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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 9.1906

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Fasc. 6
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https://doi.org/10.11588/diglit.24151#0523

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BIBLIOGRAFIA

Brera senza tuttavia spiegarci come questo dipinto, che egli
con buone ragioni assegna al 1495, si Possa stilisticamente
conciliare nello sviluppo dell’arte di uno stesso pittore con
le due tavole di Londra eseguite pochi anni prima e di tanto
più compenetrate dell’ influenza di Leonardo.

L’attribuzione ad Ambrogio della pala sforzesca e della
Madonn'a di proprietà del signor Cova è veramente poco
persuasiva. Giustamente invece il S. assegna ad Ambrogio
il noto ritratto virile deU’Ambrosiana, e lo crede eseguito
quasi contemporaneamente ai due Angioli musicanti di Londra,
mentre a un tempo posteriore assegna il ritratto muliebre
della stessa raccolta, coevo forse a quello di Massimiliano
imperatore (1502), nella Galleria di Vienna. A lungo s’in-
trattiene su molti disegni finora erroneamente assegnati a
Leonardo, e sulla questione dei due esemplari della Ver ghie
delle rocce, dei quali egli crede originale quello del Louvre,
opera del de’ Predis quello di Londra. Meno convincente è
l’attribuzione ad Ambrogio della Madonna Litta, della Ca-
stità conservata nella Galleria Czartorizky e della Restirre-
zionc del Museo di Berlino, dipinti tutti pei quali il nome
di Leonardo fu pronunciato invano. p. t.

312. Tarducci (Antonio), Gaetano Lapis pittore
da Cagli. — Cagli, Stab. Balloni, 1906.

11 Lapis non fu, come credette il Rosini e crede il T.,
di merito maggior della fama ; fu però abbastanza castigato
pittore, buon disegnatore sopratutto, e fra gli allievi del Conca
ha diritto a un posto onorevole. Quindi il T. ha fatto opera
utile e buona, raccogliendo in questo volumetto tutto quanto
sulla vita e le opere del Lapis era stato scritto; dico tutto
quanto, perchè nulla, credo, è potato sfuggire alla diligenza
estrema del raccoglitore.

313. Valentiner (Wilhelm R.), Rembrandt aufder
Lateinsschule. (Jahr. d. Konigl. preuss. Kunstsamml.,
voi. XXVII, pag. 118-128; Berlin, 1906).

Per sette anni il Rembrandt giovinetto frequentò a Leida
la scuola di latinità prima di darsi alla pittura e quei primi
studi lasciarono durevoli tracce nel maestro il quale sovente
si compiacque di rappresentazioni mitologiche. Il V. novera
i disegni e i dipinti del R. derivati da Ovidio, altri di divi-
nità pagane, ed alcuni di soggetto storico romano. Meno fre-
quente fu nell’artista V ispirazione dell’antichità greca (Achille
e Briseide, Venere e Marte nella rete, ecc.). Della vasta cul-
tura del R. erano prova anche le svariate opere d’arte ch’egli
aveva raccolte.

314. X., Di alcuni quadri sconosciuti di Pier Fran-
cesco Fiorentino. (Rassegna d’arte, a. VI, pag. 136;
Milano, 1906).

Aggiunge, all’elenco dato dal Berenson dei quadri di Pier
Francesco fiorentino, parecchi quadri (non tutti però inediti)
esistenti nella Galleria di Gubbio, in quella di Empoli, nel

Museo Fogg a Cambridge, nella Collegiata di Sinalunga,
nelle collezioni Haughton e Ilorne di Firenze. All’elenco vi
sarebbero ancora altre aggiunte da fare, per esempio il qua-
drello della collezione Bordonaro di Palermo. Ricordo del
resto che, nella ricostituzione della figura del mediocre pit-
tore, si sono fuse insieme due personalità, da distinguere ancora.

La storia dell’arte nella vita odierna: istituzioni
artistiche, insegnamento, legislazione, tutela
dei monumenti, scavi e restauri, esposizioni e
collezioni; bibliografia artistica.

3r5- Cook (Herbert), The Nation’s new Raphael.

( The Buri. Mag., voi. X, pag. 29-30; London, 1906).

Parla della Madonna della Torre o Madonna Rogers, re-
centemente donata alla National Gallery di Londra. Attri-
buisce il quadro al 1512, e accenna a varie copie e im ta-
zioni di esso.

316. Duncan (Ellen), The National Gallery of Ire-
land. {TheBuri. Mag., voi. X, pag. 7-23; London, 1906).

Rapido, ma interessante e accurato cenno delle principali
opere contenute nella Galleria di Dublino che, sebbene co-
stituita da non molti anni, è giunta ad esser la più impor-
tante del regnò unito dopo la National Gallery di Londra.
Fra le pitture italiane sono ricordate un Ecce Homo di Tiziano
(esposto al Burlington House nel 1883), una Giuditta del
Mantegna, il famoso Vedovo del Moroni, un ritratto attribuito
a Raffaellino del Garbo (secondo il Bode del Cossa, secondo
il Berenson di Ercole Roberti), una Santa Famiglia di Lo-
renio Costa, una Madonna in trono fra San IGiovanni e
Santa Lucia del Paimezzano (con la firma e la data 1513),
una Madomia con Santi di Zenobio Machiavelli, un ritratto
attribuito ad Andrea Solario (secondo il Phillips, Girolamo
del Pacchia), un Cottvito in casa di Simone del Signorelli (già
segnalato dal Cavalcasene), ecc. Sono riprodotti il Mantegna,
il Moroni, il Costa, il Paimezzano, e i due ritratti contestati
a Raffaellino del Garbo e al Solario.

La scuola olandese è pure bene rappresentata nella col-
lezione, specie da tre opere attribuite al Rembrandt. Sono
infine ricordati quadri fiamminghi, spagnoli, francesi, inglesi;
fra questi ultimi un interessante Hogarth, che proviene dalla
collezione Willet.

317. Ferri (Pasquale Nerino), Di un recente in-
cremento alla raccolta dei disegni di antichi maestri
negli Uffizi. {Rivista d’arte, a. IV, pag. 124-126; Fi-
renze,' 1906).

Breve cenno della raccolta di disegni, in gran parte bo-
lognesi, che fu costituita nel xvm secolo dal cardinale Vin-
cenzo Malvezzi e dagli eredi di questo fu ora venduta alla
Galleria degli Uffizi. Oltre quelli di maestri bolognesi si no-
tano disegni di Prospero Clementi e del Tiepolo.

Per i lavori pubblicati ne L'ARTE sono riservati tutti i diritti di proprietà letteraria ed artistica

per IItalia e per l'estero.

Adolfo Venturi, Direttore responsabile.

Roma, Tip. dell’Unione Cooperativa Editrice, via Federico Cesi, 45
 
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