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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 14.1911

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Fasc. 2
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Erbach-Fürstenau, Adalbert: La miniatura bolognese nel trecento, [2]: (Studi su Nicolò di Giacomo)
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https://doi.org/10.11588/diglit.24138#0143

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LA MINIATURA BOLOGNESE NEL TRECENTO

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resco nel suo effetto totale con tentativo di ridare le luci e le ombre delle teste nell’opera
antica di Kremsmùnster.

Il motivo, da per sè abbastanza noioso, dei gradi di parentela fornisce al pittore abbon-
dante occasione di presentare il suo tipo di donna. Come si può facilmente pensare, tutte
le donne e fanciulle si uniformano al tipo della Madonna. Per quanto siano bellissime le
singole figure, tuttavia applicate in gran copia esse producono un effetto monotono. Nicolò
si serve nel codice di Salisburgo, per la prima volta, del fondo variopinto o marrone-
nerastro ornato di spirali d’oro. Quasi alla medesima epoca delle miniature salisburgesi risale
la figurazione iniziale della novella di Giovanni d’Andrea (Ambrosiana, B, 42, inf.). Le alle-
gorie e le personificazioni delle virtù e delle scienze sono le medesime belle donne che già
vedemmo nel summenzionato manoscritto. Le teste degli uomini, fatte in gran parte, secondo

Fig. 5 —1 Salzburg H. Peter.

il medesimo modello, come quelle dell’ufficio di Kremsmùnster, conservano ancora un’origi-
nalità apparènte.

La capacità di eseguire le teste degli uomini a mo’ di ritratti è caratteristica di Nicolò
in tutte le sue opere giovanili ; pregio codesto che forse non è stato abbastanza apprezzato
dai contemporanei, poiché diversamente il maestro non sarebbe caduto a tal grado, nel
manierismo proprio nell’epoca del suo lavoro più produttivo.

Leon Dorez è riuscito nella sua eccellente pubblicazione : La canzone della virtù e delle
scienze, di dare la prova, che la miniatura di Milano s’accorda, secondo il suo contenuto,
ai disegni di Chantilly; da questo fatto egli conclude esserne Nicolò l’autore intellettuale.
Per quanto detta opinione possa essere fondata, tuttavia sarebbe strano, se il disegnatore
della Canzone molto abile e stilisticamente indipendente dalla scuola bolognese, avesse ripe-
tuto breve tempo dopo, in maniera libera, quel foglio dipinto nell’anno 1354.

Per presentare chiaramente tutte le virtù e tutti i vizi Nicolò costringe le figura-
zioni allegoriche e specialmente le ultime, ad assumere atteggiamenti assolutamente non
naturali, mentre il disegnatore summenzionato è scevro di questo difetto. Noi crediamo che
 
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