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370 LIBRO TERZO

niello, in somma è un capo d'opera di orefi- pi il pergamo del duomo di-Modena- Un

cena e pareggia in bellezza di esecuzione ì opera quand anche voglia supporsi d'am

più ricclii evangeliarj e le più distinte opere tedesco, o di paese vicino alia Germani

orientali che si conservino di rfuell' età. For- credo però che possa giudicarsi della s'onoì ■

se ild'Agiucourt non lo vide e ne tacque, di Agostino ed Agnolo sanesi. Né strano '

poiché sembra impossibile che se fosse sLato alcun modo io credo il supporre che tra»'

da lui conosciuto non ne avesse fatto almen dalla fama del, magistero di quei scultóri

cenno. Sul piede di questo sta scritto me fé- d'ogni parte ne venissero dai confini d'Itali

cit in Forolivìo Nicolaus magìsìrì Ture? et e dall' estero sotto dì loro ad imparare si

Jìenricus ejns nepos ; e sul manico hoc opus come posteriormente abbiamo veduto essersi

factum est tempore fratris Sigìsmundi et fatto e farsi ancora in ogni altra di quelle ani

domini Leonìs, In un libro manoscritto le quali appartenendo, come ogni bel fruito

conservato in casa Ròsetti trovasi uria lettera a certi terreni quasi esclusivamente,- se posso-

di fra Sigismondo Beni, scritta al sig. Dott. no prodursi anche altrove ( come i frutti de'

Carlo Marchesi l'anno 1670 da Faenza dalla paesi caldi in Moscovia 0 in Inghilterra) vi

quale rilevasi, che questo frate teneva seco perdono però di sapore, e se vi si trapianta-

lui carteggio comunicandogli le memorie no adulti, come in altri paesi s' è fatto; vi

estratte dall'archivio di s. Agostino. E in vegetano bensì ma tralignati,
questa lettera sul proposito di S.Sigismondo In proposito del pergamo di Modena io

cosi si esprime: In materia del tabernacolo non voglio lasciare di farne parola, giacché

ove risiede il capo di s. Sigismondo, fu per incidenza sì apre l'opportunità di favela

fatto a, Forlì, ma non da un forlivese? ben- lare di questo Enrico. Intorno alla cornice

sì da uno abitante in Forlì. Rilevasi ancora stanno scritte in una sola linea che forma

da un altro paragrafo che nel i/(.o3 fra Si- il girò intero del pergamo i seguenti veni,

ffismondo da Forlì agostiniano segretario diffìcili a leggersi;
e commensale di Benedetto vescovo di Mon-

Isfeltro e della provincia dì Romagna rei- annis progressi de sacr,a virgisk ciiristi,

tore? ottiene di poter girare il mondo con undenis gemini, Anu'NCTis mille Tnr.cr.NTis

un compagno e duoi servitori senza pagar noe tiiosiapisus pe eerro pianta JohassiS)

dazji gabelle^ porci-, navi ec. di questo vìe massarius sanctt venerandi ceminiaki

scrittura autentica nell' archivio dì s. jfigOr fisui eecit opus: turrem quoque eixe niteke

stino di Forlì. D.ille quali cose si rileva, che aotiuus ju-.nrici SGÙiixoJusfcAa&,ioN£ysis. 0)
il reliquiario fu fatto fare probabilmente da

questo ricco frate Sigismondo appunto nell' A vero dire la forma dei caratteri, e sfogo-
epoca di me accennata altrove, e lo avrà Ilarmente la patria dello scultore, mi hanno
come porta lo scritto fatto anche eseguire in fatto pensare non poco, dimodoché trovando
Forlì da artefici tedeschi, che in quel gene- scritta X ultima• parola con queste sole lei-
re dì lavori erano da lungo tempo famosi e lere GAPIOESIS, volendovi pure cercare uh
che da lui saranno stati invitati. Un Enrico senso, non senza fajuto e il consiglio di dot-
d ignota origine abbiamo veduto aver iuta- tissimi amici pervenni a leggere: Senna
glìali capitelli sotto l'architrave della porta Capioensis , traducendólo per jPrendìspwù
dì s. Andrea di Pistoja di rozzo ed antichis- da ensis, giacché in quell'epoca appi"1'"
simo lavoro; e un Enrico, parimenti di vec- cominciavano i cognomi ed erano tutti "'
clùa data, nel principio del XIV secolo scoi- quésta fattacome CaccianèmichPrendipoipì

(i) Ho riportato l'iscrizione in forma legibile senza le difficili sigle colle quali sta scrìtta sul pergamo? poiché e
so ogni dubbio sulla sua vera lesiono.
 
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