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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 9.1906

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Fasc. 5
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https://doi.org/10.11588/diglit.24151#0438

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396

BIBLIOGRAFIA

anzi una importanza e un valore che sconfinano dalla
regione catalana, poiché l’A. ha trattato di molta parte
della pittura spagnola del 400, in cui egli dà all’arte
sua nazionale una parte preponderante, troppo pre-
ponderante forse. Egli è nel vero e nel giusto quando
afferma l’originalità di quest’arte catalana, eccede al-
quanto nel valutarne la misura. Si è esagerato spesso
nelle teorie delle influenze, ma si esagera anche in
senso opposto. Influenze francesi o fiamminghe hanno
alimentato sempre l’arte spagnola, e nello sviluppo
di questa talora appaiono anche influenze italiane. Le
opere di Simone Martini e dei suoi allievi francesi
trovarono imitazione anche oltre i Pirenei, e un ri-
flesso se ne scorge in Luis Borrassà. Del resto il no-
stro A. tien conto dei rapporti avvenuti tra pittori
spagnoli e forestieri, e osserva coscienziosamente le
analogie, e presenta egli stesso riscontri significanti ;
soltanto gli fa velo talora nelle conclusioni un senso
di patriottismo che a ricerche di critica artistica do-
vrebbe essere estraneo. Ma, lo ripeto ancora una volta,
se l’A. ha fatto opera di buon patriota, ha fatto nel
tempo stesso opera insigne di storico illuminato.

Manca però a questo lavoro un capitolo, ove siano
ricercate e studiate le tracce lasciate in Italia dall’arte
catalana. Non è grave difetto, ma è non insensibile
lacuna.

Per la Sicilia, abbiamo memoria di pittori catalani
che vi operarono, e possono constatarsi ancora i segni
visibili dell’azione che essi, o almeno, per esser più
generici, i pittori spagnoli, esercitarono sull’arte lo-
cale. È tuttora oscura l’origine dell’arte di Antonello
da Messina, e in quell’azione potrebbe forse ritrovarsi
la chiave del mistero ; certo fra Antonello e qualche
pittore spagnolo (indico a esempio il catalano Luis
Dalmau) sono possibili e sono interessanti i riscontri.

BOLLETTINO

Storia dell’arte in generale. Opere di consulta»
zione e divulgazione. Topografia artistica ge-
nerale. Relazioni tra la storia dell’arte e le
altre scienze. Questioni e studi generali di tec-
nica, di estetica, di iconografia.

221. Cox (Raymond), Essai de classement des iissus
coptes. (Rev. de l'art anc. et mod., t. XIX, pag. 417-
432 ; Paris, 1906).

Distingue : tessuti copti a decorazione indigena, tessuti copti
a decorazione ispirata dall’antichità classica, tessuti copti a de-
corazione ispirata dall’arte bisantina, tessuti copti a decora-
zione ispirata dall’arte sassanide, tessuti copti a decorazione

Influssi catalano-ispani scorgiamo pure, e signifi-
canti, a Napoli: e già li avverti Adolfo Venturi.1

Ma dove l’influsso catalano è notevolissimo è nella
troppo ignorata e dimenticata arte pittorica della Sar-
degna. Tutta la pittura sarda del xv secolo e di buona
parte del secolo xvi deriva dalla Spagna: questa diede
all’ancona sarda la forma, e in un con la forma diede
il contenuto.

Le macchinose ancone delle chiese dell’isola, ricche
nei fondi di stoffe preziose che spesso imitano mo-
delli arabo ispani, sovraccariche d’oro nei nimbi ri-
levati e nelle vesti dei santi, incorniciate da intagli
sontuosi di gotico fiorito, ritrovano nella penisola ibe-
rica, e specie nell’oriente di essa, i prototipi. Nel 400
vediamo operare in Sardegna Berengario Piccalull e
Giovanni da Barcellona; l’uno e l’altro evidentemente
catalani, come lo indica per il primo il cognome, per
il secondo la città natale. Nella stessa Pinacoteca di
Cagliari troviamo opere che offrono subito un riscontro
palese con quelle di Juan Cabrerà, di Pablo Vergós.
Sono esse opere catalane? Sono di imitatori sardi?
Nell’un caso e nell’altro conoscere tali opere e molte
altre consimili sparse per l'isola, è necessario alla co-
noscenza piena dell’arte catalana. Ma se il libro del
Sanpere non s’occupa della pittura sarda, esso offre
un ausilio prezioso a chi la farà oggetto dei suoi
studi.

Enrico Brunhli i.

1 Voglio qui avvertire come, anche nelle Pinacoteche dell’Italia
settentrionale e centrale, avvenga, non di rado, di incontrare opere
prettamente spagnole, sotto nomi tedeschi e fiamminghi. Così la
Santa Caterina del Museo di Pisa, che portò il nome di Luca di
Leida ; così una testa di Cristo, che è ancora attribuita al Diirer
nella Pinacoteca di Bologna e che a noi ricorda singolarmente la
Santa Faz della scuola del Bermejo, nella collezione Bosch a Ma-
drid. (Cfr. Sanpere, voi. II, pag. no-m).

BIBLIOGRAFICO.

ispirata dall’antica arte musulmana. L’articolo è degno di par-
ticolare attenzione.

222. Giglioli (Odoardo H.), Empoli artistica. [La
Toscana illustrata, II]. — Firenze, Lumachi, 1906.

La collezione, bene iniziata col volume dello Stiavelli su
L’Arte in Val di Nievole, continua meglio con quest’opera del
Giglioli, scritta con singolarissima diligenza e coscienza. Deve
anzi designarsi il libro, che non vuol essere se non una mo-
desta guida, come un modello del genere; poiché, mentre
non vi e una parola che sia inutile o superflua, ogni affer-
mazione viene esattamente e scupolosamente documentata. In
alcune questioni particolari potrebbe tuttavia farsi qualche ap-
punto al Giglioli; a esempio, egli definisce bene i caratteri
 
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