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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 22.1919

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Fasc. 1-2
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Lopresti, Lucia: Marco Boschini, scrittore d'arte dell secolo XVII
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https://doi.org/10.11588/diglit.17339#0051

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MARCO BOSCHINI SCRITTORE D'ARTE

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esalta nella ripetizione senza ombra, di stanchezza
e si presenta ad ogni pausa e in ogni luogo sotto
i più improvvisi aspetti.

Spesso è Tintorctto stesso nelle sue più gran-
diose attuazioni a provocare le esplosioni di que-
sta forza; più spesso ancora sono le astratte diva -
gazioni sui diversi metodi di dipingere: e in que-
st'ultimo caso le parole sembrano trascorrere al
di là dell'intenzione e rispecchiare un ideale che
non può più essere nè Tintoretto, nè alcuno dei
pittori secenteschi clic Boschini ci ha latto cono-
scere negli ultimi « Venti ».

Ascoltiamolo dunque un poco. Siamo a S. Rocco.
Il buon Marco ha sott'occhio un intero ciclo del-
l'attività tintorcttcsca e la sua ammirazione
scatta in frasi tronche, e in note particolari che
hannotutto il valoredi una pennellata dimostrati va.

Dice ad esempio:

(Vento 2") L'è pur ben ingropà quela figura!

La xe tuta in t'un toco retirada:...

e più avanti:

Onci che tue fa stupir la mente è l'ochio
Xe quel vestio (le bianco, che xe là
Che l'è tuto da! quadro destacà
Tn virtù de quell'ombra del zenochio

Vedela come ben contende insieme

Ouele figure in ato de pitura,

Questa qua chiara con quel'altra scura...

Di mano in mano che la penna prende l'abitu-
dine della lingua pittoresca, l'espressione boschi-
niana si affina in sottigliezze di sensibilità prezio-
sissima; comc.-avvicne in questo commento ad
uno scorcio del Tintoretto in cui quasi ogni parola
si stacca dallo sfondo del periodo, con una net-
tezza e con una efficacia di simbolo

Tuti scurzi limai dal storto a! dreto

Tute figure de vivace brìlo.

L'è de dover che al centro glie confina

Tute le linee col mazor profito;

E per questo con forme al'esquisito

Bulcga ogni figura serpentina.

\i infine scoppia tutto in un colpo il nodo con-
tenuto dell'ammirazione altissima in qualche escla-
mazione che s'inflza ad abbracciare, in una volta,
tutta intera la pittura veneta:

0 dotrina infinita veneziana!

Boschini riunisce di tratto in tratto, con frasi
simili, tutte le corde del suo gravicembalo pit-
torico e gode a scuoterle rumorosamente (piasi
a provarne la potenza sonora.

Ora, esclamazioni così fatte non sono che in-
dizi minutissimi della uniforme sensibilità este-
tica che abbiamo già notata nel temperamento

del Nostro; e questa caratteristica noi troviamo
in qualche punto della Carta, non sotto forma di
accenni isolati da riunirsi in catena ideale, ma
ampiamente svolta c diffusa, in pagine di esclu-
siva trattazione.

Sono, tali pagine, qnelle in cui il Compare tenta
di fornire al suo illustre compagno un'idea esatta
di quel che rappresentino di reale, di certo, di
sicuro, i nomi un po' vaghi di disegno, colorito,
invenzione.

In queste esplicazioni di carattere teorico,
Boschini non può rimanere per lungo tempo nel
campo dell'astrazione: la sua natura lo obbliga
prestissimo ad un ritorno a qualche oggetto che
ecciti tangibilmente la sua immaginazione. Il per
questo che la sua mente non è capace di mantenere
nette nelle Ricche miniere le divisioni ideali tra
gli elementi di pittura; e noi vedemmo tuttavia
quanta somma di esperienza pratica ed accade-
mica., quanta forza di concentramento spirituale
egli abbia speso intorno alla sua ultima open». Qui,
nella conversazione rimata il freno e lo sprone
riflessivi mancano affatto; abbondano invece quelle
tali sapienti acutezze verbali che colpiscono come
improvvise ventate, e si distendono in prospet-
tiva come rapide visioni scenografiche.

Boschini parla a più riprese nella Carta del
disegno, del colorito, dell'invenzione; c ogni volta
che il suo intelletto si rituffa in questi argomenti
trova la necessità di rifarsi da capo a immaginare
tutta una nuova veste in cui avvolgere i suoi più
cari convincimenti: par quasi che il bisogno di'
riempire se stesso e gli altri di una esuberante
persuasione gioiosa, lo spinga a queste variate e
smaglianti edizioni di una stessa idea.

Al 5° « Vento » assistiamo al primo e ben po-
sato tentativo di distinzione tra disegno e colorito:
c lo scheletro primordiale delle sue definizioni è
quello clic si ripeterà poi nelle Miniere:

Disegno —■ anima c base della pittura — falsa
riga del pennello.

Colorito —- vita del disegno e strumento della
distribuzione luminosa.

Ma questi due elementi tendono a sopraffarsi
l'uno coll'altro per la semplice ragione clic i li-
miti dei loro ì ispettivi campi sono di una consi-
stenza tutta appaiente: il colorito « contiene in sé
la machia e insieme el trato » e d'altra parte
Boschini parla spesso di disegnare con « tratti e
penelae ».

Ci sarebbe un momento da credere che tutto
quello che è designato col nome di « machia »
fosse da lui riferito all'elemento coloristico, e
quello che è chiamato « tratto » gli sembrasse
appartenente al disegno.

Ma ecco che la macchia è spiegata come qual-
 
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