Si
CAPITOLO TERZO
DEI CULTI.
jO.enlono gli uomini nel fondo del loro cuore un impulso che naturalmente li1
porta alla riconoscenza^ al timore, alla speranza, e bramano ardentemente di
conoscere l'oggetto della loro maraviglia o della loro fiducia . Cercano indi di
rappresentare ai loro sensi o la spiegazione delle potenze che al di là del loro
intendimento appellano soprannaturali, o quella di un ente superiore ad x>gni
virtù, cui tutto l'ordine delle cose attribuire con più comoda filosofia ed in-
nalzarvi delubro per venerarlo con fronte sommessa, imponendo talvolta all'
importuna e indevota ragione il silenzio.
A queste cause prime del culto, comuni ad ogni religione , si associò alle
volte una direzione politica che guidò i meno accorti secondo gli altrui inte-
ressi, senza avvedersi della mano motrice da cui furono condotti. Determinati
quindi ad erigere i simboli di queste umane religiose affezioni dell'anima, fu-
rono poi con tutte le apparenze di divozione conservati, adorati, rispettati, e
la superstizione vi aggiunse la sua possente preponderanza multiplicandoli ,
aggiungendovi emblemi e connettendovi alle volte le prime e più semplici di-
mostrazioni esteriori di culto. Vera o falsa che fosse la religione di tanti po-
poli diversi, il principio sarà sempre stato lo stesso , perchè non varia giam-
mai il bisogno di esprimere i sentimenti del cuore, per quanto i segni este-
riori di questa espressione possano essere opposti tra loro, e sotto forme ap-
parentemente contrarie in cento diverse guise esemplificati.
La differenza non consiste se non che nell'oggetto esteriore a cui s'incur-
vano le fronti sommesse dei mortali per uno scopo sempre unico e uguale, e.
questa sola differenza fu quella che agl'intolleranti indicò quali pratiche di
culto potessero giudicarsi legittime e quali proscriversi. Non essendo ora luo-
go alla disamina di quest'argomento bastici il riconoscere, che siamo debitori
del maggiore progresso nelle arti a quello dei culti che insegnò agli uomini a
rappresentare per via di simulacri un maggiore numero di divinità, in cui ve-
nissero simboleggiate essenze intelligenti e fossero rivestiti d'una fisica bellez-
za ideale; e dobbiamo essere grati a quelle consuetudini che mediante uno
sforzo d'arte e d'imitazione innalzarono coli'apoteosi alla regione dei numi
gì' individui della nostra specie, qualunque si fosse la loro sfera, purché non
Sogno dei
popoli.
CAPITOLO TERZO
DEI CULTI.
jO.enlono gli uomini nel fondo del loro cuore un impulso che naturalmente li1
porta alla riconoscenza^ al timore, alla speranza, e bramano ardentemente di
conoscere l'oggetto della loro maraviglia o della loro fiducia . Cercano indi di
rappresentare ai loro sensi o la spiegazione delle potenze che al di là del loro
intendimento appellano soprannaturali, o quella di un ente superiore ad x>gni
virtù, cui tutto l'ordine delle cose attribuire con più comoda filosofia ed in-
nalzarvi delubro per venerarlo con fronte sommessa, imponendo talvolta all'
importuna e indevota ragione il silenzio.
A queste cause prime del culto, comuni ad ogni religione , si associò alle
volte una direzione politica che guidò i meno accorti secondo gli altrui inte-
ressi, senza avvedersi della mano motrice da cui furono condotti. Determinati
quindi ad erigere i simboli di queste umane religiose affezioni dell'anima, fu-
rono poi con tutte le apparenze di divozione conservati, adorati, rispettati, e
la superstizione vi aggiunse la sua possente preponderanza multiplicandoli ,
aggiungendovi emblemi e connettendovi alle volte le prime e più semplici di-
mostrazioni esteriori di culto. Vera o falsa che fosse la religione di tanti po-
poli diversi, il principio sarà sempre stato lo stesso , perchè non varia giam-
mai il bisogno di esprimere i sentimenti del cuore, per quanto i segni este-
riori di questa espressione possano essere opposti tra loro, e sotto forme ap-
parentemente contrarie in cento diverse guise esemplificati.
La differenza non consiste se non che nell'oggetto esteriore a cui s'incur-
vano le fronti sommesse dei mortali per uno scopo sempre unico e uguale, e.
questa sola differenza fu quella che agl'intolleranti indicò quali pratiche di
culto potessero giudicarsi legittime e quali proscriversi. Non essendo ora luo-
go alla disamina di quest'argomento bastici il riconoscere, che siamo debitori
del maggiore progresso nelle arti a quello dei culti che insegnò agli uomini a
rappresentare per via di simulacri un maggiore numero di divinità, in cui ve-
nissero simboleggiate essenze intelligenti e fossero rivestiti d'una fisica bellez-
za ideale; e dobbiamo essere grati a quelle consuetudini che mediante uno
sforzo d'arte e d'imitazione innalzarono coli'apoteosi alla regione dei numi
gì' individui della nostra specie, qualunque si fosse la loro sfera, purché non
Sogno dei
popoli.