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Cicognara, Leopoldo
Storia della scultura dal suo risorgimento in Italia sino al secolo di Napoleone per servire di continuazione alle opere di Winckelmann e di d'Agincourt (Band 1) — Venedig, 1813 [Cicognara, 18-1; 2486-1]

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https://doi.org/10.11588/diglit.1184#0417
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4l5
CAPITOLO SESTO

DELLA SCULTURA VENEZIANA RINASCENTE

V,

enendo ora a parlare della scultura veneziana noi troveremo che le sue
prime mosse trar non potè facilmente da ciò che fornì ai Pisani il mezzo
di ahbandonare la rozza maniera di quei barbari tempi, e che avvenne delle
opere di scarpello lo stesso che era accaduto di quelle d'architettura, relativa-
mente a ciascuno di questi popoli. Fino a tanto che i veneziani non comin-
ciarono mediante le conquiste e il commercio a procurarsi monumenti stra-
nieri, ben poco aver potevano per loro medesimi, o presso che nulla di esem-
pi e modelli del tempo più felice per le arti. Si eccettui pure ciò che
dalla distrutta Aquileja, da Concordia, da Aitino e da Opitergio potè esser
recato nell'estuario col rifugiarsi di quelle famiglie per cui Grado e Torcello
sorsero in alto splendore; ma dai monumenti che ci rimangono, non può
giudicarsi che venissero tratti di là avanzi di squisito lavoro, né dell' aurea
età dei greci e dei romani, ma lavori soltanto di antichissime date o apparte-
nenti a' primi popoli dell'Italia, ovvero posteriori al secolo d'Augusto. Non
furono però lenti e trascurati i veneziani, poiché il desiderio di radunare
nella fiorente lor capitale qualunque preziosità venne del pari colla gloria
dell'armi e colla civile prosperità. Decadevano le arti- dovunque, mentre la
scultura già si esercitava in Venezia, e se i frammenti d'antichi edifizj che si
adopravano in questa, città non dimostravano chiaramente un carattere indi-
geno e nazionale, riunivano però quel misto singolare di greco, di bisantino,
di arabo, perla loro provenienza dal Levante, da Costantinopoli, dall'Egitto,
che diede luogo a formarsi un gusto in Venezia tanto diverso da quello che
regnava in tutta l'Italia. Sebbene pur anche qualche residuo di carattere pro-
prio nazionale alla sagacità degl'intelligenti non isfugge in alcune opere, la
cui indagine richiede l'occhio il più consumato nelle menome differenze tra
gli stili e le epoche delle arti. Se a questi studj fu utile in qualche mo-
do la protezione che per lunghi secoli godettero presso la corte d'Oriente,
fu egualmente a loro giovevole il tranquillo rifugio che trovarono nell' estuario
quando per le barbariche invasioni distrutte le magnificenze e le delizie di
 
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