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Baruffaldi, Girolamo
Vite de' pittori e scultori Ferraresi (Band 1) — Ferrara: Taddei, 1844

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https://doi.org/10.11588/diglit.63256#0096

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— 62 —
cimi ancora vi sono i quali si ricordano aver veduto
ad imbiancare gli ultimi avanzi nulla più in là
del 1683 (1).
Terminò di vivere Antonio intorno all’ anno del
Signore 1450, ed ottenne onorevole sepoltura in
Ferrara nella chiesa di S. Andrea ( Guariti. Comperi,
p. 374. Orlandi Abbeced. pii. p, 73. ).

(t) è da credersi che Antonio, più che settuagenario al tempo del Concilio
di Ferrara, abbia avute altre mani in ajuto in sì vasto dipinto, del quale
Cesare Cittadella vide in seguito alcune reliquie, lamentandosi di non aver
potuto salvare un solo pezzetto di calce dipinta dalla mina che si fece in
que’ muri, trovandosi egli in quella circostanza fuori di città* ( Calai, cìt.
Tom, i. pag. 38 ).
Non mancano poi notizie d’ altri dipinti d9 Antonio. Giacomo da Marano nei
suoi Annali stessi di Ferrara narra sotto il giorno 24 Sfarzo 1897 che in quello
stesso giorno venne riposta a luogo la tavola dell’ aitar maggiore del nostro
Duomo, che da altre cronache si sa essere stata dipinta da Antonio da Ferrara,
senza sapersi cosa rappresentasse : lo stesso da Marano nuli’ altra cosa scrisse se
non che era cosa diguissima da vedere, aggiungendo essere uno magno edifi-
cio con molte bellissirne figure sì dipinte che messe a oro di rilievo. Lo
Scalabrini ( Chiese di Ferrara pag. 899 ) vuole che Antonio Alberti abbia
dipinte varie immagini sacre nella cappella del palazzo Ariosti, ora Macalister,
presso 1’ Università nella strada del Giuoco del Pallone p. 3355 , dicendo che
al di Ipi tempo ( stampava nel 1778 ) quelle pitture si scorgevano conservate
di fianco alla scala. Nella Quadreria Costabili vedesi un quadretto in tela col
mortorio d’una santa-, era nel Corpus Domini, ed il Laderchi assicura essere
uno di quelli citati dal Cittadella ( T. 2. p. 207 ). Lo Scalabrini stima che An-
tonio fosse anche scultore, narrandoci ( Chiese di Ferr. p. 18 ) che l’antico
Crocifisso del nostro Duomo presso 1’ altare di S. Giorgio vien creduto d’ un
tal maestro Antonio da Ferrara, di cui scrive il Vasari nella vita di Gaddo
nel 1887, e Giacomo da Marano % ma nessuno di questi a lui attribuiscono
opere di scultura.
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