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f opere di questo valentuomo, vedendosi l’ameno,
pastoso,, e ben inteso suo dipingere, ricco d’un
graziosissimo vezzo, e di belle invenzioni, non si
può a meno di non dichiararlo un assai valente
pittore, degno d’ annoverarsi fra i migliori che ab-
bia mai avuta la sua patria. Con sicurezza però
non si può stabilire da quale egli apprendesse i
principii dell’arte. 11 colorito però, e principalmen-
te il disegno, e la grazia che traspare ne’ quadri
al pubblico esposti, e principalmente nel dar che
fece il desiderato compimento al soffitto della chie-
sa del Gesù, lasciato imperfetto da Gio. Francesco
Surchi detto il Dielaj, del quale avanti abbiamo
parlato, fanno vedere a chi ben intende 1’ arte,
che il Dielaj fosse appunto quel maestro, dal quale
il Bastando gl’ insegnamenti apprendesse (1).
E giacché dalla chiesa del Gesù abbiamo dato
principio a mettere in veduta le opere sue, trat-
tandosi di quel tanto bene istoriato soffitto, dirò
che la metà appunto del medesimo è fatica di que-
sto pittore, distribuita in grotteschi, medaglie ed
arabeschi, ed in varie tavole di figure e di storie
ripiene, nelle quali cadde in error grande di pro-
porzione, e questo mi fa credere che questa fosse
una delle prime sue uscite (2). Rimase ingannato
dall’ altezza del sito, e perciò avendolo solo con
(1) È più facile che entrambi fossero allievi <F una sola scuola, di quella cioè
de’ Dossi, e per questa ragione venissero chiamati a dipìngere insieme quella
soffitta. È certo che questi pittori erano contemporanei, mentre amendue mori-
rono vecchi, l’uno nel i58g, l’altro nel i5go, come assicura il medesimo
Baruffaldi.
(2) Mei 1570, epoca della edificazione della chiesa del Gesù, doveva il Basta-
tolo essere anzi provetto nell’ arte ed avanzato in età, non mancando che die-
cinove anni alla di lui morte accaduta nel i58g, quando egli era pervenuto ad
una coyisiderabil vecchia]a > come narra in seguito il nostro autore.
f opere di questo valentuomo, vedendosi l’ameno,
pastoso,, e ben inteso suo dipingere, ricco d’un
graziosissimo vezzo, e di belle invenzioni, non si
può a meno di non dichiararlo un assai valente
pittore, degno d’ annoverarsi fra i migliori che ab-
bia mai avuta la sua patria. Con sicurezza però
non si può stabilire da quale egli apprendesse i
principii dell’arte. 11 colorito però, e principalmen-
te il disegno, e la grazia che traspare ne’ quadri
al pubblico esposti, e principalmente nel dar che
fece il desiderato compimento al soffitto della chie-
sa del Gesù, lasciato imperfetto da Gio. Francesco
Surchi detto il Dielaj, del quale avanti abbiamo
parlato, fanno vedere a chi ben intende 1’ arte,
che il Dielaj fosse appunto quel maestro, dal quale
il Bastando gl’ insegnamenti apprendesse (1).
E giacché dalla chiesa del Gesù abbiamo dato
principio a mettere in veduta le opere sue, trat-
tandosi di quel tanto bene istoriato soffitto, dirò
che la metà appunto del medesimo è fatica di que-
sto pittore, distribuita in grotteschi, medaglie ed
arabeschi, ed in varie tavole di figure e di storie
ripiene, nelle quali cadde in error grande di pro-
porzione, e questo mi fa credere che questa fosse
una delle prime sue uscite (2). Rimase ingannato
dall’ altezza del sito, e perciò avendolo solo con
(1) È più facile che entrambi fossero allievi <F una sola scuola, di quella cioè
de’ Dossi, e per questa ragione venissero chiamati a dipìngere insieme quella
soffitta. È certo che questi pittori erano contemporanei, mentre amendue mori-
rono vecchi, l’uno nel i58g, l’altro nel i5go, come assicura il medesimo
Baruffaldi.
(2) Mei 1570, epoca della edificazione della chiesa del Gesù, doveva il Basta-
tolo essere anzi provetto nell’ arte ed avanzato in età, non mancando che die-
cinove anni alla di lui morte accaduta nel i58g, quando egli era pervenuto ad
una coyisiderabil vecchia]a > come narra in seguito il nostro autore.