LA COLLEZIONE MOND
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dell’Hortus Conclusus, che pur offriva ai pittori primitivi di Verona, del Reno, di Francia,
della Fiandra, ecc., l’occasione alle composizioni idilliche della Madonna seduta sull’erba,
in un giardino chiuso da muri, da siepi di rose, o da altro riparo, con attorno sante o
angeli che colgono fiori o che suonano e cantano, composizioni che si debbono considerare
i più deliziosi e gentili prodotti dell’arte del periodo primitivo.1
La tenda, motivo derivato dall’arte classica — il Peripetasma — ci dimostra che la rap-
presentazione è ideale, e che qui si tratta di un luogo santo, un santuario, la Madonna stessa
essendo il Tempio di Dio. Ma la vera chiave del dipinto è il pomo mistico; e qui, secondo
il Richter, abbiamo un’allusione allo stesso soggetto che il Bellini ha trattato diffusamente
e con somma bellezza nella così detta « Allegoria » degli Uffizi, che il compianto dottor
FìR- 3 — Vincenzo Catena: Vergine con il Bambino, Santi e Donatori. Londra, coll. Ludwig Mond.
G. Ludwig ha creduto essere le « Anime del Purgatorio, secondo il poema di Guillaume
Deguillevilles, dal titolo: Le Pélerinage de l’Arne».2 Accenniamo appena a questa scoperta
1 Anche nella metà del Quattrocento questa com-
posizione era ancora ricercata, come dimostra l’in-
cantevole tavola del Foppa nella collezione Nosèda a
Milano.
2 V. Jahrbuch d. K. Preussischen Kunstsammlun-
gen, 1902. Il Richter corregge questa ortografia, chia-
mandolo G. de Guilleville. Era un monaco Cisterciense
e scriveva il poema nel 1335. Per quelli che non co-
noscono il poema, esso è il racconto del pellegrinaggio
di un anima attraverso il purgatorio e l’inferno, ac-
compagnata dal suo angelo custode. In purgatorio
vede due alberi che erano già nel paradiso terrestre.
L’uno, senza foglie pel peccato di Adamo, era l’albero
della Scienza, l’altro era l’albero della Vita, sotto il
quale stavano a raccogliere frutta numerose anime
appena nate. L’angelo racconta all’anima pellegrina
che, dopo il peccato di Adamo, l’albero della Scienza
non produsse che frutti acerbi. Iddio perciò l’inne-
stava con un rampollo della radice di Jesse; il pomo
cresciuto da tale innesto — Sant’Anna — ha prodotto
un fiore bellissimo e un pomo perfetto, la Vergine e
Cristo (V. anche, Purgatorio, XXVII, 115). La Giu-
stizia domandò che questo pomo fosse dato all’albero
secco ad onta delle rimostranze dell’albero verdeg-
giante. Finalmente fu dato per comando di Dio all’al-
bero secco, che subito si copri di fiori e di frutta.
(V. anche Purgatorio, XXXII). Allegoria che, breve-
mente detto, significa la Redenzione dell’umanità per
il sacrificio dell’ Incarnato Figlio di Dio.
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dell’Hortus Conclusus, che pur offriva ai pittori primitivi di Verona, del Reno, di Francia,
della Fiandra, ecc., l’occasione alle composizioni idilliche della Madonna seduta sull’erba,
in un giardino chiuso da muri, da siepi di rose, o da altro riparo, con attorno sante o
angeli che colgono fiori o che suonano e cantano, composizioni che si debbono considerare
i più deliziosi e gentili prodotti dell’arte del periodo primitivo.1
La tenda, motivo derivato dall’arte classica — il Peripetasma — ci dimostra che la rap-
presentazione è ideale, e che qui si tratta di un luogo santo, un santuario, la Madonna stessa
essendo il Tempio di Dio. Ma la vera chiave del dipinto è il pomo mistico; e qui, secondo
il Richter, abbiamo un’allusione allo stesso soggetto che il Bellini ha trattato diffusamente
e con somma bellezza nella così detta « Allegoria » degli Uffizi, che il compianto dottor
FìR- 3 — Vincenzo Catena: Vergine con il Bambino, Santi e Donatori. Londra, coll. Ludwig Mond.
G. Ludwig ha creduto essere le « Anime del Purgatorio, secondo il poema di Guillaume
Deguillevilles, dal titolo: Le Pélerinage de l’Arne».2 Accenniamo appena a questa scoperta
1 Anche nella metà del Quattrocento questa com-
posizione era ancora ricercata, come dimostra l’in-
cantevole tavola del Foppa nella collezione Nosèda a
Milano.
2 V. Jahrbuch d. K. Preussischen Kunstsammlun-
gen, 1902. Il Richter corregge questa ortografia, chia-
mandolo G. de Guilleville. Era un monaco Cisterciense
e scriveva il poema nel 1335. Per quelli che non co-
noscono il poema, esso è il racconto del pellegrinaggio
di un anima attraverso il purgatorio e l’inferno, ac-
compagnata dal suo angelo custode. In purgatorio
vede due alberi che erano già nel paradiso terrestre.
L’uno, senza foglie pel peccato di Adamo, era l’albero
della Scienza, l’altro era l’albero della Vita, sotto il
quale stavano a raccogliere frutta numerose anime
appena nate. L’angelo racconta all’anima pellegrina
che, dopo il peccato di Adamo, l’albero della Scienza
non produsse che frutti acerbi. Iddio perciò l’inne-
stava con un rampollo della radice di Jesse; il pomo
cresciuto da tale innesto — Sant’Anna — ha prodotto
un fiore bellissimo e un pomo perfetto, la Vergine e
Cristo (V. anche, Purgatorio, XXVII, 115). La Giu-
stizia domandò che questo pomo fosse dato all’albero
secco ad onta delle rimostranze dell’albero verdeg-
giante. Finalmente fu dato per comando di Dio all’al-
bero secco, che subito si copri di fiori e di frutta.
(V. anche Purgatorio, XXXII). Allegoria che, breve-
mente detto, significa la Redenzione dell’umanità per
il sacrificio dell’ Incarnato Figlio di Dio.