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' Similmente Laudadio, Rambaldo e socio Compagni,
pittori ferraresi, nell’ anno 1380 dipinsero 1’ antica
chiesa de’ Servi ora distrutta per fare la fortezza
con la contigua spianata (1) : il che viene notato ne-
gli Annali di Ferrara di Iacopo da Marano.
Così Francesco Cossa circa il fine del medesimo
secolo viveva e sappiamo di lui che dipinse in Bo-
logna la Madonna del Baracano al riferire del Ma-
sini, il quale lo chiama pittore divoto nella sua Bo-
logna. perlustr. p. 1. (2).
che a suo nome fu quella fabbrica compita. Questa osservazione serve a
schiarire un passo del Vasari ed a scoprire il luogo, ove in Ferrara operò Pietro
della Francesca. Questi, al dire dello scrittore Aretino, fu chiamato dal Duca
Dorso dove nel palazzo dipinse molte camere , che poi furono rovinate dal
Duca Frcole vecchio per ridurre il palazzo alla moderna , nè sapendosi
d’altronde che Ercole facesse innovazione nell’ antico palazzo degli Estensi
sulla piazza principale, altro non può pensarsi che a questa fabbrica di delizie.
A ciò s’ aggiunge dal Vasari la notizia, che Pietro dipinse pure in S. Agostino,
cioè per gli Agostiniani di S. Andrea , i quali appunto possono essere stati
indotti a chiamarlo per la vicinanza del luogo ove operava. La cappella da lui
ornata tuttora esiste ed è alla destra ( per chi entra nella chiesa ) dell’ aitar
maggiore al di dietro dell’ organo, e della bassa cappella di S. Lucia. Queste
pitture, che rappresentano la coronazione di M. V. e la visita de5 Magi, furono
maltrattate e perforate per introdurvi travicelli dal gusto di chi volle abbellire
quel gran tempio con due organi, chiudendo questa gottica cappella assieme
alla sua compagna all’ altro lato dell’ aitar maggiore colle pitture, ora appena
visibili, di Giotto notate esse pure dal Vasari ( ed. de' Class. Tom. 2. p. 191 ),
e dal Borghini ( ed. de' Class. Tom. 2. p. 63.
(1) Un’ antica immagine di M. V. col Bambino in braccio, salvata da quella
rovina, fu trasportata con altre tavole alla nuova chiesa de’ Servi nella strada
della Colombaja, ove ancor vedesi, e può essere opera di quegli antichi pittori.
(2) Francesco Cossa, o del Cossa, pittore quasi obbliato in patria, come
attamente osserva il Lanzi , fu pure sì poco noto al Baruffaldi da non pre-
stargli materia di stenderne la vita, ingannandosi pur anco nel crederlo del
secolo XIV, quando si sa, che la compagnia del Baracano in Bologna gli pagò
un quadro nel 1472, ( Guida di Bologna del 1825. p. 280 ) . In quanto alle sue
vicende e alla sua scuola è pur lo stesso oggidì. Questa famiglia però è assai
antica in Ferrara, trovandosi che un Cossa Mansionario della Cattedrale nel 1269
fu uno degli assistenti al processo cominciato in quell’ anno contro la santità
d’ Armanno Pungilupo ( Frizzi Mem. per la storia di Ferrara. Tom. 3. p. 2o3. )
e la sepoltura di questa famiglia sta in S. Francesco. Un istromento delli 14
Ottobre *463, rogato dal notajo Ludovico de Curio, fa conoscere che i Cossa
' Similmente Laudadio, Rambaldo e socio Compagni,
pittori ferraresi, nell’ anno 1380 dipinsero 1’ antica
chiesa de’ Servi ora distrutta per fare la fortezza
con la contigua spianata (1) : il che viene notato ne-
gli Annali di Ferrara di Iacopo da Marano.
Così Francesco Cossa circa il fine del medesimo
secolo viveva e sappiamo di lui che dipinse in Bo-
logna la Madonna del Baracano al riferire del Ma-
sini, il quale lo chiama pittore divoto nella sua Bo-
logna. perlustr. p. 1. (2).
che a suo nome fu quella fabbrica compita. Questa osservazione serve a
schiarire un passo del Vasari ed a scoprire il luogo, ove in Ferrara operò Pietro
della Francesca. Questi, al dire dello scrittore Aretino, fu chiamato dal Duca
Dorso dove nel palazzo dipinse molte camere , che poi furono rovinate dal
Duca Frcole vecchio per ridurre il palazzo alla moderna , nè sapendosi
d’altronde che Ercole facesse innovazione nell’ antico palazzo degli Estensi
sulla piazza principale, altro non può pensarsi che a questa fabbrica di delizie.
A ciò s’ aggiunge dal Vasari la notizia, che Pietro dipinse pure in S. Agostino,
cioè per gli Agostiniani di S. Andrea , i quali appunto possono essere stati
indotti a chiamarlo per la vicinanza del luogo ove operava. La cappella da lui
ornata tuttora esiste ed è alla destra ( per chi entra nella chiesa ) dell’ aitar
maggiore al di dietro dell’ organo, e della bassa cappella di S. Lucia. Queste
pitture, che rappresentano la coronazione di M. V. e la visita de5 Magi, furono
maltrattate e perforate per introdurvi travicelli dal gusto di chi volle abbellire
quel gran tempio con due organi, chiudendo questa gottica cappella assieme
alla sua compagna all’ altro lato dell’ aitar maggiore colle pitture, ora appena
visibili, di Giotto notate esse pure dal Vasari ( ed. de' Class. Tom. 2. p. 191 ),
e dal Borghini ( ed. de' Class. Tom. 2. p. 63.
(1) Un’ antica immagine di M. V. col Bambino in braccio, salvata da quella
rovina, fu trasportata con altre tavole alla nuova chiesa de’ Servi nella strada
della Colombaja, ove ancor vedesi, e può essere opera di quegli antichi pittori.
(2) Francesco Cossa, o del Cossa, pittore quasi obbliato in patria, come
attamente osserva il Lanzi , fu pure sì poco noto al Baruffaldi da non pre-
stargli materia di stenderne la vita, ingannandosi pur anco nel crederlo del
secolo XIV, quando si sa, che la compagnia del Baracano in Bologna gli pagò
un quadro nel 1472, ( Guida di Bologna del 1825. p. 280 ) . In quanto alle sue
vicende e alla sua scuola è pur lo stesso oggidì. Questa famiglia però è assai
antica in Ferrara, trovandosi che un Cossa Mansionario della Cattedrale nel 1269
fu uno degli assistenti al processo cominciato in quell’ anno contro la santità
d’ Armanno Pungilupo ( Frizzi Mem. per la storia di Ferrara. Tom. 3. p. 2o3. )
e la sepoltura di questa famiglia sta in S. Francesco. Un istromento delli 14
Ottobre *463, rogato dal notajo Ludovico de Curio, fa conoscere che i Cossa