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Di un nuovo frammento degli atti arvalici
DI UN NUOVO FRAMMENTO DEGLI ATTI ARVALICI
(Tav. IV).
Le escavazioni eseguite dalla Commissione archeologica co-
munale al primo miglio della via Flaminia, nell'area anticamente
occupata dal vasto cimitero costruito all'aperto cielo presso la
basilica di s. Valentino, hanno fatto tornare in luce un nuovo,
frammento di tavola arvalica ('), del quale diamo nella tav. IV
la riproduzione in fototipia. Cotesto marmo fu adoperato nella
costruzione di un sepolcro cristiano del secolo quinto o sesto ; e
fu colà trasportato dal quinto miglio dell'antica via Campana,
ov'era il celebre tempio della dea Dia ed il bosco sacro degli
Arvali.
È già noto, che le grandi tavole marmoree, le quali deco-
ravano lo stilobate del predetto tempio ed i vari edifici esistenti
nel luco arvalico, andarono in gran parte disperse dopo che il
luco medesimo fu profanato e ridotto a coltura circa la fine del
quarto secolo (-) ; e servirono come materiale per nuove costru-
zioni, segnatamente di arche sepolcrali, in luoghi disparatissimi
e dentro e fuori della città. Su quelle pietre erano incisi i fasti
(•) Cf. Notizie degli scavi 1888 p. 501 ; Bull, archeol. comun. 1888
p. 299, 440.
(2) Marini, Atti e monumenti degli Arvali p. 264 ; de Eossi, Vicende
degli atti dei fratelli Arvali p. 14 segg., Roma sott. Ili p. 689 ; Henzen,
Scavi nel bosco sacro dei fratelli Arvali p. XII, Acta fratrum Arva-
lium p. XXV.
Di un nuovo frammento degli atti arvalici
DI UN NUOVO FRAMMENTO DEGLI ATTI ARVALICI
(Tav. IV).
Le escavazioni eseguite dalla Commissione archeologica co-
munale al primo miglio della via Flaminia, nell'area anticamente
occupata dal vasto cimitero costruito all'aperto cielo presso la
basilica di s. Valentino, hanno fatto tornare in luce un nuovo,
frammento di tavola arvalica ('), del quale diamo nella tav. IV
la riproduzione in fototipia. Cotesto marmo fu adoperato nella
costruzione di un sepolcro cristiano del secolo quinto o sesto ; e
fu colà trasportato dal quinto miglio dell'antica via Campana,
ov'era il celebre tempio della dea Dia ed il bosco sacro degli
Arvali.
È già noto, che le grandi tavole marmoree, le quali deco-
ravano lo stilobate del predetto tempio ed i vari edifici esistenti
nel luco arvalico, andarono in gran parte disperse dopo che il
luco medesimo fu profanato e ridotto a coltura circa la fine del
quarto secolo (-) ; e servirono come materiale per nuove costru-
zioni, segnatamente di arche sepolcrali, in luoghi disparatissimi
e dentro e fuori della città. Su quelle pietre erano incisi i fasti
(•) Cf. Notizie degli scavi 1888 p. 501 ; Bull, archeol. comun. 1888
p. 299, 440.
(2) Marini, Atti e monumenti degli Arvali p. 264 ; de Eossi, Vicende
degli atti dei fratelli Arvali p. 14 segg., Roma sott. Ili p. 689 ; Henzen,
Scavi nel bosco sacro dei fratelli Arvali p. XII, Acta fratrum Arva-
lium p. XXV.