APPUNTI PER LA STORPI DELLA PITTURA IN PUGLIA
J59
Gruppo invero di personalità secondarie ondeggianti fra varie tendenze stilistiche, ma in-
terprete con schietto carattere napoletano, dell'ormai morente pittura trecentesca.
Possiamo restringere ora, dopo aver provata l'origine degli affreschi di Galatina, entro ter-
mini sicuri la loro esecuzione. Commessi da Maria di Enghien quando tornò in Lecce con-
ducendo seco gli artefici da Napoli, nel 1435 dovevano esser già finiti i dipinti della nave
di mezzo e, nell'anno della sua morte, quelli della chiesa intera. 1 Un pittore meno abile guardò,
Fig. 7. — Storie apocalittiche e S. Chiara. — Galatina, S. Caterina.
(Fot. Moscioni).
come dicemmo, alle forme locali bizantineggianti e queste riprendono presto il sopravvento
non solo in Terra d'Otranto, ma nelle stesse navate laterali di Santa Caterina e varie imma-
gini votive in questa raffigurate sono per stile sempre decisamente bizantine.2
nico, ora nel Museo Pisano. 11 Bertaux, in Napoli
nobilissima, a. Vili (1899), fase, I, lo dice di fattura
accurata, senza per altro indicare la derivazione stili-
stica del pittore che subisce anche l'influsso dei senesi.
1 A. Venturi, op. cit., VII, p. 152, riferendo gli
studi del dott. Martines, crede eseguiti gli affreschi
fra il 1410 e il 1445. Non è verosimile che durante
il suo soggiorno napoletano, Maria pensasse alla lon-
tana chiesa di Galatina ; mentre è da supporre che
dopo la morte di Ladislao, sfuggita alla prigionia cu
l'aveva confinata Giovanna li e stabilitasi in Lecce
(1414), chiamasse allora gli artefici napoletani i quali
alla morte di lei (1446) avevano certo terminata l'o-
pera loro nella chiesa di Terra di Otranto.
2 Qualche eccezione si riscontra nel Leccese al
prolungato indugio del bizantinismo. In Santa Maria
di Cenate, nota per un Transito della Vergine bizan-
tino, figurano alcuni affreschi che vanno direttamente
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Gruppo invero di personalità secondarie ondeggianti fra varie tendenze stilistiche, ma in-
terprete con schietto carattere napoletano, dell'ormai morente pittura trecentesca.
Possiamo restringere ora, dopo aver provata l'origine degli affreschi di Galatina, entro ter-
mini sicuri la loro esecuzione. Commessi da Maria di Enghien quando tornò in Lecce con-
ducendo seco gli artefici da Napoli, nel 1435 dovevano esser già finiti i dipinti della nave
di mezzo e, nell'anno della sua morte, quelli della chiesa intera. 1 Un pittore meno abile guardò,
Fig. 7. — Storie apocalittiche e S. Chiara. — Galatina, S. Caterina.
(Fot. Moscioni).
come dicemmo, alle forme locali bizantineggianti e queste riprendono presto il sopravvento
non solo in Terra d'Otranto, ma nelle stesse navate laterali di Santa Caterina e varie imma-
gini votive in questa raffigurate sono per stile sempre decisamente bizantine.2
nico, ora nel Museo Pisano. 11 Bertaux, in Napoli
nobilissima, a. Vili (1899), fase, I, lo dice di fattura
accurata, senza per altro indicare la derivazione stili-
stica del pittore che subisce anche l'influsso dei senesi.
1 A. Venturi, op. cit., VII, p. 152, riferendo gli
studi del dott. Martines, crede eseguiti gli affreschi
fra il 1410 e il 1445. Non è verosimile che durante
il suo soggiorno napoletano, Maria pensasse alla lon-
tana chiesa di Galatina ; mentre è da supporre che
dopo la morte di Ladislao, sfuggita alla prigionia cu
l'aveva confinata Giovanna li e stabilitasi in Lecce
(1414), chiamasse allora gli artefici napoletani i quali
alla morte di lei (1446) avevano certo terminata l'o-
pera loro nella chiesa di Terra di Otranto.
2 Qualche eccezione si riscontra nel Leccese al
prolungato indugio del bizantinismo. In Santa Maria
di Cenate, nota per un Transito della Vergine bizan-
tino, figurano alcuni affreschi che vanno direttamente