Di un nuovo frammento def/li atti arvalici
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dei fratelli Avvali dai tempi di Augusto a quelli di Gordiano (!);
e ne sono stati ritrovati gli avanzi non solamente in più parti
dell'Esquilino. al Latorano, sull'Aventino, al Vaticano, ed in
luoghi diversi della città bassa cistiborina e trastiberina, ma
pure nei suburbani cimiteri cristiani della via Tiburtina, del-
l'Appia, dell'Ostiense, ed ora anche della Flaminia
La storia di cotesta dispersione dello tavole arvaliche fu
accuratamente ricercata ed esposta dal comm. de Bossi fin dal
1858 nel discorso intitolato « Vicende degli Atti dei fratelli
Arvali » (3) ; e le grandi scoperte avvenute dipoi non hanno fatto
che confermare e meglio chiarire i singoli punti della esposta
dottrina. Citando le testimonianze delle leggi, degli scrittori, dei
fatti, l'illustre archeologo dimostrò che, promulgate dai principi
cristiani le leggi abolitivo del culto idolatrico, mentre il bosco
sacro degli Arvali dovette esser tagliato, ed il suolo ridotto a
coltura e confiscato o donato alla chiesa, il tempio però della
dea Dia dovette rimanere illeso come pubblico monumento ; es-
sendo stata mantenuta nell'impero occidentale, almeno fino ai
principii del secolo quinto la massima : aedificiorim (cioè dei
templi pagani anche in agris) sit integer status (4). E poiché
(') Quantunque dopo l'impero di Gordiano cessino le memorie scritto
degli Arvali, ed il loro collegio eziandio apparisca cessato o decaduto dalla
pristina nobiltà, non perciò furono intermessi gli annui sacrifizi prò frugi-
bus, nè la celebrazione delle ambarvalia nel bosco sacro della via Campana;
i quali riti durarono anzi tenacissimi per tutto il secolo quarto e fors'anche
più oltre. V. de Rossi, Roma sott. Ili p. 090, 691.
(2) V. Henzen, Ada fr. Arv. p. XX; ed alle indicazioni quivi rac-
colte si aggiungano le altre posteriori: Bull. d. Istit. 1882 p. 72 e 201
1883 p. 110; Bull, archeol. comun. 1881 p. 7, 1884 p. 240, 1886 p. 361 ,'
Ephem epigr II p. 211, 213; Notìzie degli scavi 1885 p. 343 (= 1886
p. 119), 1888 p. 227. Intorno a quest'ultimo frammento mi propongo di dire
qualclie parola in altra occasione, sembrandomi inammissibile la restitu-
zione proposta dal eh. Gamurrini.
(3) Negli Annali dell'Istituto archeol. 1858 p. 54-79. Cf. Roma sott.
Ili p. 689 segg.
(4) Cod. Theod. XVI, 10, 18; de Eossi, Bull, di arch. nrist. 1866
p. 53 segg.. 1868 p. 26 segg., 1869 p. 14, 15; Roma sott. Ili p. 696.
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dei fratelli Avvali dai tempi di Augusto a quelli di Gordiano (!);
e ne sono stati ritrovati gli avanzi non solamente in più parti
dell'Esquilino. al Latorano, sull'Aventino, al Vaticano, ed in
luoghi diversi della città bassa cistiborina e trastiberina, ma
pure nei suburbani cimiteri cristiani della via Tiburtina, del-
l'Appia, dell'Ostiense, ed ora anche della Flaminia
La storia di cotesta dispersione dello tavole arvaliche fu
accuratamente ricercata ed esposta dal comm. de Bossi fin dal
1858 nel discorso intitolato « Vicende degli Atti dei fratelli
Arvali » (3) ; e le grandi scoperte avvenute dipoi non hanno fatto
che confermare e meglio chiarire i singoli punti della esposta
dottrina. Citando le testimonianze delle leggi, degli scrittori, dei
fatti, l'illustre archeologo dimostrò che, promulgate dai principi
cristiani le leggi abolitivo del culto idolatrico, mentre il bosco
sacro degli Arvali dovette esser tagliato, ed il suolo ridotto a
coltura e confiscato o donato alla chiesa, il tempio però della
dea Dia dovette rimanere illeso come pubblico monumento ; es-
sendo stata mantenuta nell'impero occidentale, almeno fino ai
principii del secolo quinto la massima : aedificiorim (cioè dei
templi pagani anche in agris) sit integer status (4). E poiché
(') Quantunque dopo l'impero di Gordiano cessino le memorie scritto
degli Arvali, ed il loro collegio eziandio apparisca cessato o decaduto dalla
pristina nobiltà, non perciò furono intermessi gli annui sacrifizi prò frugi-
bus, nè la celebrazione delle ambarvalia nel bosco sacro della via Campana;
i quali riti durarono anzi tenacissimi per tutto il secolo quarto e fors'anche
più oltre. V. de Rossi, Roma sott. Ili p. 090, 691.
(2) V. Henzen, Ada fr. Arv. p. XX; ed alle indicazioni quivi rac-
colte si aggiungano le altre posteriori: Bull. d. Istit. 1882 p. 72 e 201
1883 p. 110; Bull, archeol. comun. 1881 p. 7, 1884 p. 240, 1886 p. 361 ,'
Ephem epigr II p. 211, 213; Notìzie degli scavi 1885 p. 343 (= 1886
p. 119), 1888 p. 227. Intorno a quest'ultimo frammento mi propongo di dire
qualclie parola in altra occasione, sembrandomi inammissibile la restitu-
zione proposta dal eh. Gamurrini.
(3) Negli Annali dell'Istituto archeol. 1858 p. 54-79. Cf. Roma sott.
Ili p. 689 segg.
(4) Cod. Theod. XVI, 10, 18; de Eossi, Bull, di arch. nrist. 1866
p. 53 segg.. 1868 p. 26 segg., 1869 p. 14, 15; Roma sott. Ili p. 696.