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47°

CAPITOLO OTTAVO

DELLA SCULTURA ÌCORI D' ITALIA
E CONCLUSIONE DI QUESTO LIBRO.

Duomo di ^/uantunque mi sia proposto nel principio di quest' opera di non diffon-
sttasburSo. jennj sujje soulture che veggonsi fuori d'Italia, ed abbia addotte anche mol-
te ragioni per trattenermi dal far questo esame, pure ho creduto di dover ri-
condurre 1' osservazione de' miei lettori sull' edifizio del famoso duomo di
Strasburgo, poiché servì come di tipo alle più imponenti fabbriche posterior-
mente costrutte per tutta la Germania , ed i suoi architetti furono anche
invocati per la difficilissima erezione della cupola nella cattedrale di Milano.
Diverse opere già publicate che versano sulle antichità nordiche, le quali
rendono conto dei monumenti della monarchia francese, o parzialmente illur
strano l'Alsazia medesima, non parmi che abbiano tanto esaurita questa ma-
teria da rendere superflua qualche considerazione che ora si creda in propo-
sito di fare, tanto più che il signor d' Agincourt su questo ben ampio campo
non ha creduto di dover divagarsi, per quanto si pub osservare nelle tavole
finora publicate dell'opera sua. Pel resto della Germania non s'incontrano
monumenti che rimontando per la loro data all' epoca in cui rinacquero le
arti italiane offrano a questo luogo alcuna meditazione ; e particolarmente
la scultura ebbe scarsissimo numero di cultori distinti, talché i pochi lavori
di cui faremo parola nel duomo di Strasburgo formeranno il solo soggetto da
noi preso ad esame,

Fin da quando i romani occuparono la città di Strasburgo abitata dagli
antichi germani, e denominata anche dal tempo dei celti col nome di Argen-
toratum, dovettero cominciarsi a scolpire ed erigere monumenti; e quand'an-
che quegli antichi popoli, credendo di degradare la maestà divina col chiuder-
la.nel centro dei templi e rappresentarla sotto V umana figura, non avessero
ancora scolpite statue eli numi, chiamando semplicemente col nome di divi-
nità le selve che a queste erano consecrate; egli è però sempre vero che i
romani vi eressero poi altari, templi e simulacri, e che l'antico E'àus di cui
Lucano dice: Horrensque ferus altaribus Esus (l), sarà stato convertito in
Marte, introducendosi il culto dei conquistatori presso dei vinti e con esso
anche i loro usi e le arti, I resti che all' occasione di erigere la chiesa di

(l) Lucano lib. I. v. 44S.

Antichità
romane in
Stiaslii
 
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