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G. ZIPPEL
All’opera suntuosa di rinnovamento e di abbellimento della basilica non fu tuttavia dato prin-
cipio che a cominciare dagli ultimi mesi del 1465; perciò l’annalista del nuovo gerarca, Gaspare
da Verona, poteva scrivere, al principio di codesto anno, magnificando i progetti edilizi di lui:
... « instauraturus est templum ipsum (sancti Marci), paene dirutum ».1 Esaminiamo, partita-
mente, l’opera grandiosa che il papa Barbo svolse anche in questo, fra i vari edilìzi trasfor-
mati o creati dalla sua munificenza.
Il tetto. — Già nella primavera del 1465 il «circospetto uomo» Bartolommeo di Pietro
Sacelli da Firenze riceveva dalla Camera apostolica l'incarico di far venire dalle selve di
Città di Castello c di Borgo Sansepolcro legnami d’ogni sorta « per la fabbrica dei tetti
« della basilica di San Pietro, della chiesa di San Marco e del palazzo apostolico ».2 A un
completo rinnovamento del tetto di San Marco non si procedè, tuttavia, prima del dicembre
di codesto anno: è del 23 novembre 1465 il contratto stipulato tra la Camera e Maestro
Bernardo fiorentino, il quale si obbligava di eseguire l’opera nello spazio di tre mesi, ga-
rante la Compagnia mercantile de’ Baroncelli, per il prezzo di 590 ducati d’oro. L’esistenza
di codesto documento fu segnalata dal Marini; 1 ma il dotto archivista della S. Sede si limitò
a indicarne la fonte archivistica e, inesattamente, la data. Vale la pena di riprodurre l’in
teressante contratto, che è il seguente :
« Anno a nativitate domini MCCCCLXV, die XXIII mensis novembris. Ven.lis vir d. Franciscus
de Burgo scriptor apostolicus et famulus S.ml d. n. pape, vice et nomine prefati S.ml d. n. pape, ex una,
et magister Bernardus... (lacuna) de Florentia carpentarius ex alia presentibus super tecto ecclesiae
sancti Marci de Urbe convenerunt et concordarunt ad invicem in capitulis inferius descriptis, que
omnia capitala promiserunt hinc in omnibus predictis una pars alteri et alter alteri observare, et sic
penes Camera se solemniter obligarunt et iurarunt Rome in Camera Apostolica, presentibus Nicolao
de Tolleto Notario et Egidio de Tocco et Aloisio de Campania scriptore in Registro Camere testibus,
et me Gferardo] de Vulterris. Tenor vero dictorum capitulorum de verbo ad verbum sequitur et est talis.
« Chel decto magistro Bernardo se obliga de levare tucti limbrici et legname vecchio desso tecto
et porlo ad salvamento sotto lo porto {sic) dessa chyesa ad tucte soy spese.
« Itera se obliga epso magistro Bernardo de refare epso tecto de legname de Castagno novo et
stagionato, de quella alteza grosseza et longheza et distanza dele corde et de tucto lo decto lavoro
chi siino suffitienti et recipienti, et in quello desegno che per la Santità de nostro Segnore, o d’altri
in nome d’essa, li sia dato, ad tucto legname ferramenta et ogni altra cosa ad spese de epso magistro
Bernardo, et che le diete corde siano polite et de socto modellate secondo che lo desegno li sarà dato,
per modo che sia recipiente a lo solaro che se haverà ad mectere.
« Itera, lo decto magistro Bernardo se obliga de mutare et impianellare epso tecto de bone pia-
nelle ben cocte, et semele de componete epso tecto de tegole et canali ben cocti et recipienti et bene
lennità, celebrata nel 1465, il nuovo papa offriva all’altar
maggiore di San Marco un calice di argento dorato e
smaltato (Muentz, II, 1x5). A questa, che non è la sola
notizia di sacri arredi donati dal Barbo alla sua chiesa
titolare (cfr. Dengel, op. cit., pag. 74), possiamo ag-
giungere la seguente: «Anno 1470, per s.mum d.mim
« n.rum jn festo Pasce fuerunt date d.no Doymo cubi-
« cuiario due ampollete de argento et una navicella
« de argento prò incensu ad consignandum in ecclesia
« s. Marci». (Arch. Rom., Computa cubiculari, 1468-
71, c. 185 b).
1 Vedi sopra, L’Arte, a. XIII, pag. 242. Anche l’ano-
nimo autore della Vita EugeniilV, (presso Ciaconius,
t. II, c. 1095) scriveva che Paolo II, divenuto papa,
« veteris titilli ac prioris domicilii charitate conino-
« nitus, coherentem (palatio) s. Marci basilicam, pene
« vetustate collapsam, ingenti opere restauravit ».
2 Salvacondotto per Bartolomeo, dei 13 aprile 1465,
in Arch. Vaticano, Diversorum Cameralìum to. 32,
C. III.
5 Archiatri pontifici, II, 199, nota 8. Il Marini vide
il documento nel registro, donde anche noi l’abbiam
tratto, nell’Archivio Vaticano, Diversorum Camera-
■lium to. 32, c. 184 b segg. Il contratto è riassunto
nelle rubricelle in principio del registro con queste
parole : Obligatio magistri Bernardi de Florentia car-
pentarii super reficendo tectum ecclesie sancti Marci
de Urbe,
G. ZIPPEL
All’opera suntuosa di rinnovamento e di abbellimento della basilica non fu tuttavia dato prin-
cipio che a cominciare dagli ultimi mesi del 1465; perciò l’annalista del nuovo gerarca, Gaspare
da Verona, poteva scrivere, al principio di codesto anno, magnificando i progetti edilizi di lui:
... « instauraturus est templum ipsum (sancti Marci), paene dirutum ».1 Esaminiamo, partita-
mente, l’opera grandiosa che il papa Barbo svolse anche in questo, fra i vari edilìzi trasfor-
mati o creati dalla sua munificenza.
Il tetto. — Già nella primavera del 1465 il «circospetto uomo» Bartolommeo di Pietro
Sacelli da Firenze riceveva dalla Camera apostolica l'incarico di far venire dalle selve di
Città di Castello c di Borgo Sansepolcro legnami d’ogni sorta « per la fabbrica dei tetti
« della basilica di San Pietro, della chiesa di San Marco e del palazzo apostolico ».2 A un
completo rinnovamento del tetto di San Marco non si procedè, tuttavia, prima del dicembre
di codesto anno: è del 23 novembre 1465 il contratto stipulato tra la Camera e Maestro
Bernardo fiorentino, il quale si obbligava di eseguire l’opera nello spazio di tre mesi, ga-
rante la Compagnia mercantile de’ Baroncelli, per il prezzo di 590 ducati d’oro. L’esistenza
di codesto documento fu segnalata dal Marini; 1 ma il dotto archivista della S. Sede si limitò
a indicarne la fonte archivistica e, inesattamente, la data. Vale la pena di riprodurre l’in
teressante contratto, che è il seguente :
« Anno a nativitate domini MCCCCLXV, die XXIII mensis novembris. Ven.lis vir d. Franciscus
de Burgo scriptor apostolicus et famulus S.ml d. n. pape, vice et nomine prefati S.ml d. n. pape, ex una,
et magister Bernardus... (lacuna) de Florentia carpentarius ex alia presentibus super tecto ecclesiae
sancti Marci de Urbe convenerunt et concordarunt ad invicem in capitulis inferius descriptis, que
omnia capitala promiserunt hinc in omnibus predictis una pars alteri et alter alteri observare, et sic
penes Camera se solemniter obligarunt et iurarunt Rome in Camera Apostolica, presentibus Nicolao
de Tolleto Notario et Egidio de Tocco et Aloisio de Campania scriptore in Registro Camere testibus,
et me Gferardo] de Vulterris. Tenor vero dictorum capitulorum de verbo ad verbum sequitur et est talis.
« Chel decto magistro Bernardo se obliga de levare tucti limbrici et legname vecchio desso tecto
et porlo ad salvamento sotto lo porto {sic) dessa chyesa ad tucte soy spese.
« Itera se obliga epso magistro Bernardo de refare epso tecto de legname de Castagno novo et
stagionato, de quella alteza grosseza et longheza et distanza dele corde et de tucto lo decto lavoro
chi siino suffitienti et recipienti, et in quello desegno che per la Santità de nostro Segnore, o d’altri
in nome d’essa, li sia dato, ad tucto legname ferramenta et ogni altra cosa ad spese de epso magistro
Bernardo, et che le diete corde siano polite et de socto modellate secondo che lo desegno li sarà dato,
per modo che sia recipiente a lo solaro che se haverà ad mectere.
« Itera, lo decto magistro Bernardo se obliga de mutare et impianellare epso tecto de bone pia-
nelle ben cocte, et semele de componete epso tecto de tegole et canali ben cocti et recipienti et bene
lennità, celebrata nel 1465, il nuovo papa offriva all’altar
maggiore di San Marco un calice di argento dorato e
smaltato (Muentz, II, 1x5). A questa, che non è la sola
notizia di sacri arredi donati dal Barbo alla sua chiesa
titolare (cfr. Dengel, op. cit., pag. 74), possiamo ag-
giungere la seguente: «Anno 1470, per s.mum d.mim
« n.rum jn festo Pasce fuerunt date d.no Doymo cubi-
« cuiario due ampollete de argento et una navicella
« de argento prò incensu ad consignandum in ecclesia
« s. Marci». (Arch. Rom., Computa cubiculari, 1468-
71, c. 185 b).
1 Vedi sopra, L’Arte, a. XIII, pag. 242. Anche l’ano-
nimo autore della Vita EugeniilV, (presso Ciaconius,
t. II, c. 1095) scriveva che Paolo II, divenuto papa,
« veteris titilli ac prioris domicilii charitate conino-
« nitus, coherentem (palatio) s. Marci basilicam, pene
« vetustate collapsam, ingenti opere restauravit ».
2 Salvacondotto per Bartolomeo, dei 13 aprile 1465,
in Arch. Vaticano, Diversorum Cameralìum to. 32,
C. III.
5 Archiatri pontifici, II, 199, nota 8. Il Marini vide
il documento nel registro, donde anche noi l’abbiam
tratto, nell’Archivio Vaticano, Diversorum Camera-
■lium to. 32, c. 184 b segg. Il contratto è riassunto
nelle rubricelle in principio del registro con queste
parole : Obligatio magistri Bernardi de Florentia car-
pentarii super reficendo tectum ecclesie sancti Marci
de Urbe,