3go LIBRO TERZO
dall'ultimo verso dell'iscrizione di fonte Branda ne apparisce l'edificatore nel
1193 siccome nell'anno susseguente pose mano nella dogana e in altri edificj.
Dopo aver nominati in quest'iscrizione i consoli clie fecero costruire la fonte,
si dice:
IfA BELLAMINUS JUSSU FECIT EORUM.
Questo Bellamino potrebbe esser forse uno degli ascendenti di Agostino ed
Agnolo Sanesi, che provennero di razza d'architetti, ina questa è una induzio-
ne del P. della Valle troppo debolmente fondata sulla semplice notizia da lui
ricavata che nascessero da padre e madre sanesi e da antenati architetti.
Il non trovarsi memorie d'altri antichissimi architetti non pare che possa per
Agostino ud ili
ASnoios.mc-quej|.0 costituire ili favore di Bellamino una grande prova, poiché la nessuna
contraria asserzione è ben poca cosa per trarne argomento; ad ogni modo siasi
la cosa comunque si voglia riguardo all'avo, egli è certo intanto per una crona-
ca preziosa conservata in casa Sansedoni diSiena che Agostino ed Agnolo furo-
no figli di maestro Rosso architetto, di maniera che quantunque dal Vasari tac-
ciuta o ignorata, abbiamo da indubitato argomento la progenie di questi artisti.
Inutile è il riportar qui più estesamente simili prove quando abbastanza un
tal fatto è attestato. Questi fratelli si unirono con Giovanni Pisano ai lavori
della fabbrica del duomo in patria nel 1284 e Agostino aveva soltanto l5 an-
ni, sicché quello fu il suo primo studio ed in seguito vi si associò anche
Angelo fratello minore.
Dietro queste nonne il fior degli anni di questi due artisti si combina ap-
puntino nell' epoca della facciata del duomo di Orvieto , ove col loro maestro
Giovanni lavorarono con tanta lode. Giotto amico ed ammiratore di questi
giovani scultori dopo che vide i buoni loro lavori in Orvieto li fece conoscere
a Pier Saccone da Pietra Mala, che si valse dell'opera loro nel magnifico mo-
numento di Guido Tarlato signore e vescovo d'Arezzo.
Monumento Nel: ^^7 mor* '1 vescovo e nel i3oo ebbe fine questo monumento ammi-
di Gnido ra]-,;ie e forse il più magnifico che si fosse sino a quel tempo veduto dopo il
di»»» 4-a- risorgimento delle arti. In tre anni di tempo fu condotto a termine dai nomina:
'"'"' ti valenti scultori i quali trovandosi già sessuagenarj, almeno quanto ad Agosti-
no , ragione vuole che avessero seco loro in ajuto alcuni discepoli vene-
ziani che derivarono dalla loro scuola. Posero essi tutto l'impegno in tant'ope-
ra, che occupa un vasto campo per un'altezza considerabile divisa in molti comi
partimenti, e trattandosi di venire in certo modo anche a gara collo stupendo
lavoro già prima eseguito in quella cattedrale aretina da Giovanni loro mae-
stro ; che scolpì i bassi rilievi dell'aitar maggiore a cui prestarono mano essi
pure, non vi fu stimolo che mancasse a dar loro possentissimo eccitamento .
Emulazione, devozione e spirito di partito bastano a destare il calore nell'ani-
mo di artisti i quali erano già avanzati notabilmente nella carriera , e dico
dall'ultimo verso dell'iscrizione di fonte Branda ne apparisce l'edificatore nel
1193 siccome nell'anno susseguente pose mano nella dogana e in altri edificj.
Dopo aver nominati in quest'iscrizione i consoli clie fecero costruire la fonte,
si dice:
IfA BELLAMINUS JUSSU FECIT EORUM.
Questo Bellamino potrebbe esser forse uno degli ascendenti di Agostino ed
Agnolo Sanesi, che provennero di razza d'architetti, ina questa è una induzio-
ne del P. della Valle troppo debolmente fondata sulla semplice notizia da lui
ricavata che nascessero da padre e madre sanesi e da antenati architetti.
Il non trovarsi memorie d'altri antichissimi architetti non pare che possa per
Agostino ud ili
ASnoios.mc-quej|.0 costituire ili favore di Bellamino una grande prova, poiché la nessuna
contraria asserzione è ben poca cosa per trarne argomento; ad ogni modo siasi
la cosa comunque si voglia riguardo all'avo, egli è certo intanto per una crona-
ca preziosa conservata in casa Sansedoni diSiena che Agostino ed Agnolo furo-
no figli di maestro Rosso architetto, di maniera che quantunque dal Vasari tac-
ciuta o ignorata, abbiamo da indubitato argomento la progenie di questi artisti.
Inutile è il riportar qui più estesamente simili prove quando abbastanza un
tal fatto è attestato. Questi fratelli si unirono con Giovanni Pisano ai lavori
della fabbrica del duomo in patria nel 1284 e Agostino aveva soltanto l5 an-
ni, sicché quello fu il suo primo studio ed in seguito vi si associò anche
Angelo fratello minore.
Dietro queste nonne il fior degli anni di questi due artisti si combina ap-
puntino nell' epoca della facciata del duomo di Orvieto , ove col loro maestro
Giovanni lavorarono con tanta lode. Giotto amico ed ammiratore di questi
giovani scultori dopo che vide i buoni loro lavori in Orvieto li fece conoscere
a Pier Saccone da Pietra Mala, che si valse dell'opera loro nel magnifico mo-
numento di Guido Tarlato signore e vescovo d'Arezzo.
Monumento Nel: ^^7 mor* '1 vescovo e nel i3oo ebbe fine questo monumento ammi-
di Gnido ra]-,;ie e forse il più magnifico che si fosse sino a quel tempo veduto dopo il
di»»» 4-a- risorgimento delle arti. In tre anni di tempo fu condotto a termine dai nomina:
'"'"' ti valenti scultori i quali trovandosi già sessuagenarj, almeno quanto ad Agosti-
no , ragione vuole che avessero seco loro in ajuto alcuni discepoli vene-
ziani che derivarono dalla loro scuola. Posero essi tutto l'impegno in tant'ope-
ra, che occupa un vasto campo per un'altezza considerabile divisa in molti comi
partimenti, e trattandosi di venire in certo modo anche a gara collo stupendo
lavoro già prima eseguito in quella cattedrale aretina da Giovanni loro mae-
stro ; che scolpì i bassi rilievi dell'aitar maggiore a cui prestarono mano essi
pure, non vi fu stimolo che mancasse a dar loro possentissimo eccitamento .
Emulazione, devozione e spirito di partito bastano a destare il calore nell'ani-
mo di artisti i quali erano già avanzati notabilmente nella carriera , e dico