L'Apollo di Belvedere e la critica moderna
400
È noto che quanti studiarono l'Apollo di Belvedere prima
dell'anno 1860 ravvisarono concordemente in esso il nume vindice
e terribile, che sta per scoccare o ha testé scoccato il dardo morti-
fero contro un nemico ; ammisero cioè come ragionevole il ristauro,
che ne fece Giovanni Montorsoli, dando alla mano sinistra l'at-
tributo dell'arco. I dispareri si riducevano alla determinazione
del momento dell'azione, che secondo alcuno sarebbe stata ante-
riore, secondo altri posteriore allo scoccar della freccia. Veniva
in secondo luogo l'altra .controversia: chi fosse il nemico fatto
segno della fiera ira del dio.
Al momento posteriore pensarono il Winckelmann ed Ennio
Quirino Visconti, il quale così analizzò la situazione del simu-
lacro (I):
« L'arco ch'ei regge ancora in atto colla sinistra è già sca-
li ricato: la destra è un solo istante che ne ha abbandonata la
« cocca. Il moto dell'azione non è per anche sedato nelle agili
« sue membra, che ne conservano ancora un certo ondeggiamento
« come quello della superficie del mare, il momento dopo che è
- cessato il vento. Guarda egli il colpo delle sicure saette con
- una certa compiacenza che mostra la soddisfazione delle divine
« sue ire ».
« Ma contro chi » prosegue il Visconti * ha vibrato gli strali?
« Non dubitano tutti di rispondere unanimemente, contro Pitone».
Così aveva infatti pensato lo stesso Winckelmann. « Ma perchè
« non piuttosto contro gli Achei per vendicare l'oltraggio del suo
« sacerdote, vendetta memorabile che è l'occasione dell' Iliade ?
« Perchè non piuttosto contro l'infelice prole di Niobe, onde la
« materna offesa non resti inulta? Perchè non contro dell'infelice
« Coronide, che faceva essere il figlio di Giove geloso d'un uom
« mortale? o contro gli empì giganti che ardivano cospirare
« contro il trono paterno? Tutti questi soggetti son più nobili
(') Museo l'io-Clementino, I, p. 82.
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È noto che quanti studiarono l'Apollo di Belvedere prima
dell'anno 1860 ravvisarono concordemente in esso il nume vindice
e terribile, che sta per scoccare o ha testé scoccato il dardo morti-
fero contro un nemico ; ammisero cioè come ragionevole il ristauro,
che ne fece Giovanni Montorsoli, dando alla mano sinistra l'at-
tributo dell'arco. I dispareri si riducevano alla determinazione
del momento dell'azione, che secondo alcuno sarebbe stata ante-
riore, secondo altri posteriore allo scoccar della freccia. Veniva
in secondo luogo l'altra .controversia: chi fosse il nemico fatto
segno della fiera ira del dio.
Al momento posteriore pensarono il Winckelmann ed Ennio
Quirino Visconti, il quale così analizzò la situazione del simu-
lacro (I):
« L'arco ch'ei regge ancora in atto colla sinistra è già sca-
li ricato: la destra è un solo istante che ne ha abbandonata la
« cocca. Il moto dell'azione non è per anche sedato nelle agili
« sue membra, che ne conservano ancora un certo ondeggiamento
« come quello della superficie del mare, il momento dopo che è
- cessato il vento. Guarda egli il colpo delle sicure saette con
- una certa compiacenza che mostra la soddisfazione delle divine
« sue ire ».
« Ma contro chi » prosegue il Visconti * ha vibrato gli strali?
« Non dubitano tutti di rispondere unanimemente, contro Pitone».
Così aveva infatti pensato lo stesso Winckelmann. « Ma perchè
« non piuttosto contro gli Achei per vendicare l'oltraggio del suo
« sacerdote, vendetta memorabile che è l'occasione dell' Iliade ?
« Perchè non piuttosto contro l'infelice prole di Niobe, onde la
« materna offesa non resti inulta? Perchè non contro dell'infelice
« Coronide, che faceva essere il figlio di Giove geloso d'un uom
« mortale? o contro gli empì giganti che ardivano cospirare
« contro il trono paterno? Tutti questi soggetti son più nobili
(') Museo l'io-Clementino, I, p. 82.