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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 14.1911

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Fasc. 2
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Erbach-Fürstenau, Adalbert: La miniatura bolognese nel trecento, [2]: (Studi su Nicolò di Giacomo)
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https://doi.org/10.11588/diglit.24138#0141

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LA MINIATURA BOLOGNESE NEL TRECENTO

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metodo della pittura decorativa, del tutto proprio del pseudo-Nicolò, e che entrò nello studio
di Nicolò soltanto dopo la morte del pseudo-Nicolò.

Nel vat. lat. 1456 si trovano già i tipi favoriti dal maestro più giovane che non si
stanca di ripetere sino agli ultimi anni. Per darne solo qualche esempio : nel foglio / il car-
dinale che sta con un libro in mano nella prima fila a sinistra del papa, poi nella fila seconda
il giovane scrivano dalle guancie piene, che tiene la penna davanti gli occhi, poscia nel
foglio iniziale del libro secondo un giuresconsulto che sta nella seconda fila vicino al vescovo,
presentando al principe della Chiesa un rotolo di scritture. Lo stesso tipo di scienziato riempie
quale mezza figura più sotto la prima iniziale.

Il papa barbuto non corrisponde ancora alla testa caratteristica usata in seguito da
Nicolò. Egli porta già tre anelli dentellati d’oro
sulla tiara.

Per quanto sappiamo, questo è il primo
esempio della corona papale di forma più mo-
derna. (Non si deve tenere conto della tiara
nell’affresco dì Giotto in S. Croce perchè è stata
dipinta del tutto di nuovo). Il papa è contraddi-
stinto, del resto, soltanto mediante un tappeto
teso dietro le sue spalle e non, come molte
volte è usato, da una sedia elevata a guisa
di trono, mentre al contrario il vescovo del
quadro iniziale del capitolo secondo sta seduto
su di un sedile di legno elevato, dai bracciuoli
larghi, un sedile che Nicolò assegna in se-
guito solo al papa. L’evoluzione dell’artista
mostra di svolgersi in meglio anche nell’anno
seguente. Non vogliamo qui ripetere le de-
scrizioni del Neuwirth e del Eisler, del Liber
sextus decretalium della biblioteca capitolare
di san Pietro, XII, io-a, a Salisburgo e ci limi-
tiamo quindi a pochi cenni.

Una parte del manoscritto proviene da
uno scrittore tedesco. Tutte le miniature che
servono da introduzione a detto manoscritto,
furono fatte prima dello scritto. Lo spazio che
doveva occupare il testo era calcolato per la scrittura accurata italiana, non per quella
tedesca per di più fatta in fretta, che occupò molto meno spazio.

Per questo motivo due fogli prima della miniatura rimasero vuoti ; ciò non si sarebbe
verificato, se le miniature non fossero esistite prima del testo.

L’opera appare piacevole per la grazia ingenua e non ricercata delle figure femminili e
per aggruppamenti e movenze naturali. Il disegno è relativamente corretto ; però Nicolò non
si preoccupa affatto di dare agli uomini anziani piccole e delicate manine da donna. Qui
egli ricade nel suo antico errore (cfr. l’ufficio di Kremsmùnster).

Di tali ed altre deficenze egli ci compensa con motivi tolti dal vero e con tratti di
genere che hanno nulla di comune con i concetti tradizionali.

L’adorazione dei re Magi manifesta nel modo migliore tutti i pregi della sua arte e docu-
menta in prima linea una certa autonomia di fronte ai coetanei più celebri. Il re anziano
nella prima fila inginocchiatosi afferra con le mani entrambi i piedi del divino bambino
baciandogli il piede sinistro, mentre il bambino alza le mani in segno di benedizione. Il
secondo re, quasi abbacinato dalla stella che sta sopra la capanna di paglia, verso la quale
egli guarda, porta la mano all'occhio. Ancora più a destra il terzo dei magi incoronati toglie
 
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