Il Giudizio di Paride ovvero II Trionfo di Venere di Enrico Siemiradzki
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getto assai diffuso, e quale poteva essere la destina-
zione del dipinto ? Prima di risolvere questo indovi-
nello artistico, bisogna richiamare le piu importanti
versioni del mito e qualche raffigurazione
"standard" della famosa scena.
11 giudizio di Paride e menzionato gia nell'Iliade:
[...] Paride [...] egli che offese le dee [Era ed Atena]
quando vennero nella capanna/ da lui e lodo quella
che infausta lascivia gli offerse (XXIV, 25-30). Mol-
te opere letterarie greche del VI e V secolo, in cui il
mito aveva il ruolo assai importante, ci sono note
soltanto in brevi brani o in riassunti redatti molto
tempo dopo, come la Biblioteca del mitografo
Apollodoro. La sua versione e ispirata a un'opera
intitolata Kypria del VII o del VI secolo, che fu la
fonte d'ispirazione anche per altri poeti, tra gli altri
Sofocle e Euripide. Nel caso del primo e importante
il fatto che una sua opera, intitolata Krisis,
allegorizza le principali dramatis personae:
Afrodite significa il Piacere, Atena invece la Sag-
gezza, la Ragione e la Virtu. Euripide parla di Paride
in alcune sue opere legate al ciclo di Troia, tra l'altro
nell'Andromaca, dove questo eroe si presenta tradi-
zionalmente come un pastore sulla monte Ida a cui
Ermete conduce le tre dee. Nella sua scelta il pastore
non prende in considerazione la bellezza delle dee,
ma le promesse che quelle gli fanno. Invece, in
un'altra sua opera, 1'Elena, e detto che Paride ha
potarto a Troia solo 1'immagine (fantasma) della
donna a lui promesa, mentre lei, fedele al marito, per
tutta la guerra di Troia rimase in Egitto (sic!).
Fulgenzio, il vescovo di Ruspe nell'Africa del Nord,
in un riassunto allegorico dei miti nelle sue
Mythologiae, scritte alla fine del V secolo d. C., pre-
sento Ił giudizio di Paride come una scelta tra la vita
sensuale (Venere), la vita contemplativa (Minerva),
e la vita attiva (Giunone).
Altre interessanti versioni del mito furono quel-
le di Ovidio nella Eroide (Lettere 5, 16 i 17) e di
Luciano di Samosata nelle Conversazioni degli dei.
Sia nell'opera di Ovidio che in quella di Luciano
Paride venne scelto come giudice data la sua bellez-
za e per il fatto di passare per un conoscitore dell'ar-
te dell'amore. Quando pero venne a sapere da
Ermete chi erano le tre donne che gli si presentarono
davanti, rimase stupito e quasi impaurito. Questo
stato d'animo non duro a lungo e Paride chiese alle
dee di presentarsi nude, il che costituisce un'innova-
zione assoluta rispetto alle precedenti versioni del
mito. Nelle Conversazioni degli dei c'e poi un altro
elemento del tutto nuovo, cioe una mela d'oro che
Ermete consegna a Paride, sulla quale c'e scritto che
essa deve essere regalata alla piu bella. Di tale mela
scrivono anche, tra 1'altro gli autori deW Excidium
Troiae (VI o IX secolo) e di una Istorietta troiana
del XIII secolo. Per la maggior parte degli scrittori
dell'antichita la scelta di Paride fu del tutto coscien-
te ed effettiva, tranne che per Darete Frigio che nel
De excidio Troiae historia scrisse che la sua scelta
in realta non ebbe luogo e non fu che un sogno. La
piccola opera del Frigio (conosciuta soltanto in ver-
sioni latine tardo antiche), nonostante i suoi scarsi
valori letterari presenta una forma assai concisa che
le consenti di essere molto diffusa nel Medioevo,
mentre in epoca moderna ispiro molti artisti fino alla
meta del XVI secolo, particolarmente nei paesi d'ol-
tralpe, inclusa la Polonia.
In centinaia di raffigurazioni di questo soggetto
nell'arte europea, spesso presente anche in quella
polacca, di solito si vede Paride nel momento in cui
concede la pala d'oro a Venere. Cosi appaiono quat-
tro, a volte cinque (se includiamo anche Mercurio)
dramatis personae. Esistono poi raffigurazioni in
cui e presente anche il figlio di Venere, Cupido, e
cicli dei quadri che mostrano la famosa lite tra le tre
dee che porta alla scena del giudizio e, di
consequenza, al ratto di Elena. Tale ciclo si trova, tra
1'altro, tra i dipinti raccolti da Karol Lanckoroński,
dal 1994 custoditi al Castello Reale di Cracovia. In
qualche opera di Rubens, ad esempio quella della
Galleria Nazionale di Londra, le dee prendono varie
posizioni, addirittura danzanti, per mostrare tutta la
loro bellezza. Le protagoniste danzano anche su una
grande tela di Max Klinger (Kunsthistorisches
Museum a Vienna, il. 6), che nel 1887 suscito un
grande interesse durante la cinquantanovesima mo-
stra dell'Accademia Reale di Berlino. Su questo di-
pinto Paride, seduto a destra, guarda una delle dee,
completamente nuda con le braccia in alto e che gli
si presenta davanti mentre le sue compagne,
seminude, stanno un po piu lontane dal giudice. La
figura centrale, rappresentata di fronte con un'aria
assai gioiosa, e senz'altro quella di Venere. Sia sulla
tela di Rubens che su quella di Klinger, Paride sta tra
le figure in primo piano e si presenta come un giudi-
ce par excellence. Nelfopera di Rubens pero, come
in molte altre raffigurazioni di questo soggetto, vedia-
mo il momento in cui Paride annuncia la sua decisio-
ne. Osserviamo la stessa cosa nelle rappresentazioni
di questo tema nell'arte polacca, ad esempio su un
quadro del XVII secolo, artisticamente modesto e di
un autore sconosciuto, custodito al Collegium Maius
a Cracovia, poi su un bassorilievo in stucco, che orna
la Sala Grande presso il Palazzo Tyszkiewicz-
Potocki, risalente alla fine del XVIII secolo (il. 7),
oppure ancora su un bellissimo abbozzo di Józef
Pankiewicz dell’inizio del XX secolo, appartenente
al Museo Nazionale di Varsavia (il. 8). 11 dipinto di
Cracovia e una specie di favola moralizzante; dietro
Paride si nasconde un diavolo in attesa delle
101
getto assai diffuso, e quale poteva essere la destina-
zione del dipinto ? Prima di risolvere questo indovi-
nello artistico, bisogna richiamare le piu importanti
versioni del mito e qualche raffigurazione
"standard" della famosa scena.
11 giudizio di Paride e menzionato gia nell'Iliade:
[...] Paride [...] egli che offese le dee [Era ed Atena]
quando vennero nella capanna/ da lui e lodo quella
che infausta lascivia gli offerse (XXIV, 25-30). Mol-
te opere letterarie greche del VI e V secolo, in cui il
mito aveva il ruolo assai importante, ci sono note
soltanto in brevi brani o in riassunti redatti molto
tempo dopo, come la Biblioteca del mitografo
Apollodoro. La sua versione e ispirata a un'opera
intitolata Kypria del VII o del VI secolo, che fu la
fonte d'ispirazione anche per altri poeti, tra gli altri
Sofocle e Euripide. Nel caso del primo e importante
il fatto che una sua opera, intitolata Krisis,
allegorizza le principali dramatis personae:
Afrodite significa il Piacere, Atena invece la Sag-
gezza, la Ragione e la Virtu. Euripide parla di Paride
in alcune sue opere legate al ciclo di Troia, tra l'altro
nell'Andromaca, dove questo eroe si presenta tradi-
zionalmente come un pastore sulla monte Ida a cui
Ermete conduce le tre dee. Nella sua scelta il pastore
non prende in considerazione la bellezza delle dee,
ma le promesse che quelle gli fanno. Invece, in
un'altra sua opera, 1'Elena, e detto che Paride ha
potarto a Troia solo 1'immagine (fantasma) della
donna a lui promesa, mentre lei, fedele al marito, per
tutta la guerra di Troia rimase in Egitto (sic!).
Fulgenzio, il vescovo di Ruspe nell'Africa del Nord,
in un riassunto allegorico dei miti nelle sue
Mythologiae, scritte alla fine del V secolo d. C., pre-
sento Ił giudizio di Paride come una scelta tra la vita
sensuale (Venere), la vita contemplativa (Minerva),
e la vita attiva (Giunone).
Altre interessanti versioni del mito furono quel-
le di Ovidio nella Eroide (Lettere 5, 16 i 17) e di
Luciano di Samosata nelle Conversazioni degli dei.
Sia nell'opera di Ovidio che in quella di Luciano
Paride venne scelto come giudice data la sua bellez-
za e per il fatto di passare per un conoscitore dell'ar-
te dell'amore. Quando pero venne a sapere da
Ermete chi erano le tre donne che gli si presentarono
davanti, rimase stupito e quasi impaurito. Questo
stato d'animo non duro a lungo e Paride chiese alle
dee di presentarsi nude, il che costituisce un'innova-
zione assoluta rispetto alle precedenti versioni del
mito. Nelle Conversazioni degli dei c'e poi un altro
elemento del tutto nuovo, cioe una mela d'oro che
Ermete consegna a Paride, sulla quale c'e scritto che
essa deve essere regalata alla piu bella. Di tale mela
scrivono anche, tra 1'altro gli autori deW Excidium
Troiae (VI o IX secolo) e di una Istorietta troiana
del XIII secolo. Per la maggior parte degli scrittori
dell'antichita la scelta di Paride fu del tutto coscien-
te ed effettiva, tranne che per Darete Frigio che nel
De excidio Troiae historia scrisse che la sua scelta
in realta non ebbe luogo e non fu che un sogno. La
piccola opera del Frigio (conosciuta soltanto in ver-
sioni latine tardo antiche), nonostante i suoi scarsi
valori letterari presenta una forma assai concisa che
le consenti di essere molto diffusa nel Medioevo,
mentre in epoca moderna ispiro molti artisti fino alla
meta del XVI secolo, particolarmente nei paesi d'ol-
tralpe, inclusa la Polonia.
In centinaia di raffigurazioni di questo soggetto
nell'arte europea, spesso presente anche in quella
polacca, di solito si vede Paride nel momento in cui
concede la pala d'oro a Venere. Cosi appaiono quat-
tro, a volte cinque (se includiamo anche Mercurio)
dramatis personae. Esistono poi raffigurazioni in
cui e presente anche il figlio di Venere, Cupido, e
cicli dei quadri che mostrano la famosa lite tra le tre
dee che porta alla scena del giudizio e, di
consequenza, al ratto di Elena. Tale ciclo si trova, tra
1'altro, tra i dipinti raccolti da Karol Lanckoroński,
dal 1994 custoditi al Castello Reale di Cracovia. In
qualche opera di Rubens, ad esempio quella della
Galleria Nazionale di Londra, le dee prendono varie
posizioni, addirittura danzanti, per mostrare tutta la
loro bellezza. Le protagoniste danzano anche su una
grande tela di Max Klinger (Kunsthistorisches
Museum a Vienna, il. 6), che nel 1887 suscito un
grande interesse durante la cinquantanovesima mo-
stra dell'Accademia Reale di Berlino. Su questo di-
pinto Paride, seduto a destra, guarda una delle dee,
completamente nuda con le braccia in alto e che gli
si presenta davanti mentre le sue compagne,
seminude, stanno un po piu lontane dal giudice. La
figura centrale, rappresentata di fronte con un'aria
assai gioiosa, e senz'altro quella di Venere. Sia sulla
tela di Rubens che su quella di Klinger, Paride sta tra
le figure in primo piano e si presenta come un giudi-
ce par excellence. Nelfopera di Rubens pero, come
in molte altre raffigurazioni di questo soggetto, vedia-
mo il momento in cui Paride annuncia la sua decisio-
ne. Osserviamo la stessa cosa nelle rappresentazioni
di questo tema nell'arte polacca, ad esempio su un
quadro del XVII secolo, artisticamente modesto e di
un autore sconosciuto, custodito al Collegium Maius
a Cracovia, poi su un bassorilievo in stucco, che orna
la Sala Grande presso il Palazzo Tyszkiewicz-
Potocki, risalente alla fine del XVIII secolo (il. 7),
oppure ancora su un bellissimo abbozzo di Józef
Pankiewicz dell’inizio del XX secolo, appartenente
al Museo Nazionale di Varsavia (il. 8). 11 dipinto di
Cracovia e una specie di favola moralizzante; dietro
Paride si nasconde un diavolo in attesa delle