STALLI CORALI IN SICILIA
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in fondo, un bove e un asinelio stanno a pascolare. Il Bambino è disteso sulla nuda terra
fra la Vergine e San Giuseppe in atto di adorazione. Come nelle tavolette bizantine, così
anche qui, nella parte superiore, è rappresentato l’annuncio ai pastori dato dagli angioli recanti
un cartello con la nota leggenda: «Gloria in excelsis Deo et in terra pax hominibus ». La
figura del Santo padovano è resa di profilo ed offre due attributi : un ramoscello di gigli
nella destra ed un volume nella sinistra. La scena dell’Annunciazione si svolge su due specchi
contigui : da una parte, è la Vergine in piedi con un volume fra le mani, mentre una colomba
a sinistra, le va incontro; nell’alto dello specchio medesimo è incisa la data MCCCCLXxXVIlIi ;
dall’altra, l’Arcangelo si avanza chino, sorreggendo nella destra una palma attorno a cui è
avvolto un cartello con la scritta: « Ave . . . Gracia piena ... ». Sopra, a sinistra, si vede la
Fig. 8 — Palermo, San Martino delle Scale
Stalli corali. Particolare — (Fotografia Brogi).
mezza figura dell’Eterno col globo. La tecnica di questo lavoro di tarsia presenta le seguenti
particolarità : l’artista ha ritagliata la figura nel legno acero, le ha dato quindi col bulino i
contorni, il disegno delle vesti, e tutti gli altri tratti inerenti, dopo di che l’ha innestata
nell’incavo praticato nella grossa impellicciatura di noce. Alcuni accessori poi egli ha com-
pletato con la tessellatura, come pure allo stesso sistema è ricorso per la decorazione del
fregio inferiore degli specchi. Quivi spira una calda aura di Rinascimento e l’arte classica
vi fiorisce e vi germoglia rigogliosamente. Al contrario, le mensole, pur esse di noce e con
ricco lavoro di traforo, presentano un carattere spiccatamente medioevale. Sono veri esem-
plari di scalpello dove le belle foglie di acanto si accartocciano in vario senso e dove fra
esse balza qualche figura grottesca o fantasticamente zoomorfa. Chi è l’autore di questi stalli
corali, i cui avanzi malconci richiedon oggi pronto riparo? Il Di Marzo, nell’esaltarne la. bel-
lezza, non sa darci alcuna notizia e si limita solo a notare che in quel tempo, in questo
estremo angolo di Sicilia, viveva quel tal Nardo di Lentini da Noto, che nel 1458 eseguiva
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in fondo, un bove e un asinelio stanno a pascolare. Il Bambino è disteso sulla nuda terra
fra la Vergine e San Giuseppe in atto di adorazione. Come nelle tavolette bizantine, così
anche qui, nella parte superiore, è rappresentato l’annuncio ai pastori dato dagli angioli recanti
un cartello con la nota leggenda: «Gloria in excelsis Deo et in terra pax hominibus ». La
figura del Santo padovano è resa di profilo ed offre due attributi : un ramoscello di gigli
nella destra ed un volume nella sinistra. La scena dell’Annunciazione si svolge su due specchi
contigui : da una parte, è la Vergine in piedi con un volume fra le mani, mentre una colomba
a sinistra, le va incontro; nell’alto dello specchio medesimo è incisa la data MCCCCLXxXVIlIi ;
dall’altra, l’Arcangelo si avanza chino, sorreggendo nella destra una palma attorno a cui è
avvolto un cartello con la scritta: « Ave . . . Gracia piena ... ». Sopra, a sinistra, si vede la
Fig. 8 — Palermo, San Martino delle Scale
Stalli corali. Particolare — (Fotografia Brogi).
mezza figura dell’Eterno col globo. La tecnica di questo lavoro di tarsia presenta le seguenti
particolarità : l’artista ha ritagliata la figura nel legno acero, le ha dato quindi col bulino i
contorni, il disegno delle vesti, e tutti gli altri tratti inerenti, dopo di che l’ha innestata
nell’incavo praticato nella grossa impellicciatura di noce. Alcuni accessori poi egli ha com-
pletato con la tessellatura, come pure allo stesso sistema è ricorso per la decorazione del
fregio inferiore degli specchi. Quivi spira una calda aura di Rinascimento e l’arte classica
vi fiorisce e vi germoglia rigogliosamente. Al contrario, le mensole, pur esse di noce e con
ricco lavoro di traforo, presentano un carattere spiccatamente medioevale. Sono veri esem-
plari di scalpello dove le belle foglie di acanto si accartocciano in vario senso e dove fra
esse balza qualche figura grottesca o fantasticamente zoomorfa. Chi è l’autore di questi stalli
corali, i cui avanzi malconci richiedon oggi pronto riparo? Il Di Marzo, nell’esaltarne la. bel-
lezza, non sa darci alcuna notizia e si limita solo a notare che in quel tempo, in questo
estremo angolo di Sicilia, viveva quel tal Nardo di Lentini da Noto, che nel 1458 eseguiva