Note sul Quercino
33
Nel mezzo un cavaliere, offrendo la mano ad una fanciulla piena di agilità e di grazia
nelle movenze e civettuola sotto l’ampio cappellone che ne adombra il viso, si dispone ad
aprire la danza. Nel fondo, presso il portico che fiancheggia la chiesa, un mereiaio ha riz-
zato la sua baracca e alcune donne gli stanno intorno a comperare leccornie e gingilli.
Il campo della scena è limitato ai lati da due grossi alberi che le molte intemperie
hanno mutilato de’più deboli rami: presso l’uno si è fermata una sontuosa berlina che
reca nuovi spettatori alla festa, e dietro l’altro si appia-ttano in agguato tre armati, dei quali
uno sta caricando l’archibugio e un altro si accinge a colpire qualcuno degli intervenuti.
Nell’altro quadretto (figo 2) l’azione dei personaggi è di colpo mutata, ma il luogo della
scena è sempre il medesimo, ed è da notare come l’artista, con la cura minuta e inteligente
dei particolari, abbia saputo mutarne sostanzialmente il carattere. L’ingenuo e piacevole
Fig- 1 — Guercino : Festa campestre Cento, Pinacoteca Comunale.
sollazzo al quale era poco prima disposta la gaia folla giovanile si è in un baleno mutato
in un tafferuglio scomposto, nella tragica, improvvisa, brutale violenza del sangue.
Non ostante la calca de’ fuggenti che si rifugiano a sinistra del viottolo che gira presso
la chiesa e il tumulto della rissa nello spiazzo al primo piano del quadro, la scena pare sia
rimasta deserta.
11 fondo, che nel primo quadro era limitato e ristretto dalla folla festante, s’è in questo
secondo, grandemente ampliato e sfugge lontano dietro la linea incerta della strada sulla
quale la carrozza rorre a rompicollo inseguita da un archibusiere. Il fuggi fuggi ha lasciato
libero lo sguardo verso il fianco della chiesa e il muro grigio e monotono del cimitero, che
poteva prima passare inosservato, diventa ora uno degli elementi principali del paesaggio
e, insieme alla fila delle panche vuote e alla baracca abbandonata del mereiaio, aggiunge
evidenza e carattere alla scena.
C’è nel modo di raccontare l’episodio tragico una leggiera e indefinita ironia, un intento
satirico mite e bonario, un umorismo facile e grossolano che si lascia indovinare più che
non si mostri apertamente nel modo di caricare un po’le tinte dell’ira e della paura, nello
sgangherare le attitudini de’ personaggi, nel contrapporre la risolutezza ostinata de’ più ani-
mosi al pazzo spavento e al comico pigia pigia de’ più imbelli.
L'Arte. XIV, 5.
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Nel mezzo un cavaliere, offrendo la mano ad una fanciulla piena di agilità e di grazia
nelle movenze e civettuola sotto l’ampio cappellone che ne adombra il viso, si dispone ad
aprire la danza. Nel fondo, presso il portico che fiancheggia la chiesa, un mereiaio ha riz-
zato la sua baracca e alcune donne gli stanno intorno a comperare leccornie e gingilli.
Il campo della scena è limitato ai lati da due grossi alberi che le molte intemperie
hanno mutilato de’più deboli rami: presso l’uno si è fermata una sontuosa berlina che
reca nuovi spettatori alla festa, e dietro l’altro si appia-ttano in agguato tre armati, dei quali
uno sta caricando l’archibugio e un altro si accinge a colpire qualcuno degli intervenuti.
Nell’altro quadretto (figo 2) l’azione dei personaggi è di colpo mutata, ma il luogo della
scena è sempre il medesimo, ed è da notare come l’artista, con la cura minuta e inteligente
dei particolari, abbia saputo mutarne sostanzialmente il carattere. L’ingenuo e piacevole
Fig- 1 — Guercino : Festa campestre Cento, Pinacoteca Comunale.
sollazzo al quale era poco prima disposta la gaia folla giovanile si è in un baleno mutato
in un tafferuglio scomposto, nella tragica, improvvisa, brutale violenza del sangue.
Non ostante la calca de’ fuggenti che si rifugiano a sinistra del viottolo che gira presso
la chiesa e il tumulto della rissa nello spiazzo al primo piano del quadro, la scena pare sia
rimasta deserta.
11 fondo, che nel primo quadro era limitato e ristretto dalla folla festante, s’è in questo
secondo, grandemente ampliato e sfugge lontano dietro la linea incerta della strada sulla
quale la carrozza rorre a rompicollo inseguita da un archibusiere. Il fuggi fuggi ha lasciato
libero lo sguardo verso il fianco della chiesa e il muro grigio e monotono del cimitero, che
poteva prima passare inosservato, diventa ora uno degli elementi principali del paesaggio
e, insieme alla fila delle panche vuote e alla baracca abbandonata del mereiaio, aggiunge
evidenza e carattere alla scena.
C’è nel modo di raccontare l’episodio tragico una leggiera e indefinita ironia, un intento
satirico mite e bonario, un umorismo facile e grossolano che si lascia indovinare più che
non si mostri apertamente nel modo di caricare un po’le tinte dell’ira e della paura, nello
sgangherare le attitudini de’ personaggi, nel contrapporre la risolutezza ostinata de’ più ani-
mosi al pazzo spavento e al comico pigia pigia de’ più imbelli.
L'Arte. XIV, 5.