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Cicognara, Leopoldo
Storia della scultura dal suo risorgimento in Italia sino al secolo di Napoleone per servire di continuazione alle opere di Winckelmann e di d'Agincourt (Band 1) — Venedig, 1813 [Cicognara, 18-1; 2486-1]

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https://doi.org/10.11588/diglit.1184#0346
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3aa LIBRO TERZO

Ma lasciato da parte ciò che crediamo già dimostrato, il nostro stupore sa.
rà sempre la prima sua opera che fece in Bologna. Tutti concordano che nel
1225 colà si recasse per scolpirvi l'arca di san Domenico, e che avesse già le.
vato di se molta fama. Ma non è facile conoscere quali furono le sculture da
lui fatte prima di quest' epoca. Giova pertanto il credere coli' appoggio della
ragione migliore, che non scarso di beni di fortuna, il bisogno non lo astriti-
gesse a por mano a lavori pubblici se non se allorquando giunto a una meta
distinta nell'arte potesse elevarsi tant'alto da coprire d'obblio le opere dei
contemporanei, e che impiegasse i primi anni della gioventù nello studio
dell'antico e della plastica per addestrarsi.
Suo studio Egli è ben vero che Nicola ebbe di che schiudere una nuova carriera nell'
arte da più secoli intentata , anche al solo vedere il sarcofago di Fedra, ove era
sepolta la contessa Beatrice, ma appunto l'osservar quello e gli altri pochi che
gli fu dato di vedere in Pisa, dovette accenderlo di voglia per esaminare altre
stupènde opere in Roma e pascere la sua brama di scostarsi dalle maniere fino
allor praticate .- Lo stile delle sue diverse opere di scultura, e segnatamente
quello impiegato nell'arca stessa di s. Domenico, fa conoscere evidentemente
eh' egli molte cose antiche aveva esaminate - e sino fa credere che in Roma
precisamente egli fosse avanti di recarsi in Bologna, e che quivi nel silenzio e
nel raccoglimento si suscitasse tutto il fervor del suo genio. Da ciò nasce in me
quasi pieno convincimento che Federico II dopo la sua incoronazione lo condu-
cesse a Napoli , giacche l'anno combina perfettamente con ciò. che dopo fa
da lui intrapreso.. In effetto troppo sarebbe che nulla di lui si fosse inteso pri-
ma di cominciare l'arca di s. Domenico. Il Celano, uno degli scrittori che han-
no illustrato le cose napoletane senza appunto confondere i tempi ed i nomi,
ponendo esattamente a suo luogo le opere che Giovanni figlio di Nicola ese-
gui in Napoli e ricordando una seconda venuta dello stesso Nicola al tem-
po di Carlo I. angiovino, che lo chiamò per farvi cominciare con suo disegno
la cattedrale, espone circostanziatamente nella quinta giornata il suo primo
viaggio con queste precise parole:

Neil anno poscia 1221 Federico II della casa di Svevia imperatore e
re di Napoli, dopo essere stato coronato in Roma, tornò in regno con Nic-
colò Pisano famoso architetto di quei tempii col disegno e direzione di que-
sti fini il castello di Capoana, e fortificò questo ( cioè quello dell' Dovo)
con molte torri, delle quali finora appariscono le vestigia. Tutti gli altri
scrittori nulla a ciò contraddicono, poiché o tacciono le circostanze, 0 citano
la venuta a" un architetto forestiero da Roma con Federico (appunto dopo la
sua incoronazione). Combinasi con ciò facilmente, che quattro anni dopo Nic-
la fosse in Bologna, dopo cioè aver levato di sé qualche nome, e sta egualmen-
te che pel contatto degli artisti napoletani con lui si rendessero più atti che
 
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