NUOVI STUDI1 SUL BERNINI
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zanti intorno al gruppo sacro, e altri ancora che scendono dal cielo. Il disegno deve essere
all'incirca dell'epoca del tondo di Ariccia: vi sono le stesse forme grassocce del Bambino, e
simile è la testa di S. Giuseppe, con la barba appuntita e il cranio incavato.
Il soggetto rappresentato nel tondo non è raro nel Seicento, epoca in cui il culto
di S. Giuseppe cominciò a venire in gran voga; si veda ad esempio la statua di stucco di
Filippo Carcani, nella chiesa di S. Maria delle Vergini, (oggi S. Rita), rappresentante il
santo in piedi, col Bambino in braccio.
Come avverte l'iscrizione il dipinto di Ariccia fu eseguito dal Bernini nel 1663: è
l'epoca in cui il maestro doveva recarsi spesso nell'ameno villaggio albano per la costru-
zione della chiesa, che fu terminata nel 1664. È probabile che durante qualcuna delle sue
frequenti visite, ospitato nel castello dei Chigi, perchè la chiesa veniva elevata a spese di
Bernini: Santa Famiglia — Firenze, Gabinetto degli Uffizi
Alessandro VII, il Bernini abbia schizzato sulla parete della cappella il grazioso tondo
del S. Giuseppe. Il quale, oltre ad essere di per sè un'assai fine cosa, è interessante ancor
più perchè è la sola opera pittorica che sicuramente possa attribuirsi al maestro. Come è
noto il Baldmucci narra che il Bernini per desiderio del suo grande protettore ed amico
Urbano Vili, che voleva dipinta da lui la loggia della benedizione in S. Pietro, si dedicò
alla pratica della pittura per un paio d'anni. Altrove lo stesso biografo avverte che esi-
stevano al suo tempo, cioè poco dopo la morte del maestro, più di centocinquanta quadri
del Bernini, posseduti dai Barberini; dai Chigi e dai figli dell' artista. Domenico Bernini
nella biografia del padre, parla di più di duecento dipinti di lui. Fra i quadri il Baldinucci
ne ricorda in particolare due: l'autoritratto, nella collezione del Granduca di Toscana,
oggi agli Uffizi, e la grande pala di S. Maurizio, nella Cappella del Sacramento in S. Pietro,
oggi esistente nella Galleria dei Musaici. Ma secondo il Titi questo dipinto, che mostra
l'influsso di Nicola Poussin e di Pietro da Cortona, è opera di Carlo Pellegrini, e tale attri-
buzione è stata di recente confermata, senza alcun dubbio, dai documenti rinvenuti
nell'Archivio della Fabbrica di S. Pietro, da Oskar Pollak: fu cominciato nel 1636 e
finito nel 1640.1
O. Pollak, Was wissen mie non Lor. Berninis Tàtigkeit ah Maler? Kunstchronik, 1912, 11. 38.
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zanti intorno al gruppo sacro, e altri ancora che scendono dal cielo. Il disegno deve essere
all'incirca dell'epoca del tondo di Ariccia: vi sono le stesse forme grassocce del Bambino, e
simile è la testa di S. Giuseppe, con la barba appuntita e il cranio incavato.
Il soggetto rappresentato nel tondo non è raro nel Seicento, epoca in cui il culto
di S. Giuseppe cominciò a venire in gran voga; si veda ad esempio la statua di stucco di
Filippo Carcani, nella chiesa di S. Maria delle Vergini, (oggi S. Rita), rappresentante il
santo in piedi, col Bambino in braccio.
Come avverte l'iscrizione il dipinto di Ariccia fu eseguito dal Bernini nel 1663: è
l'epoca in cui il maestro doveva recarsi spesso nell'ameno villaggio albano per la costru-
zione della chiesa, che fu terminata nel 1664. È probabile che durante qualcuna delle sue
frequenti visite, ospitato nel castello dei Chigi, perchè la chiesa veniva elevata a spese di
Bernini: Santa Famiglia — Firenze, Gabinetto degli Uffizi
Alessandro VII, il Bernini abbia schizzato sulla parete della cappella il grazioso tondo
del S. Giuseppe. Il quale, oltre ad essere di per sè un'assai fine cosa, è interessante ancor
più perchè è la sola opera pittorica che sicuramente possa attribuirsi al maestro. Come è
noto il Baldmucci narra che il Bernini per desiderio del suo grande protettore ed amico
Urbano Vili, che voleva dipinta da lui la loggia della benedizione in S. Pietro, si dedicò
alla pratica della pittura per un paio d'anni. Altrove lo stesso biografo avverte che esi-
stevano al suo tempo, cioè poco dopo la morte del maestro, più di centocinquanta quadri
del Bernini, posseduti dai Barberini; dai Chigi e dai figli dell' artista. Domenico Bernini
nella biografia del padre, parla di più di duecento dipinti di lui. Fra i quadri il Baldinucci
ne ricorda in particolare due: l'autoritratto, nella collezione del Granduca di Toscana,
oggi agli Uffizi, e la grande pala di S. Maurizio, nella Cappella del Sacramento in S. Pietro,
oggi esistente nella Galleria dei Musaici. Ma secondo il Titi questo dipinto, che mostra
l'influsso di Nicola Poussin e di Pietro da Cortona, è opera di Carlo Pellegrini, e tale attri-
buzione è stata di recente confermata, senza alcun dubbio, dai documenti rinvenuti
nell'Archivio della Fabbrica di S. Pietro, da Oskar Pollak: fu cominciato nel 1636 e
finito nel 1640.1
O. Pollak, Was wissen mie non Lor. Berninis Tàtigkeit ah Maler? Kunstchronik, 1912, 11. 38.