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Instytut Sztuki (Warschau) [Editor]; Państwowy Instytut Sztuki (bis 1959) [Editor]; Stowarzyszenie Historyków Sztuki [Editor]
Biuletyn Historii Sztuki — 66.2004

DOI issue:
Nr. 1-2
DOI article:
Miziołek, Jerzy: Henryka Hektora Siemiradzkiego wizja antyku: "Sąd Parysa" w Muzeum Narodowym w Warszawie
DOI Page / Citation link:
https://doi.org/10.11588/diglit.49354#0108

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102

Jerzy Miziołek

consequenze della decisione dcl pastore. E probabi-
le che 1'autore di questo dipinto si ispirasse ad
un'opera molto interessante di Jan Jurkowski del
1604 intitolata La tragedia di Scillo polacco e di tre
figli reali della corona polacca: un soldato, unfilo-
sofo e un dissoluto di nome Ercole, Paride e
Diogene. L'opera di Pankiewicz si rifa un po' alla
tela di Renoir con la stessa scena, ed e un progetto
non realizzato di uno dei plafon del Castello di
Wawel; e una rappresentazione raggiante di gioia
che esprime una grande ammirazione per la bellezza
di Venere. Nonostante che anche le altre due dee
ballando mostrino la loro divina bellezza, Paride con
entusiasmo concede la mela d'oro proprio a Venere.
Un altra rappresentazione ancora di questo
soggetto e quella che troviamo su una tela di
Lovis Ciorinth del 1907, ora alle Staatliche
Kunstsammlungen di Dresda, in cui Paride e raffigu-
rato come un pastore un po' tardo e le dee, e soprat-
tutto Venere e Giunone, come donne di « non
proprio raffinate» (il. 9).
11 quadro di Siemiradzki del Museo Nazionale di
Varsavia non pud dunque essere interpretato come
una delle versioni del mito sulla contesa tra le dee, di
cui abbiamo presentato le piu importanti. Possiamo
pero indicare un'opera letteraria classica, rispetto
alla quale la tela in esame e la rappresentazione pre-
cisa. Si tratta delle Metamoifosi o 1'asino d'oro di
Apuleio di Madaura in Nord d'Africa, scritte nel 140
anno d.C. circa. 11 decimo libro di quest'opera rac-
conta di una messa in scena che ricorda quasi uno
"streep-tease":
Infine la tromba dette un segnale e pose termine
alle giravolte e alle evoluzioni: si abbasso' il sipa-
rio, si piegarono le quinte a apparve la scena. Vi si
vedeva un monte altissimo di legno, siniile a quello
cantato dal poeta Omero col nonie di Ida.[...] Alcu-
ne caprette brucavano 1'erba e un giovinetto
leggiadramente vestito, con un mantello orientale
che gli scendera gid dalie spalle e una tiara d'oro
sul capo fingeva di esserne il guardiano, alla ma-
niera del pastore Frigio. Wera inoltre un altro fan-
ciullo bellissimo, tutto nudo, tranne la spalla
sinistra che era ricoperta d'una clamide da efebo;
attirara gli sguardi per i suoi capelli biondi e tra le
sue chiome sporgevano due piccole ali dorate, dello
stesso colore dei capelli; il caduceo e la piccola ver-
ga lo facevano riconoscere chiaramete come Mer-
curio. Egli avanzo a piccoli passi danzando e
potrando nella mano destra un porno ricoperto di
sottili lamine d'oro e lo porse a colui che era appar-
so come Paride, facendogli comprendere con un
cenno il volere di Giove[...]Ecco allora avvicinarsi
una fanciulla dalle oneste sembianze che assomi-
gliara alla dea Giunone: infatti un fulgente diade-

ma le cingeva il capo e reggera lo scettro con la
mano. Quindi ne sopraggiunse un 'altra che si pate-
ra riconoscere come Minerra: aveva un elmo scin-
tillante in testa, cinto d'una corona di ulivo,
brandira lo scudo e scuoteva Pasta, simile alla dea
in atto di combattere. Dopo di queste ne entro un 'al-
tra ancora piu bella, che per la grazia del suo splen-
dido colorito si poteva subito riconoscere come
Venere: una Venere giorinetta, che rivelava tutta la
perfetta bellezza del suo corpo completamente
nudo, tranne una leggera veste di seta che le copri-
va appena il pube meraviglioso[...] Tutte e tre le
fanciulle, che rappresentavano le dee, erano
accompagnateal loro seguito: dietro a Giunone
avanzavano Castore e Polluce, con degli elmi orali
sulla testa, che portavano sopra alcune stelle[...] Ed
ecco che, tra i fragorosi applausi del pubblico, si
presento nel bel mezzo della scena, sorridendo dol-
cemente e affabilmente, Venere, circondata da una
folla di graziosissimi fanciulli, ben fatti, bianchi
come il latte, che arresti scambiato per veri amorini
volati allora allora giu dal cielo o su dal mare. Le
alucce, i piccoli dardi e tutto il loro abbigliamento
esteriore rispondevano in modo merariglioso a quel-
la bellezza, ed essi muorerano incontro alla loro pa-
drona con fiaccole ardenti, come se doresse recarsi a
un banchetto nuziale. Ed ecco irrompere sulla scena
due schiere leggiadre di giorani fanciulle: da un lato
le amabilissime Grazie, dalPaltro le bellissime Ore
che, gettando fiori verso la dea, parte in ghirlande,
parte sciolti, formarano un coro bellissimo offrendo
il segno di amore alla dea delle roluttd quelle chio-
me della Primarera (Metamorfosi X, 32).
11 nostro artista, come abbiamo gia accennato,
non raffiguro il momento in cui Paride concede la
mela a Venere. Inoltre non raffiguro sicuramente la
scena "cambiata in una specie di lite" come l'ha in-
terpretata Tadeusz Dobrowolski. Le dee - sia la
vincitrice, sia le sconfitte - sono gia scese dal palco-
scenico, vi sono rimasti Paride e Ermes con alcuni
animali. Cio che vediamo sulla tela sembra essere
proprio il trionfo di Venere e la rabbia delle dee
sconfitte. La vincitrice, conformemente alla descri-
zione di Apuleio, e accompagnata dai putti, dalle
Grazie e dalle Ore, mentre Giunone e Minerva sono
in compagnia dei Dioscuri. Siemiradzki con grande
precisione ha rappresentato il testo dell'antico poe-
ta; non tralascid nessuno degli attributi, ne lo scettro
ne 1'elmo, e neanche le stelle su copricapi dei
Dioscuri. Ha raffigurato il momento esatto della
messa in scena descritta da Apuleio:
Quando fu terminato il giudizio di Paride, Giuno-
ne e Minerva mortificate e sdegnate escono dalla sce-
na, dimostrando coi gesti il dispetto di quella
sconfitta. Venere invece, lieta e sorridente, danzando
con tutto il coro manifesto tutta la sua soddisfazione.
 
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