' 2-.0 LIBRO TERZO
Fosse per t'orza della necessità, o per altra qualunque causa, egli è vero
che da quel tempo ebbero principio tanti piccoli diversi dominj che suddivi-
sei- l'Italia e rimasero deboli e incerti finché, dopo alcuni intervalli, non si
consolidarono colla l'orza e col sangue.
Ebbero allora origine tante dedizioni di città e di provincie che si posero
sotto gli stendardi or dei più forti, or dei più ricchi, or dei più saggi, or dei
più avventurati-signori, sempre per poter sostenersi nelle gare che nudavano
verso i loro rivali. Furono Milano e Pavia tra le prime città che diedero l'e-
sempio fatale delle feroci dissensioni tra vicini, e si abbandonarono al furore
di questo genere di gelosia, non sapendo questa scordarsi d'essere stata la se-
de dei re longobardi, il cui palazzo torreggiava ancora nella città, non dimen-
ticandosi quella d'esser stata la sede dell'impero d'Occidente, capitale dell'In,
subria e in fine il primo arcivescovato di Lombardia. Basta lo scorrere gli
annali d'Italia, e le parziali storie per conoscere quante e quanto varie furono
le animosità che spinsero in guerra i nobili e la plebe di Faenza nel 1185 , i
genovesi coi pisani nel 1187, i piacentini coi parmigiani, i ferraresi coi man-
tovani nel 1188, gli astigiani col marchese di Monferrato nel 1191, i mila-
nesi coi lodigiani nel 1193, iveronesi coi padovani nel 1197, e si vedranno
in iscompiglio alla fine di quel secolo tutte le città dell'Italia. Chi non ricor-
da la guerra di Sicilia e Tancredi ed Arrigo, la morte del quale aperse un
campo alle contese in Germania per la successione e sviluppò in Toscana i
primi germi delle fazioni Guelfe e Ghibelline, di cui i Buondelmonti e gli
Amidei non furono che il pretesto 0 il segnale, fazioni che divisero in caldi
e feroci partiti le provincie e le città non solo ma sin le famiglie e i padri
disgiunsero dai figli e i fratelli e i congiunti d'ogni qualunque grado resero di-
scordi e nemici?
Gciosiac Le gelosie dell'autorità pontificia e le violenze con cui si disputarono le
ferocia ad controversie tra la corte romana e l'impero durante il lungo regno di Federico
«a pai-mi II fomentarono una serie d'orrori e di calamità da cui rifugge il pensiere; ma
nuli'ostante che dei difetti di quell'imperatore cresciuto e allevato sotto la tu-
tela pontificia, siasi fatta grande querela, egli fu però uno dei più gran promo-
tori degli studj; e i letterati e gli artisti hanno più argomento di lodarsi di lui
di quello che gli altri ne abbiano giustamente per muover lagnanze. Non ricor-
derò in questo luogo, che già sono troppo sculte nella memoria di tutti, le sto-
rie di Manfredi e di Carlo I d'Angiò, né la trista sorte di Corradino e le vi-
cende siciliane, le quali presentano tutto il carattere della ferocia di que' tem-
pi. Intanto i marchesi d'Este e quelli di Monferrato, i conti di Savoja, Obei'-
to Pelavicino, Buoso di Doara, Ezzelino da Romano, i della Torre , i della
Scala, i Cauiinesi ebbero fra primi fama, gelosia, possanza , indi crudissima
tirannia nel governo di molte città e provincie, e poterono dirsi i più insigni
insorti in
Fosse per t'orza della necessità, o per altra qualunque causa, egli è vero
che da quel tempo ebbero principio tanti piccoli diversi dominj che suddivi-
sei- l'Italia e rimasero deboli e incerti finché, dopo alcuni intervalli, non si
consolidarono colla l'orza e col sangue.
Ebbero allora origine tante dedizioni di città e di provincie che si posero
sotto gli stendardi or dei più forti, or dei più ricchi, or dei più saggi, or dei
più avventurati-signori, sempre per poter sostenersi nelle gare che nudavano
verso i loro rivali. Furono Milano e Pavia tra le prime città che diedero l'e-
sempio fatale delle feroci dissensioni tra vicini, e si abbandonarono al furore
di questo genere di gelosia, non sapendo questa scordarsi d'essere stata la se-
de dei re longobardi, il cui palazzo torreggiava ancora nella città, non dimen-
ticandosi quella d'esser stata la sede dell'impero d'Occidente, capitale dell'In,
subria e in fine il primo arcivescovato di Lombardia. Basta lo scorrere gli
annali d'Italia, e le parziali storie per conoscere quante e quanto varie furono
le animosità che spinsero in guerra i nobili e la plebe di Faenza nel 1185 , i
genovesi coi pisani nel 1187, i piacentini coi parmigiani, i ferraresi coi man-
tovani nel 1188, gli astigiani col marchese di Monferrato nel 1191, i mila-
nesi coi lodigiani nel 1193, iveronesi coi padovani nel 1197, e si vedranno
in iscompiglio alla fine di quel secolo tutte le città dell'Italia. Chi non ricor-
da la guerra di Sicilia e Tancredi ed Arrigo, la morte del quale aperse un
campo alle contese in Germania per la successione e sviluppò in Toscana i
primi germi delle fazioni Guelfe e Ghibelline, di cui i Buondelmonti e gli
Amidei non furono che il pretesto 0 il segnale, fazioni che divisero in caldi
e feroci partiti le provincie e le città non solo ma sin le famiglie e i padri
disgiunsero dai figli e i fratelli e i congiunti d'ogni qualunque grado resero di-
scordi e nemici?
Gciosiac Le gelosie dell'autorità pontificia e le violenze con cui si disputarono le
ferocia ad controversie tra la corte romana e l'impero durante il lungo regno di Federico
«a pai-mi II fomentarono una serie d'orrori e di calamità da cui rifugge il pensiere; ma
nuli'ostante che dei difetti di quell'imperatore cresciuto e allevato sotto la tu-
tela pontificia, siasi fatta grande querela, egli fu però uno dei più gran promo-
tori degli studj; e i letterati e gli artisti hanno più argomento di lodarsi di lui
di quello che gli altri ne abbiano giustamente per muover lagnanze. Non ricor-
derò in questo luogo, che già sono troppo sculte nella memoria di tutti, le sto-
rie di Manfredi e di Carlo I d'Angiò, né la trista sorte di Corradino e le vi-
cende siciliane, le quali presentano tutto il carattere della ferocia di que' tem-
pi. Intanto i marchesi d'Este e quelli di Monferrato, i conti di Savoja, Obei'-
to Pelavicino, Buoso di Doara, Ezzelino da Romano, i della Torre , i della
Scala, i Cauiinesi ebbero fra primi fama, gelosia, possanza , indi crudissima
tirannia nel governo di molte città e provincie, e poterono dirsi i più insigni
insorti in