STUDII SU LA SCULTURA VENEZIANA DEL TRECENTO
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mi domando : partì veramente da quest’opera un influsso così grande da far cambiare dire-
zione alla scultura veneziana (come più volte velatamente o no fu asserito), a quella scul-
tura che sino allora, rivelando pur sempre una linea ascendentale, era impregnata di ele-
menti bizantini (Sarcofago del doge Marino Morosini f 1252 nel vestibolo di San Marco)
e di lombardi risalienti sino all’Antelami e più in là ancora sorti sotto un diretto influsso
francese (arcone con i mesi della Basilica di San Marco)?
Se noi però osserviamo il sarcofago del Beato Odorico, troveremo nelle scene e nelle
figure che lo ornano, degli elementi della scuola pisana tanto chiari, da non poterne negare
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Fig. 9 — Sarcofago del Beato Simeone. Venezia, Chiesa del Beato Simeone
(Fotografia Alinari).
l’influsso. Onde siamo costretti, astraendo dalla Madonna dell’Arena, di cercare per codesto
influsso un’altra via.
In primo luogo non dobbiamo dimenticare di scorgere negli influssi pisani della scul-
tura del primo Trecento veneziano una via indiretta. Come lo stile giottesco non trova in
queste terre divulgazione nella sua forma classica, ma nella redazione senese, più colori-
stica, più generica, non intenta come l’arte di Giotto ad astrarre il puro necessario da una
scena ed offrirlo all’osservatore sotto forma monumentale, ma ricca nel particolare anche a
costo della chiarezza della composizione, così più che Giotto stesso, Simone Martini e hi
cerchia di artisti che gli è prossima, sono quelli che gettano la base su la quale l’Alti-
chiero creerà il suo edifizio, formando un anello intermediario per nuovi concetti arti-
stici, che faranno col Pisanello entrata nel quattrocento. Ed anche altrove nelle terre di
oltr’Alpe, non lo stile di Giotto nella sua primiera forma, ma quello nella versione senese,
più popolare, meno classico, troverà diffusione. Ond’è che anche nel campo della scultura,
L’Arte. XIU, 42.
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mi domando : partì veramente da quest’opera un influsso così grande da far cambiare dire-
zione alla scultura veneziana (come più volte velatamente o no fu asserito), a quella scul-
tura che sino allora, rivelando pur sempre una linea ascendentale, era impregnata di ele-
menti bizantini (Sarcofago del doge Marino Morosini f 1252 nel vestibolo di San Marco)
e di lombardi risalienti sino all’Antelami e più in là ancora sorti sotto un diretto influsso
francese (arcone con i mesi della Basilica di San Marco)?
Se noi però osserviamo il sarcofago del Beato Odorico, troveremo nelle scene e nelle
figure che lo ornano, degli elementi della scuola pisana tanto chiari, da non poterne negare
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(Fotografia Alinari).
l’influsso. Onde siamo costretti, astraendo dalla Madonna dell’Arena, di cercare per codesto
influsso un’altra via.
In primo luogo non dobbiamo dimenticare di scorgere negli influssi pisani della scul-
tura del primo Trecento veneziano una via indiretta. Come lo stile giottesco non trova in
queste terre divulgazione nella sua forma classica, ma nella redazione senese, più colori-
stica, più generica, non intenta come l’arte di Giotto ad astrarre il puro necessario da una
scena ed offrirlo all’osservatore sotto forma monumentale, ma ricca nel particolare anche a
costo della chiarezza della composizione, così più che Giotto stesso, Simone Martini e hi
cerchia di artisti che gli è prossima, sono quelli che gettano la base su la quale l’Alti-
chiero creerà il suo edifizio, formando un anello intermediario per nuovi concetti arti-
stici, che faranno col Pisanello entrata nel quattrocento. Ed anche altrove nelle terre di
oltr’Alpe, non lo stile di Giotto nella sua primiera forma, ma quello nella versione senese,
più popolare, meno classico, troverà diffusione. Ond’è che anche nel campo della scultura,
L’Arte. XIU, 42.