V iscrizione di Àncyrd
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L'ISCRIZIONE DI ANCYEA
(Continuazione e fine v. fase, precedente)
Per procedere con chiarezza nell'esame dell'ipotesi sostenuta
dal Bormann, occorre indagare, in primo luogo, se sussista vera-
mente l'analogia che egli ravvisa nel monumento Ancyrano con
altri elogia sepulcralia composti da Augusto; in secondo luogo,
se il nostro monumento presenti i requisiti di una iscrizione se-
polcrale nel senso vero e proprio della parola. Quanto alla prima in-
dagine, innanzi tutto, non possiamo a meno di rilevare, anche nella
ipotesi del Bormann, quella stessa indeterminatezza di linguaggio
che abbiamo osservato nella ipotesi precedentemente analizzata. Ed
infatti, il Bormann. a designare il nostro monumento, si serve di
queste due espressioni: iscrizione sepolcrale (Grabschrift); elogium
sepulcrale, le quali sono tutt'altro che equivalenti, poiché, come
nota giustamente l'Hirschfeld ( Wiener Sludien, VII, p. 172, n. 5),
nell'epigrafìa romana, sotto il titolo di elogium sepulcrale, sono
comprese non le iscrizioni sepolcrali in prosa, ma bensì le iscri-
zioni sepolcrali in versi, delle quali ci rimangono numerosi esempi
(cf. Hiibner, Ròm. Epigraphik [Handbuch der klass. Altertums-
wissenschaft, I, p. 528J). Da questa osservazione sul significato
della parola elogium sepulcrale, resulta chiaro come un raf-
fronto fra Yclogium di Druso (Suetomo, Clami. 1), composto da
Augusto, e il monumento di Ancyra, non sia possibile, in quanto
che appunto queir elogium era, secondo il costume, scritto in versi.
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L'ISCRIZIONE DI ANCYEA
(Continuazione e fine v. fase, precedente)
Per procedere con chiarezza nell'esame dell'ipotesi sostenuta
dal Bormann, occorre indagare, in primo luogo, se sussista vera-
mente l'analogia che egli ravvisa nel monumento Ancyrano con
altri elogia sepulcralia composti da Augusto; in secondo luogo,
se il nostro monumento presenti i requisiti di una iscrizione se-
polcrale nel senso vero e proprio della parola. Quanto alla prima in-
dagine, innanzi tutto, non possiamo a meno di rilevare, anche nella
ipotesi del Bormann, quella stessa indeterminatezza di linguaggio
che abbiamo osservato nella ipotesi precedentemente analizzata. Ed
infatti, il Bormann. a designare il nostro monumento, si serve di
queste due espressioni: iscrizione sepolcrale (Grabschrift); elogium
sepulcrale, le quali sono tutt'altro che equivalenti, poiché, come
nota giustamente l'Hirschfeld ( Wiener Sludien, VII, p. 172, n. 5),
nell'epigrafìa romana, sotto il titolo di elogium sepulcrale, sono
comprese non le iscrizioni sepolcrali in prosa, ma bensì le iscri-
zioni sepolcrali in versi, delle quali ci rimangono numerosi esempi
(cf. Hiibner, Ròm. Epigraphik [Handbuch der klass. Altertums-
wissenschaft, I, p. 528J). Da questa osservazione sul significato
della parola elogium sepulcrale, resulta chiaro come un raf-
fronto fra Yclogium di Druso (Suetomo, Clami. 1), composto da
Augusto, e il monumento di Ancyra, non sia possibile, in quanto
che appunto queir elogium era, secondo il costume, scritto in versi.
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