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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 14.1911

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Fasc.3
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Severi, Aldo: Esposizione internazionale di belle arti: L'arte italiana
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https://doi.org/10.11588/diglit.24138#0258

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ALDO SEVERI

* * *

Gli Italiani dunque son stati mandati al macello ; e poiché non giova, di certo, l’argo-
mento addotto che dell’arte nostra passata son piene le Gallerie e i Musei di Roma, vorrei
provarmi a salvare dalla strage io, i nostri buoni artisti, prendendoli in esame senza pensare
ai possibili, eventuali paragoni, che la vicinanza delle sale straniere potrebbe suggerire. Ma
se nji provo a contare gli artisti di fama riconosciuta da tutti e sulle cui opere siamo usi
a fondare le nostre più liete speranze, vedo purtroppo che una buona metà si son ritirati
in isdegnoso — o in modesto? — silenzio. Perchè? È stata la loro coscienza così rigida e
rigorosa che li ha trattenuti dall’esporre ? E stata l’apatia o la sfiducia ? oppure è stato mal-
contento o dispetto? Io non so. Ma il fatto non sussiste meno per questo. E gli assenti
son molti.

Giudichiamo dunque i presenti. L’impressione prima che ci colpisce è, a dir vero, la
mediocrità, la mediocrità inventiva ed intellettuale sopratutto, dei nostri artisti. Essi, gene-
ralmente, — e le eccezioni sono straordinariamente poche! — difettano di cultura; direi anzi
che ne sono affatto privi. Quando anche universalmente non lo si sapesse, lo si desumerebbe
dai quadri che vanno esponendo da tanti anni ! E nel dire cultura non intendo quella serie
di imparaticci mal digeriti o quel vano atteggiarsi a cultori di molteplici discipline, per cui
taluno dei nostri pittori e scultori fa, a volta a volta, il romanziere o il poeta, lo storico o
il filosofo. No. Io intendo quel nobile desiderio di coltivarsi, per cui si prende l’abito a
pensare, a riguardare in sé stessi è si acquista quella maggior elasticità, quella duttile ca-
pacità ad apprendere e a comprendere ; per cui le energie, le attività cerebrali si formano
e si evolvono.

Non amo dunque la pittura e la scultura tematica, l’arte sovraccarica, soffocata dalla
astrusa sovrapposizione di una qualsiasi concezione cerebrale, ma l’arte che rivela nell’ar-
tista una qualche profondità di pensiero, di visione, di emozione, di semplice ricerca od
osservazione. È innegabile che codesta forza di pensiero, nei nostri artisti fa quasi sempre
difetto.

Da questo, scaturisce l’uggioso, lo stucchevole ripetersi continuo che fanno alcuni di essi,
per i quali la scenetta di caffè concerto, la venditrice di frutta, il déshabiller delle donnine
sono la fonte unica, perenne, immutevole delle loro concezioni artistiche.

Da questo, scaturisce il vergognoso plagiare nel quale molti snervano, consumano le
loro qualità di tecnici, non rare volte, prodigiosi, e rendono sterili, atrofiche le attitudini
inventive e di pensiero di cui possano esser eventualmente dotati.

In questa mostra di Roma, nella quale era logico il presumere e lo sperare di vedere
il capolavoro di molti artisti, quasi ogni opera accusa invece l’imitazione, o il ripetersi con-
tinuo. Manca quella sincerità che dovrebbe costituire la qualità imprescindibile di ogni artista ;
abbonda al contrario povertà di sentimento e di pensiero, ed impera la più futile super-
ficialità.

Tecnici valorosi non mancano. Basterebbe quel grande artistaccio, com’è stato con pro-
fonda arguzia definito il Mancini. Certo il bellissimo moschettiere in rosso ed alcuni dei
ritratti femminili del Mancini sono come «pezzi di pittura» veramente straordinari (nono-
stante la stagnola prodigata a raffigurare i lustri di una veste intessuta d’argento). E più ancora
sorprendente, è il nudo dipinto circa dodici anni addietro, dove la modellatura è così sapiente
e la colorazione così misteriosa e suggestiva da far rimpiangere il Mancini del passato.

Ma non può e non deve esser la tecnica l’unica meta degli artisti. E poiché è mio in-
tendimento incitare quanto più e meglio posso gli artisti ad una più sottile ricerca della loro
intima personalità ed a conquiste più alte, voglio prima, a titolo d’onore, cercare fra i nostri
quelli che, in questa mostra, danno prova di saper vedere intorno a loro qualche cosa di
più interessante che i vieti spettacoli, e i vieti motivi.
 
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