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GIUSEPPE ZIPPEL
Ottavia)1 incastrate in eleganti pilastri, poggiava il pulpito, sopra il quale s’ergevano pilastri
e vòlte simili al portico sottostante ; quivi per la prima volta si ebbe la monumentale ripro-
duzione delle linee robuste e slanciate del Colosseo, quali si ammirano ancor oggi in un edifìcio
di età quasi contemporanea alla Loggia, il grande cortile del palazzo di Venezia. La marmorea
loggia della benedizione, al cui ornamento dovevano altresì concorrere opere di statuaria,1 2
fu cominciata a edificare, con materiali in gran parte scavati ad Ostia e a Porto,3 verso
il 1463; l’anno seguente, alla morte del papa, non si era -peranco giunti al compimento
delle arcate inferiori. .Sullo stato dei lavori in codesto momento ci offrono qualche infor-
Fig. 2 — Il Vaticano, verso la fine del sec. xv (dalla Pianta Mantovana di Roma)
(Fotografia Sansaini).
mazione le due cedole originali, conservate in un registro camerale del tempo di Paolo II,
che qui riproduciamo : 4 5
1 II Muentz, I, pag. 267, che mise in luce i do-
cumenti riguardanti il trasporto di codeste colonne
« de sancto Angelo de Urbe», pensava al Castel San-
t’Angelo; si tratta invece di Sant’Angelo in Pescheria,
ossia degli avanzi del Portico di Ottavia (cfr. Huelsen,
in Ballettino d. Commissione Archeologica Comunale,
Roma, 1892, pag. 46.
2 II 16 giugno 1464, vengono assegnati a Paolo di
Mariano 100 ducati per complemento di mercede « prò
« manifactura et magisterio statuae seu ymaginis per
« cum factae prò pulpito benedictionis basilicae »
(Muentz, I, 283). Nessun altra traccia abbiam trovato
di codesta opera del marmoraro famoso.
5 Questo, del saccheggio dei marmi antichi di Ostia,
è uno de’ capisaldi per l’accusa mossa, non ingiusti-
ficatamente, al papa Piccolomini di poco rispetto a
quegli avanzi dell’antichità, di cui voleva egli stesso,
ne’ suoi decreti, puniti i profanatori. Nel caso speciale,
però, è giusto osservare come grande quantità di co-
desti marmi giacessero in quel luogo, come narra lo
stesso papa ne’ suoi Commentari (ed. di Basilea, pa-
gina 302), non ancora lavorati ( « frusta multa jacent
scabra atipie impolita ») : onde si riteneva che fossero
materiali quivi trasportati dai monti di Liguria dai
mercatanti, per venderli ai Romani. Ed è presumibile
che di tale materia greggia si valesse Pio II ; cfr. Ar-
chivio Vaticano, Introitus et exitus n. 453, c. 190iz
(5 maggio 1463) : si pagano fr. 20 « magistro Pagno
« de Florentia sculptori, prò suo salario ad incidendum
« marmora apud Ostiarn prò fabrica pulpiti benedic-
« doni S. Patri de Urbe»; cfr. ibxd., c. 197Ì, e Muentz,
I, pag. 268.
4 I due foglietti, staccati, di mano del sec. xv, tro-
vatisi inseriti nel volume Fabbrica di S, Marco, copie
GIUSEPPE ZIPPEL
Ottavia)1 incastrate in eleganti pilastri, poggiava il pulpito, sopra il quale s’ergevano pilastri
e vòlte simili al portico sottostante ; quivi per la prima volta si ebbe la monumentale ripro-
duzione delle linee robuste e slanciate del Colosseo, quali si ammirano ancor oggi in un edifìcio
di età quasi contemporanea alla Loggia, il grande cortile del palazzo di Venezia. La marmorea
loggia della benedizione, al cui ornamento dovevano altresì concorrere opere di statuaria,1 2
fu cominciata a edificare, con materiali in gran parte scavati ad Ostia e a Porto,3 verso
il 1463; l’anno seguente, alla morte del papa, non si era -peranco giunti al compimento
delle arcate inferiori. .Sullo stato dei lavori in codesto momento ci offrono qualche infor-
Fig. 2 — Il Vaticano, verso la fine del sec. xv (dalla Pianta Mantovana di Roma)
(Fotografia Sansaini).
mazione le due cedole originali, conservate in un registro camerale del tempo di Paolo II,
che qui riproduciamo : 4 5
1 II Muentz, I, pag. 267, che mise in luce i do-
cumenti riguardanti il trasporto di codeste colonne
« de sancto Angelo de Urbe», pensava al Castel San-
t’Angelo; si tratta invece di Sant’Angelo in Pescheria,
ossia degli avanzi del Portico di Ottavia (cfr. Huelsen,
in Ballettino d. Commissione Archeologica Comunale,
Roma, 1892, pag. 46.
2 II 16 giugno 1464, vengono assegnati a Paolo di
Mariano 100 ducati per complemento di mercede « prò
« manifactura et magisterio statuae seu ymaginis per
« cum factae prò pulpito benedictionis basilicae »
(Muentz, I, 283). Nessun altra traccia abbiam trovato
di codesta opera del marmoraro famoso.
5 Questo, del saccheggio dei marmi antichi di Ostia,
è uno de’ capisaldi per l’accusa mossa, non ingiusti-
ficatamente, al papa Piccolomini di poco rispetto a
quegli avanzi dell’antichità, di cui voleva egli stesso,
ne’ suoi decreti, puniti i profanatori. Nel caso speciale,
però, è giusto osservare come grande quantità di co-
desti marmi giacessero in quel luogo, come narra lo
stesso papa ne’ suoi Commentari (ed. di Basilea, pa-
gina 302), non ancora lavorati ( « frusta multa jacent
scabra atipie impolita ») : onde si riteneva che fossero
materiali quivi trasportati dai monti di Liguria dai
mercatanti, per venderli ai Romani. Ed è presumibile
che di tale materia greggia si valesse Pio II ; cfr. Ar-
chivio Vaticano, Introitus et exitus n. 453, c. 190iz
(5 maggio 1463) : si pagano fr. 20 « magistro Pagno
« de Florentia sculptori, prò suo salario ad incidendum
« marmora apud Ostiarn prò fabrica pulpiti benedic-
« doni S. Patri de Urbe»; cfr. ibxd., c. 197Ì, e Muentz,
I, pag. 268.
4 I due foglietti, staccati, di mano del sec. xv, tro-
vatisi inseriti nel volume Fabbrica di S, Marco, copie