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Cicognara, Leopoldo
Storia della scultura dal suo risorgimento in Italia sino al secolo di Napoleone per servire di continuazione alle opere di Winckelmann e di d'Agincourt (Band 1) — Venedig, 1813 [Cicognara, 18-1; 2486-1]

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https://doi.org/10.11588/diglit.1184#0053
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Si

CAPITOLO TERZO

DEI CULTI.

jO.enlono gli uomini nel fondo del loro cuore un impulso che naturalmente li1
porta alla riconoscenza^ al timore, alla speranza, e bramano ardentemente di
conoscere l'oggetto della loro maraviglia o della loro fiducia . Cercano indi di
rappresentare ai loro sensi o la spiegazione delle potenze che al di là del loro
intendimento appellano soprannaturali, o quella di un ente superiore ad x>gni
virtù, cui tutto l'ordine delle cose attribuire con più comoda filosofia ed in-
nalzarvi delubro per venerarlo con fronte sommessa, imponendo talvolta all'
importuna e indevota ragione il silenzio.

A queste cause prime del culto, comuni ad ogni religione , si associò alle
volte una direzione politica che guidò i meno accorti secondo gli altrui inte-
ressi, senza avvedersi della mano motrice da cui furono condotti. Determinati
quindi ad erigere i simboli di queste umane religiose affezioni dell'anima, fu-
rono poi con tutte le apparenze di divozione conservati, adorati, rispettati, e
la superstizione vi aggiunse la sua possente preponderanza multiplicandoli ,
aggiungendovi emblemi e connettendovi alle volte le prime e più semplici di-
mostrazioni esteriori di culto. Vera o falsa che fosse la religione di tanti po-
poli diversi, il principio sarà sempre stato lo stesso , perchè non varia giam-
mai il bisogno di esprimere i sentimenti del cuore, per quanto i segni este-
riori di questa espressione possano essere opposti tra loro, e sotto forme ap-
parentemente contrarie in cento diverse guise esemplificati.

La differenza non consiste se non che nell'oggetto esteriore a cui s'incur-
vano le fronti sommesse dei mortali per uno scopo sempre unico e uguale, e.
questa sola differenza fu quella che agl'intolleranti indicò quali pratiche di
culto potessero giudicarsi legittime e quali proscriversi. Non essendo ora luo-
go alla disamina di quest'argomento bastici il riconoscere, che siamo debitori
del maggiore progresso nelle arti a quello dei culti che insegnò agli uomini a
rappresentare per via di simulacri un maggiore numero di divinità, in cui ve-
nissero simboleggiate essenze intelligenti e fossero rivestiti d'una fisica bellez-
za ideale; e dobbiamo essere grati a quelle consuetudini che mediante uno
sforzo d'arte e d'imitazione innalzarono coli'apoteosi alla regione dei numi
gì' individui della nostra specie, qualunque si fosse la loro sfera, purché non

Sogno dei
popoli.
 
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