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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 22.1919

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Fasc. 4
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Salmi, Mario: Appunti per la storia della pittura in Puglia
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https://doi.org/10.11588/diglit.17339#0208

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i86

MARIO SALMI

In una Natività cii questa seconda chiesa, coi due ritratti dei committenti a mezzo busto (1596)
e in una tela anche inferiore, con la caduta degli angeli ribelli, si rivela superficialissimo imi-
tatore dei veneti.

Un abate Claudio copiava dai Bassanq nel 1624, firmandola, una Natività nella chiesa
del Carmine a Ruvo ; ma nel secolo XVI] il ricordo veneto può dirsi completamente tramon-
tato. Una graziosa Santa Caterina d'Alessandria inginocchiata, nel monastero di San Luigi a
Bisceglie, finissima nelle forme e calda di colore, arieggia Pacecco de Rosa. A Conversano
gli affreschi del castello e della chiesa di San Cosma sono opera robusta di Paolo Fenoglio,
il decoratore geniale della cappella di San Martino nella Certosa di Napoli; a Bari, in Santa
Teresa, un San Pietro d'Alcantara con un altro santo francescano, potente negli scorci e bion-
deggiante di colore è opera di Luca Giordano cosi firmata e datata: JORDANUS j F 1690.

E cominciano a comparir nel Seicento anche artefici locali come quel Carlo Rosa di Bi-
tonto, autore di alcune tele nel ricchissimo soffitto della basilica di San Nicola a Bari e di
un gran quadro firmato (165,6) sull'altar maggiore del duomo di Bitetto con l'Assunta, l'Ar-
cangelo Michele, San Pietro e San Paolo, di un certo effetto nella composizione, con qualche
influsso riberesco, scorrettissimo bensì nelle forme.

Ma a parte il Rosa immeritevole veramente di studio, sarebbero degni d'un profilo i Fra-
canzano ai quali si attribuiscono, specie a Barletta, molte opere diverse per stile tanto che
non è facile oggi distinguerli con chiarezza.

Uno di essi, Cesare, fu discepolo del Libera, e potrebbe appartenere a lui un Crocefisso
con ai piedi San Girolamo e il Battista, nell'altare Moscati (1651) in San Bernardino di Mol-
fetta, creduto dello Spagnoletto, ma troppo debole per questo sebbene abbia assai buone qua-
lità di colorito e di tecnica della maniera sua.

Ma tale accenno alla pittura di secoli più vicini a noi non ha che lo scopo di addi-
tare un campo inesplorato, meritevole di seria analisi critica. Dovrebbe cosi studiarsi il Cop-
pola, discepolo di Aniello Falcone che a Gallipoli, sua patria, lasciò molte tele decorative;
e, venendo al Settecento, Corrado Giaquinto derivato dal Solimena, ma disinvolto e personale
pittore che fa figure evanescenti come meteore, nell'Assunta ad esempio del duomo di Mol-
fetta e nella Natività della chiesa del Purgatorio a Terlizzi. E sarebbe da studiare alla fine
del secolo il Tisio che, nelle sue grandi composizioni di Lecce e di Casarano, dimostra tale
fervore immaginativo e tale larghezza sapiente di distribuzione, degna dei veneti della seconda
metà del Cinquecento e dei napoletani del Settecento.

Da Napoli continuarono a giungere opere notevoli anche durante il secolo XVIII. Ne ram-
mento una a San Domenico di Barletta, nella quale riconobbi la mano di Giuseppe Bonito.
Raffigura San Vincenzo Ferreri 1 in abito domenicano ed alato, col libro aperto e in atto di
discutere le verità eterne.

A destra appare un tabernacolo della Vergine cui prega piegato un frate in iscorcio ;
segue una vecchierella genuflessa, avvolta in uno scialle verde e, più avanti, in primo piano,
un ragazzo seduto, che addita il Santo. È bruno, scalzo, con pantaloni rosso vivo ed ha una
camicia bianco gessoso.

A sinistra — forte contrasto — gli corrisponde una dama impettita, in ginocchio, di
profilo, stretta in una veste di raso bleu e di giallo con fodera grigio perla e ammantata di
rosso. Presso la sua padrona è accovacciato un cagnolino vivace bianco e nero; a tergo se-
guono altre figure di devoti e nel fondo si vede legata ad un albero la parte inferiore d'un
corpo umano accennante forse al miracolo del Santo che resuscitò un fanciullo fatto a pezzi
dalla madre.2

L'attribuzione è avvalorata da una scritta che scoprii sotto la cornice a destra e che suona
così: G. B.to F [ 1737. Aveva dunque trent'anni il Bonito quando eseguì la nostra tela che

1 M. 2,So per 1,55. 11 quadro è attribuito a Cor- di Barletta, fase. Ili, Barletta, 1903, p. 90.
rado Giaquinto. F. S. Vista, Nate storiche sulla città *'AA. SS., 5 apr., Anversa, '675, t. I, p. 475-529.
 
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