LUCA SIGNORELLI, IL PERUGINO E PIER D’ANTONIO DEI
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David nella scena della « Vocazione degli Apostoli », — così il Perugino trasse prò dell’opera
di Pier d’Antonio Dei, già suo compagno a Loreto. Due storie pare sien già state eseguite
nell’ottobre del 1481, quando si stipulò la Locatio pichtre Capeìle magne nove palacìi apo-
stolici, poi che si fece parola di dieci e non di dodici istorie ; oppure, come è più proba-
bile, nel ripartire i campi, si trovò poi più consentanea la divisione in dodici piuttosto che
nei dieci della Locatio. Fatto è che assegnando, come già proposi, a Fra’ Diamante la scena
della « Sommersione dell’esercito di Faraone », al Perugino restavano da eseguire quattro
storie, più il grande affresco nel fondo della cappella, dove poi tuonò il « Giudizio Univer-
sale » di Michelangelo. Era naturale che il pittore ricorresse ad aiuti, e si servisse di Pier
d’Antonio Dei, perfino dell'esordiente garzone Pinturicchio e di altri seguaci. Nella Locatio
Fig. 17 — Pier d’Antonio Dei: Due Apostoli. Cappella Sistina in Roma
Particolare della «Consegna delle chiavi»—(Fot. Anderson).
non è parola nè di Pier d’Antonio Dei, nè del Pinturicchio, nè d'altri aiuti di pittori locatari
e tanto basta per ritenere che essi avessero libertà di servirsi di dipendenti per condurre
a fine nel breve tempo stabilito l’opera monumentale.
Pier d’Antonio Dei, fiorentino, monaco camaldolese, s’incontra nel 1479 ad Arezzo, intento
a dipingere due tavole di San Rocco, tutto ligio all’arte di Antonio Poliamolo ; poi in Loreto,
al seguto del Signorelli. Nella Sistina mantiene le forme di questo maestro, pure avvicinan-
dosi al Perugino; nella Collegiata di Castiglion Fiorentino, in una grande ancona richiama,
specie nella Vergine in trono, il tipo delle Madonne botticelliane ; nell’« Assunta » di San
Domenico di Cortona ricorda negli angioli della gloria, quelli di Melozzo da Forlì da lui
veduti in Roma, nella chiesa dei Santi Apostoli. 11 monaco di San Clemente sottometteva
la propria personalità ai maestri maggiori, o almeno s’ingegnava a seguire alla ventura or
questi, or quegli. Nella Cappella Sistina lavora sotto la direzione del Perugino; nell’affresco
del « Testamento e della morte di Mosè » riporta motivi signorelliani, per cui al Signorelli
L'Arte. XIII, 39.
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David nella scena della « Vocazione degli Apostoli », — così il Perugino trasse prò dell’opera
di Pier d’Antonio Dei, già suo compagno a Loreto. Due storie pare sien già state eseguite
nell’ottobre del 1481, quando si stipulò la Locatio pichtre Capeìle magne nove palacìi apo-
stolici, poi che si fece parola di dieci e non di dodici istorie ; oppure, come è più proba-
bile, nel ripartire i campi, si trovò poi più consentanea la divisione in dodici piuttosto che
nei dieci della Locatio. Fatto è che assegnando, come già proposi, a Fra’ Diamante la scena
della « Sommersione dell’esercito di Faraone », al Perugino restavano da eseguire quattro
storie, più il grande affresco nel fondo della cappella, dove poi tuonò il « Giudizio Univer-
sale » di Michelangelo. Era naturale che il pittore ricorresse ad aiuti, e si servisse di Pier
d’Antonio Dei, perfino dell'esordiente garzone Pinturicchio e di altri seguaci. Nella Locatio
Fig. 17 — Pier d’Antonio Dei: Due Apostoli. Cappella Sistina in Roma
Particolare della «Consegna delle chiavi»—(Fot. Anderson).
non è parola nè di Pier d’Antonio Dei, nè del Pinturicchio, nè d'altri aiuti di pittori locatari
e tanto basta per ritenere che essi avessero libertà di servirsi di dipendenti per condurre
a fine nel breve tempo stabilito l’opera monumentale.
Pier d’Antonio Dei, fiorentino, monaco camaldolese, s’incontra nel 1479 ad Arezzo, intento
a dipingere due tavole di San Rocco, tutto ligio all’arte di Antonio Poliamolo ; poi in Loreto,
al seguto del Signorelli. Nella Sistina mantiene le forme di questo maestro, pure avvicinan-
dosi al Perugino; nella Collegiata di Castiglion Fiorentino, in una grande ancona richiama,
specie nella Vergine in trono, il tipo delle Madonne botticelliane ; nell’« Assunta » di San
Domenico di Cortona ricorda negli angioli della gloria, quelli di Melozzo da Forlì da lui
veduti in Roma, nella chiesa dei Santi Apostoli. 11 monaco di San Clemente sottometteva
la propria personalità ai maestri maggiori, o almeno s’ingegnava a seguire alla ventura or
questi, or quegli. Nella Cappella Sistina lavora sotto la direzione del Perugino; nell’affresco
del « Testamento e della morte di Mosè » riporta motivi signorelliani, per cui al Signorelli
L'Arte. XIII, 39.