APPUNTI PER LA STORIA DELLA PITTURA IN PUGLIA
Il complicato stemma, in cai le stelle e le cornette dei Del Balzo s'inquartano con le
imprese degli Orsini e degli EngBien, divide inferiormente la scena descritta da quella che
segue. Sull'azzurro del cielo, un angelo bianco posto in simmetria col precedente porta
un cartello. 11 santo, sempre genuflesso, ò intento alla visione che gli appare dopo aperto
il primo dei sette sigilli. Su di una roccia a piani, un cavallo bianco passa al trotto
montato da un cavaliere con l'arco. L'uomo che è incoronato da un angelo, rappresenta Cristo,
e ad esso seguono i tre flagelli dell' ira divina. Un cavaliere su cavallo rosso (oggi scom-
parso) riceve la spada da un angelo (VI, 3-4) e sta a rappresentare la guerra; un altro che
porta la stadera, su cavallo nero (VI, 5-6), (pure del tutto scomparso), impersona la fame;
il terzo - della morte —si vede nella parete di sinistra dove la scena continua.
11 cavallo pallido (VI, 7 8) porta in groppa la morte, che ha potestà sulle quattro parti
della terra e armata di falce, passa per un paese alberato che finisce a destra con un monte
a scogliera. Due figure femminili sono già cadute imploranti, mentre tre giovani verso i quali
galoppa il cavallo, conversano lietamente (fig. 3).
Nello sguancio della finestra si vede l'altare di Dio, sul quale sta accovacciato l'agnello
dalle sette corna e dietro ad esso s'incurva l'arco del cielo. Il quinto sigillo è aperto ; intorno
al cavallo si affollano le anime degli uccisi, dei martiri inginocchiati a chieder vendetta (VI,
9-11). Fra questi va notato un cinese, figura esotica che già era apparsa, per la fama delle
scoperte geografiche, nel Cappellone degli Spaglinoli di Andrea da Firenze e nel Capitolo di
San Francesco a Pisa del Cerini.
Nello sguancio opposto (fig. 3) l'Apocalisse continua. Aperto il sesto sigillo, la vendetta divina
si scatena sulla terra. Il sole è un disco nero, la luna s'è fatta color sangue, posti rispettivamente
sopra e sotto al cielo scuro, accennato con tre segni zodiacali. Il terremoto fa nascondere nelle
spelonche che sono rocce a piani, l'umanità dolorante sulla quale cadono le stelle (VI, 12-16).
Quattro angeli nimbati in tunica bianca, scendono nell'altra parte del muro di sinistra a
tenere i quattro venti che simboleggiano l'agitarsi delle cose umane, figurati secondo la vec-
chia iconografia bizantina con quattro mascheroni soffianti : uno è verde, uno grigio e due sono
gialli (Vili 1).
Nella parete di destra si svolge la scena successiva : un angelo appare nel cielo con una
spada e avverte quattro angeli malefici di non nuocere alla terra ed al mare fino a che non
siano stati scelti gli eletti del Signore (VII, 2-3).
I demoni portan la barba ; due son deturpati da un corno sulla fronte : due sono cinti da
diadema con fibbia triangolare. Accanto ad essi, altri angeli lottano contro il dragone per conten-
dergli forse le anime degli eletti. E questi, cioè i martiri, appariscono nello sguancio a cantar
le lodi di Dio (VII, 9-10) mentre un angelo in tunica verde è rivolto al Santo per indicargli
quanto avviene nella scena che segue 1 nello sguancio opposto. In questo non si veggono gli
angeli che danno fiato alle trombe dopo l'apertura del settimo sigillo, ma l'esecuzione della
vendetta divina in seguito al suono delle quattro trombe. La grande stella ardente, cioè il
falso dottore, è rappresentata con un disco bianco raggiato all' intorno, caduto sulla terza
parte dei fiumi e delle fonti (Vili, 10). Si vede quindi il mare di sangue e la terra bruciata ;
il sole, la luna e le stelle oscurate (Vili, 7-80 12) per un terzo e (sempre nella parete destra)
si vede la stella che cade dal cielo al suono della quinta tromba. E individuata con un disco
bianco raggiato dal quale partono due braccia umane fasciate da maniche rosse, con la destra
delle quali tiene la chiave del pozzo dell'abisso che ha già aperto con la sinistra. Dal pozzo
escono le cavallette alate — appena intravedibili nel disegno rosso sull'arriccio — con volto
umano barbato e corona, a quattro zampe e coperte di lorica, sul cui mostruoso aspetto si
attarda con molti particolari l'Apocalisse (IX, i li).
1 L'ultimo versetto (13) del cap. Vili dice nella
volgata latina andiin vocem unius Aquilae mentre il
testo greco indica un angele gridaute a gran voce in
luogo dell'aquila. Sarebbe da credere quindi — per
questo particolare — che le storie di Galatina fossero
direttamente inspirate al. testo greco.
L'Arti. XXII, 25.
Il complicato stemma, in cai le stelle e le cornette dei Del Balzo s'inquartano con le
imprese degli Orsini e degli EngBien, divide inferiormente la scena descritta da quella che
segue. Sull'azzurro del cielo, un angelo bianco posto in simmetria col precedente porta
un cartello. 11 santo, sempre genuflesso, ò intento alla visione che gli appare dopo aperto
il primo dei sette sigilli. Su di una roccia a piani, un cavallo bianco passa al trotto
montato da un cavaliere con l'arco. L'uomo che è incoronato da un angelo, rappresenta Cristo,
e ad esso seguono i tre flagelli dell' ira divina. Un cavaliere su cavallo rosso (oggi scom-
parso) riceve la spada da un angelo (VI, 3-4) e sta a rappresentare la guerra; un altro che
porta la stadera, su cavallo nero (VI, 5-6), (pure del tutto scomparso), impersona la fame;
il terzo - della morte —si vede nella parete di sinistra dove la scena continua.
11 cavallo pallido (VI, 7 8) porta in groppa la morte, che ha potestà sulle quattro parti
della terra e armata di falce, passa per un paese alberato che finisce a destra con un monte
a scogliera. Due figure femminili sono già cadute imploranti, mentre tre giovani verso i quali
galoppa il cavallo, conversano lietamente (fig. 3).
Nello sguancio della finestra si vede l'altare di Dio, sul quale sta accovacciato l'agnello
dalle sette corna e dietro ad esso s'incurva l'arco del cielo. Il quinto sigillo è aperto ; intorno
al cavallo si affollano le anime degli uccisi, dei martiri inginocchiati a chieder vendetta (VI,
9-11). Fra questi va notato un cinese, figura esotica che già era apparsa, per la fama delle
scoperte geografiche, nel Cappellone degli Spaglinoli di Andrea da Firenze e nel Capitolo di
San Francesco a Pisa del Cerini.
Nello sguancio opposto (fig. 3) l'Apocalisse continua. Aperto il sesto sigillo, la vendetta divina
si scatena sulla terra. Il sole è un disco nero, la luna s'è fatta color sangue, posti rispettivamente
sopra e sotto al cielo scuro, accennato con tre segni zodiacali. Il terremoto fa nascondere nelle
spelonche che sono rocce a piani, l'umanità dolorante sulla quale cadono le stelle (VI, 12-16).
Quattro angeli nimbati in tunica bianca, scendono nell'altra parte del muro di sinistra a
tenere i quattro venti che simboleggiano l'agitarsi delle cose umane, figurati secondo la vec-
chia iconografia bizantina con quattro mascheroni soffianti : uno è verde, uno grigio e due sono
gialli (Vili 1).
Nella parete di destra si svolge la scena successiva : un angelo appare nel cielo con una
spada e avverte quattro angeli malefici di non nuocere alla terra ed al mare fino a che non
siano stati scelti gli eletti del Signore (VII, 2-3).
I demoni portan la barba ; due son deturpati da un corno sulla fronte : due sono cinti da
diadema con fibbia triangolare. Accanto ad essi, altri angeli lottano contro il dragone per conten-
dergli forse le anime degli eletti. E questi, cioè i martiri, appariscono nello sguancio a cantar
le lodi di Dio (VII, 9-10) mentre un angelo in tunica verde è rivolto al Santo per indicargli
quanto avviene nella scena che segue 1 nello sguancio opposto. In questo non si veggono gli
angeli che danno fiato alle trombe dopo l'apertura del settimo sigillo, ma l'esecuzione della
vendetta divina in seguito al suono delle quattro trombe. La grande stella ardente, cioè il
falso dottore, è rappresentata con un disco bianco raggiato all' intorno, caduto sulla terza
parte dei fiumi e delle fonti (Vili, 10). Si vede quindi il mare di sangue e la terra bruciata ;
il sole, la luna e le stelle oscurate (Vili, 7-80 12) per un terzo e (sempre nella parete destra)
si vede la stella che cade dal cielo al suono della quinta tromba. E individuata con un disco
bianco raggiato dal quale partono due braccia umane fasciate da maniche rosse, con la destra
delle quali tiene la chiave del pozzo dell'abisso che ha già aperto con la sinistra. Dal pozzo
escono le cavallette alate — appena intravedibili nel disegno rosso sull'arriccio — con volto
umano barbato e corona, a quattro zampe e coperte di lorica, sul cui mostruoso aspetto si
attarda con molti particolari l'Apocalisse (IX, i li).
1 L'ultimo versetto (13) del cap. Vili dice nella
volgata latina andiin vocem unius Aquilae mentre il
testo greco indica un angele gridaute a gran voce in
luogo dell'aquila. Sarebbe da credere quindi — per
questo particolare — che le storie di Galatina fossero
direttamente inspirate al. testo greco.
L'Arti. XXII, 25.