CAPITOLO OTTAVO A^t
Strasburgo si sono conservati dell' antica mitologìa ci attestano quali fossero
le produzioni di questi popoli resi per le romane invasioni più civili e meno
feroci, e si veggono quali statue furono scolpite nell' Alsazia non solo a Mar-
te, ma ancora ad Ercole belligerante.
L'assegnare a queste sculture un' epoca molto precisa sarebbe difficile co-
sa, e dall' esame delle medesime non si può fare alcuna induzione bastevole
ad assicurarci su questo punto.
Due sole statue rimangono che appartengono ai tempi dell' idolatrìa, l'unà
di Marte e l'altra di Ercole. Ma chi ci pub mai assicurare che queste fossero
opera di scultori germani educati dai romani nelle arti, o trasportate d'altro-
ve, ovvero non potrebbero anche essere state tagliate in quei macigni da al-
cuno che appena iniziato nell' arte e arruolato nelle milizie fosse più destro
in maneggiare la spada che lo scarpello? Osservando queste due statue non
sembra altro potersi dedurre se non che non sono opere dello stesso scarpello
o forse anche sono di una diversa età. Non trovansi per la Germania monu^
menti di.egregio stile, né di aurei tempi per poter fare confronti d'incremen-
to o decadenza delle arti; anzi non conosciamo opere di scarpello consecrate
all'eleganza ed al lusso, giacché la potenza romana ci lasciò le orme della
Sua grandezza e del suo fasto nelle strade e nei ponti quasi unicamente per
servire alle spedizioni militari più che ad ogni altro oggetto.
La figura del Marte (tav. XXXVIII) (l) non è molto più infelice di quella "*>"«
dell' Ercole; e noi le diamo amendue disegnate colla diligenza più scrupolosa.
La pesante armatura del Marte, la calzatura, i panneggiamenti offrono alcu-
ne singolarità sulle quali avrebbero luogo molte osservazioni erudite; poco
però di che consolarsene trovar vi sanno le arti, spogliandole del prestigio
della remota loro antichità.
L' Ercole, quantunque abbia un carattere più di Fauno che quello da tutti Ercole
gli scultori attribuito a questa divinità, presenta una qualche maggiore intel-
ligenza d'arte nelle sue proporzioni, nelle sue forme, ne'suoi contorni, non
già ponendolo nella classe delle distinte produzioni, ma delle mediocri. Anti-
chissimo il culto d'Ercole presso di questi popoli, siccome Tacito ne riferi-
sce, fu anche 1* ultimo che si abrogasse interamente dopo introdottovi il cul-
to cattolico , poiché trovansi memorie che nelle Gallie ne duravano i resti
fino al VII secolo, e il tempio di Ercole in Strasburgo non fu abbàttuto che
nell'anno 3^9, come si legge negli autori della storia di questa cattedrale.
Sono troppo pochi tali residui per dedurre che da questi unicamente o da al-
tri simili avessero potuto gli scultori posteriori che lavorarono nel duomo
trarre di che educarsi in quest'arte, e tanto più che inosservati e giacenti
(1) Questa tavola per maggior chiarezza nella citazione de' monumenti è divisa in VII nùmeri..
Strasburgo si sono conservati dell' antica mitologìa ci attestano quali fossero
le produzioni di questi popoli resi per le romane invasioni più civili e meno
feroci, e si veggono quali statue furono scolpite nell' Alsazia non solo a Mar-
te, ma ancora ad Ercole belligerante.
L'assegnare a queste sculture un' epoca molto precisa sarebbe difficile co-
sa, e dall' esame delle medesime non si può fare alcuna induzione bastevole
ad assicurarci su questo punto.
Due sole statue rimangono che appartengono ai tempi dell' idolatrìa, l'unà
di Marte e l'altra di Ercole. Ma chi ci pub mai assicurare che queste fossero
opera di scultori germani educati dai romani nelle arti, o trasportate d'altro-
ve, ovvero non potrebbero anche essere state tagliate in quei macigni da al-
cuno che appena iniziato nell' arte e arruolato nelle milizie fosse più destro
in maneggiare la spada che lo scarpello? Osservando queste due statue non
sembra altro potersi dedurre se non che non sono opere dello stesso scarpello
o forse anche sono di una diversa età. Non trovansi per la Germania monu^
menti di.egregio stile, né di aurei tempi per poter fare confronti d'incremen-
to o decadenza delle arti; anzi non conosciamo opere di scarpello consecrate
all'eleganza ed al lusso, giacché la potenza romana ci lasciò le orme della
Sua grandezza e del suo fasto nelle strade e nei ponti quasi unicamente per
servire alle spedizioni militari più che ad ogni altro oggetto.
La figura del Marte (tav. XXXVIII) (l) non è molto più infelice di quella "*>"«
dell' Ercole; e noi le diamo amendue disegnate colla diligenza più scrupolosa.
La pesante armatura del Marte, la calzatura, i panneggiamenti offrono alcu-
ne singolarità sulle quali avrebbero luogo molte osservazioni erudite; poco
però di che consolarsene trovar vi sanno le arti, spogliandole del prestigio
della remota loro antichità.
L' Ercole, quantunque abbia un carattere più di Fauno che quello da tutti Ercole
gli scultori attribuito a questa divinità, presenta una qualche maggiore intel-
ligenza d'arte nelle sue proporzioni, nelle sue forme, ne'suoi contorni, non
già ponendolo nella classe delle distinte produzioni, ma delle mediocri. Anti-
chissimo il culto d'Ercole presso di questi popoli, siccome Tacito ne riferi-
sce, fu anche 1* ultimo che si abrogasse interamente dopo introdottovi il cul-
to cattolico , poiché trovansi memorie che nelle Gallie ne duravano i resti
fino al VII secolo, e il tempio di Ercole in Strasburgo non fu abbàttuto che
nell'anno 3^9, come si legge negli autori della storia di questa cattedrale.
Sono troppo pochi tali residui per dedurre che da questi unicamente o da al-
tri simili avessero potuto gli scultori posteriori che lavorarono nel duomo
trarre di che educarsi in quest'arte, e tanto più che inosservati e giacenti
(1) Questa tavola per maggior chiarezza nella citazione de' monumenti è divisa in VII nùmeri..