290), che porrebbe il quadro contem-
plato fra le opere àeW atelier di Raffaello, quanto quelle del nostro Morelli che stimava
fosse da noverare fra i quadri condotti da Fra Sebastiano del Piombo nei primi tempi della
sua dimora in Roma.

Un caso singolare e da essere avvertito come un curioso equivoco nella galleria di cui
ci andiamo occupando, è quello che ci viene esemplificato in una ricca composizione di
modiche dimensioni, rappresentante la
scena della Circoncisione di N. S. imagi-
nata in un suntuoso ambiente, inteso raffi'
gurare il tempio di Gerusalemme, così
qualificato non fosse altro dalla presenza
del noto candelabro dai sette bracciali, là
dove tutta la parte architettonica non è
che un richiamo dello stile maturato a
Roma per opera di Raffaello, il quale in-
cominciò ad introdurre analoghe colonne
spirali in taluno dei cartoni eseguiti pei
celebri arazzi vaticani (fig. 19). L’impronta
raffaellesca dell’intero quadro d’altronde,
che apparisce vie più evidente nel carattere
delle studiate figure, rivela anzi un suo
diretto scolaro.

Si apprende con meraviglia pertanto,
come per l’addietro abbia potuto essere
preso alternativamente per opera del roma-
gnolo Bartolomeo Ramenghi da Bagnaca-
vallo e di Giulio Romano. Ciò risulta da
quanto riferisce in proposito il .catalogo
ragionato del signor Federico Villot, più
volte rammentato. Dopo avere avvertito
che proviene dalla raccolta di Luigi XIV, fornisce i seguenti curiosi ragguagli: « Carlo le
Brun, (il celebre pittore), comperò il quadro alla morte di Fouquet, intendente delle finanze,
al quale era appartenuto e lo vendette in seguito al re. Questo quadro, registrato nell’in-
ventario dell’impero sotto il nome del Bagnacavallo, posteriormente era stato dato a Giulio
Romano. Non sembra essere di questo maestro e noi abbiamo creduto dovergli restituire
la sua antica attribuzione. Si crede ravvisare il ritratto del Ramenghi nell’uomo visto di
profilo e collocato alla destra dello spettatore presso la cornice del quadro. Il Mariette (nel
Cabinet Cromi) riferisce che si leggevano i nomi di Giulio Romano sull’altare dove si regge
il Bambino; ma forse, aggiunge, vi furono messi posteriormente per dare maggiore pregio
al quadro. L’iscrizione è scomparsa di poi, senza dubbio in seguito alla foderatura e al
ristauro, fatti nel 1825. Il quadro figura nell’inventario di Bailly (1709-10) sotto il nome
di Giulio Romano e ad esso deve riferirsi il seguente appunto dei conti degli edifici
regi (spese). Del 27 febbraio 1684. Al S. Herault, mercante di quadri, 6joo lire per paga-
mento di un quadro di Giulio Romano, rappresentante la Circoncisione. In questo caso
Hérault sarebbe stato il mediatore fra le Brun e l’incaricato di comperare i quadri per
il re ».
 
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