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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 24.1921

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Fasc. 3
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Labò, Mario: Studi di architettura genovese: Palazzo Rosso
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https://doi.org/10.11588/diglit.17341#0175

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STUDI DI ARCHITETTURA GENOVESE: PALAZZO ROSSO

147

Qualità ch'egli dovrà pagare a] fratello è rimesso
a quattro mesi dopo clic sarà terminato il giardino
e certe stanze sotterranee che sono ancora in via
di ultimazione.

V.

Il contratto 16 marzo 1672 coi mulattieri che
poi non tennero gli impegni, il più trascurabile
fra quanti segnino la storia di Palazzo Rosso, ci
serba, quasi in una piega, una delle notizie che
potevamo più desiderare. Ci dà il nome dell'ar-
chitetto; che è quel Pietro Antonio Corradi che
già l'Alizeri aveva proposto in via d'ipotesi. Quale
architetto egli è nominato arbitro delle contro-
versie che potessero insorgere.

VI.

Dal 1672 al 1677 corrono dunque gli anni in
cui Palazzo Rosso fu edificato. Non Gio: Francesco
Brignole seniore, doge dal [635 al 1637 e morto
appena uscito di carica, e neanche suo nipote
Emanuele, ne fu il fondatore. Ed è strano che a
quel Gio: Francesco pensasse l'Alizeri, tanto stu-
dioso del Soprani, quando è appunto il Soprani a
narrarci, che suo figlio Anton Giulio faceva dipin-
gere da Andrea Semini la facciata del suo palazzo1
che è vicino a Santa Maria di Castello. Nè meno
Anton Giulio si era adunque staccato dal cuore
della Genova medievale. T documenti ci dicono
ora che furono i figli suoi a sdegnare i luoghi dove
la fortuna dell'avo si era formata. E non qui per-
tanto, in Strada Nuova, ma per le viuzze salienti
al Castello, oppure nella Villa di Albaro, ove Anton
Giulio pose le scene della sua opera letteraria mag-
giore, andò Van Dyck a visitare i Brignole Sale,
a ritrarre il poeta, e la marchesa Geronima sua
madre, e la sorella Maddalena, e Paolina Adorno,
la bene amata sua sposa.

E nel quartiere del Castello probabilmente, in-
torno alle mirabili pitture del Van Dyck, comin-
ciarono a raccogliersi quei dipìnti che poi trasfe-
riti in Palazzo Rosso e cresciuti di numero vennero
a costituire la sua pinacoteca. -

1 Le vite de1 pittori, scoltori et architetti Genovesi, ecc.,
Genova, Bottaro & Tiboldi, 1674, 58.

2 Dietro la Madonna col Bambino *■ S. Giovanni di Perin
del Vaga (Sala della Vita dell'Uomo, n. 15), sta scritto, in
carattere antico: 1648, Dono del sig. Marconi." Daria. Nel
suo testamento (1684, g settembre) Gio: Francesco Bri-
gnole lascia a congiunti ed amici parecchi dipinti di pregio;
e cioè un Annibale Carracci, un Paolo Veronese, un Luca
Cambiasi), e quattro opere di Bernardo Strozzi.

L'esame del disegno allegato al rogito di Giu-
seppe Celesia ci mostra come il palazzo abbia
subito qualche ritocco dopo la sua ultimazione.
Infatti dalla facciata posteriore, che ora si apre su
un intrico di vicoli immondi, ma ai suoi bei di
prospettava il giardino e la veduta del mare, è
sparita una scala a chiocciola che saliva dal piano
terreno fino al tetto in forma di torricclla rotonda
emergente dal muro poco più di metà com'era d'uso
frequente. In sua vece ne fu costrutta un'altra,
limitata però ai due penultimi piani, in una fac-

Fig. 8 — Palazzo Rosso : Pianta del piano nobile
(dal progetto originale di Pietro Antonio Corradi).

ciata laterale. Nell'interno il disegno mostra fon-
data un'ipotesi che già si presentava spontanea:
cioè che nella Pinacoteca la così detta Galleria,
affrescata da Paolo Girolamo Piola, fosse in ori-
gine aperta sui due lati, verso la facciata e verso
il cortile, in forma di loggia.

Tali modificazioni sono da riferirsi a pochi anni
dopo la costruzione. Ridolfo Maria Brignole si
godette poco l'appartamento che gli era toccato
in sorte. Nell'agosto del '77 lo trovo ancora do-
miciliato a Santa Maria di Castello, ed alla metà
dell'83 egli era già morto, senza lasciare prole ma-
schile. Il fratello Gio: Francesco a norma delle
disposizioni fidecommessarie ereditò da lui la
 
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