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CAPITOLO PRIMO
STATO D'ITALIA DOPO LA PACE DI COSTANZA FINO AL MCCCC
CHE RIGUARDA L' EPOCA PRIMA DEL RISORGIMENTO DELLA SCOLTURA
DAI PISANI FINO A DONATELLO :
Ai
Lbbiamo già in parte veduto nel primo capitolo del Libro 11 (li questo vo-
lume quale fosse lo stato d'Italia durante l'assenza degl'imperatori, e nel tem-
po delle crociate fino all'epoca memorabile della presa di Costantinopoli dai
latini 5 e se abbiamo avuto argomento di piagnere sulla dispersione di
tanti monumenti, abbiamo avuto anche il conforto di veder sorgere in Italia
una nuova luce e fecondarsi gì' intorpiditi germi, per cui ebbero un'altra
volta vita lenirti, coli'erigersi, egualmente protette dalla grandezza nazio-
nale come dalla tirannica prepotenza, magnifiche fabbriche, giacche nel tem-
po delle intestine discordie di quell' età si poneva tanta emulazione nelle
opere di genio e nel fasto patrio , quanta nel valore dell' armi e nell'impeto
delle fazioni.
La disugguaglianza delle forze, la varietà delle posizioni , l'incertezza dei Dissensioni
confini, l'indole inespugnabile degli abitatori, l'invidia e la gelosia dei finitti- . Ila]?do'
mi e la dissensione soprattutto tra il sacerdozio e l'impero, per la quale il peso> r° !» r»oe
, n, .... .. , , . , -,. . . di Costanza.
deli autorità irritata di quest ultimo cerco di aggravar nuovamente quei gio-
go da cui le città libere si erano di recente sciolte colla federazione di Costan-
za, produssero l'amaro convincimento che quella libertà sperata non fu che
un bene passeggiero, e appena attraverso a mille contrasti si colse un frutto
momentaneo laddove si sperava una perenne tranquillità. La storia di que'tem-
pi non è altro che una continuazione di guerre intestine , di rivoluzioni, di
esilj, di confische, pel difetto di costituzioni sempre riformate e imperfette
che non potevano reggere la bilancia necessaria fra quegli stati che aspirava-
no tutti alla libertà. Ed era pur questo il medesimo suolo degli austeri anti-
chi etruschi, dei saggi figli di Numa, dei coraggiosi fratelli di Cincinnato, dei
vili schiavi di Tiberio, degl' imbecilli servi di Onorio; e poiché in nulla era
variato da quella primitiva natura che a tutti fu madre, così dalla forma di-
versa dei governi derivarono le tante varietà di caratteri e di risultati, di mo-
do che la legislazione influì più sul clima e sugli usi che la temperatura
del cielo portasse su questi alcuna sorte di alterazione. In effetto quegli stes-
si abitanti che respirarono l'aria salubre della campagna di Roma abitata e
che popolarono di città le maremme toscane, per loro colpa e pei' difetto della
loro legislazione ritrovano ora la morte in quei deserti squallidi ed insalubri.
Voi.. I. ' 6S
CAPITOLO PRIMO
STATO D'ITALIA DOPO LA PACE DI COSTANZA FINO AL MCCCC
CHE RIGUARDA L' EPOCA PRIMA DEL RISORGIMENTO DELLA SCOLTURA
DAI PISANI FINO A DONATELLO :
Ai
Lbbiamo già in parte veduto nel primo capitolo del Libro 11 (li questo vo-
lume quale fosse lo stato d'Italia durante l'assenza degl'imperatori, e nel tem-
po delle crociate fino all'epoca memorabile della presa di Costantinopoli dai
latini 5 e se abbiamo avuto argomento di piagnere sulla dispersione di
tanti monumenti, abbiamo avuto anche il conforto di veder sorgere in Italia
una nuova luce e fecondarsi gì' intorpiditi germi, per cui ebbero un'altra
volta vita lenirti, coli'erigersi, egualmente protette dalla grandezza nazio-
nale come dalla tirannica prepotenza, magnifiche fabbriche, giacche nel tem-
po delle intestine discordie di quell' età si poneva tanta emulazione nelle
opere di genio e nel fasto patrio , quanta nel valore dell' armi e nell'impeto
delle fazioni.
La disugguaglianza delle forze, la varietà delle posizioni , l'incertezza dei Dissensioni
confini, l'indole inespugnabile degli abitatori, l'invidia e la gelosia dei finitti- . Ila]?do'
mi e la dissensione soprattutto tra il sacerdozio e l'impero, per la quale il peso> r° !» r»oe
, n, .... .. , , . , -,. . . di Costanza.
deli autorità irritata di quest ultimo cerco di aggravar nuovamente quei gio-
go da cui le città libere si erano di recente sciolte colla federazione di Costan-
za, produssero l'amaro convincimento che quella libertà sperata non fu che
un bene passeggiero, e appena attraverso a mille contrasti si colse un frutto
momentaneo laddove si sperava una perenne tranquillità. La storia di que'tem-
pi non è altro che una continuazione di guerre intestine , di rivoluzioni, di
esilj, di confische, pel difetto di costituzioni sempre riformate e imperfette
che non potevano reggere la bilancia necessaria fra quegli stati che aspirava-
no tutti alla libertà. Ed era pur questo il medesimo suolo degli austeri anti-
chi etruschi, dei saggi figli di Numa, dei coraggiosi fratelli di Cincinnato, dei
vili schiavi di Tiberio, degl' imbecilli servi di Onorio; e poiché in nulla era
variato da quella primitiva natura che a tutti fu madre, così dalla forma di-
versa dei governi derivarono le tante varietà di caratteri e di risultati, di mo-
do che la legislazione influì più sul clima e sugli usi che la temperatura
del cielo portasse su questi alcuna sorte di alterazione. In effetto quegli stes-
si abitanti che respirarono l'aria salubre della campagna di Roma abitata e
che popolarono di città le maremme toscane, per loro colpa e pei' difetto della
loro legislazione ritrovano ora la morte in quei deserti squallidi ed insalubri.
Voi.. I. ' 6S