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Cicognara, Leopoldo
Storia della scultura dal suo risorgimento in Italia sino al secolo di Napoleone per servire di continuazione alle opere di Winckelmann e di d'Agincourt (Band 1) — Venedig, 1813 [Cicognara, 18-1; 2486-1]

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https://doi.org/10.11588/diglit.1184#0345
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343

CAPITOLO TERZO

DELLA SCUOLA DI NICOLA E GIOVANNI DA PISA.

D.

"opo di avere indicati molti nomi di scultori già inscritti nelle loro opere ori-ine
singolarmente in Toscana, a noi manca argomento per conoscere se alcuno di iiNi<i»>»
questi possa essere stato institutore in quest'arte di Nicola Pisano. Sappiamo
che i suoi padre ed avo attesero agi' impieghi patrii e alle cose della fami-
glia, anzi che il secondo era notajo (di cui era proprio il titolo di Ser), come
viensi a comprovare pei documenti prodotti dal signor Ciampi; dunque non
discese egli da razza di artisti, ma studiò direttamente secondo il suo detta-
me, o si pose a sua scelta nello studio di chi meglio gli parve. Negli antichi
elenchi cosi trovasi denominato : Magister Nichola quondam Petri de Senis
serBlasiiPisani, memoria estratta dall'archivio di s. Giacomo di Pistoja. Più
acconcio a spiccare un volo ardito sui metodi impiegati da coloro che 1' aveva-
no preceduto si fu appunto il non essere disceso da artisti, mentre il suo genio
ebbe più libertà, il suo criterio più scelta e i suoi occhj poterono vedere sen-
za alcuna sorta di dipendenza. Di fatto rivoltosi egli ad esaminare i monumen-
ti preziosi che si andavano dissotterrando , o che giacevano inosservati, po-
tè ricavare quel vantaggio mirabile che non seppero trarre i suoi predecessori,
e datosi a profondo studio su di essi'j~escì di balzo lasciandosi addietro ogni
artista di qualunque classe si fosse , e nelle arti del genio può dirsi ch'egli
desse l'esempio d'una intera rivoluzione.

Ch'egli vivesse un'età lunga ce lo confermano gli ultimi lavori che prece-
dono forse gli anni della maggior sua vecchiezza che condusse a Pistoja ,
d'onde fu tratta la sopraccennata memoria indicante il nome del padre e dell'
avo nell'anno 1273. Ritiratosi poi in patria ivi terminò i suoi giorni, lascian-
do al figliuolo Giovanni d' ogni cosa il governo . E vano il ritessere ciò che
abbiamo già detto sul proposito della facciata del duomo d' Orvieto ( lib. II.
cap. IV .) in cui sembraci aver dimostrato, quantunque da tutti gli scrittori si
attesti il contrario, che se Nicola era decrepito nel 12^3 certamente alla fine
del secolo, o al principio dell'altro non poteva intraprendere i lavori im-
mensi d'una facciata che dovette incominciare a scolpirsi nel i3oo al più
presto, poiché provano i documenti che la prima pietra dei fondamenti del
tempio fu posta nel 1290 .
 
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