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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 14.1911

DOI issue:
Fasc. 5
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Planiscig, Leone C.: Studii su la scultura veneziana del trecento, [1]
DOI Page / Citation link:
https://doi.org/10.11588/diglit.24138#0367

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STUDI] SU LA SCULTURA VENEZIANA DEL TRECÈNTO

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terizzare, direi quasi con una forma naturalistica, il tipo. E ciò anche se in ambedue capelli e
barba riescono stilizzati in ciocche simetriche, ove alle volte il trapano lasciò profonde
buche. Le occhiaie incavate, la fronte increspata, la bocca semi-aperta, ravvicinano ancor
più queste due opere. Così la posizione che le due figure assumono giacendo, con le mani
incrociate. Non bisogna però perdere di vista l’eccellenza di quella di Marco Romano: fra
le due opere sta quasi un rapporto come fra maestro e scolaro. L’ignoto romano, educato
indubbiamente alla scuola pisana, può dare al veneziano molto di più che questi possa da
lui ricevere. D’altro canto il veneziano rivela famigliarità con la scuola pisana, che egli
deve aver acquistato per tutt’altra via, forse, per ritornare alla mia ipotesi, attraverso la pro-
duzione degli artisti senesi. Se poi consideriamo il gruppo di ammalati, di zoppi, di storpi,
chini, trascinantesi al suolo, che implorano guarigione al Beato (fig. 13), troveremo fra essi

Fig. 14 — Giovanni Pisano : Particolare del Giudizio Finale
Pistoia, Sant’Andrea.

ed i gruppi che Giovanni Pisano scolpì nei rilievi del giudizio finale del pulpito di Sant’Andrea
in Pistoia (fig. 14 e 15) delle grandissime corrispondenze ed in modo speciale nella compo-
sizione. Lo schema è in ambo i casi pressoché identico: una figura giacente nell’angolo
sinistro, dietro a questa una che solleva il capo e più indietro ancora una terza quasi di
faccia; vicino ad essa due altre figure, la prima con un caratteristico movimento del braccio
destro, con il capo elevato, la seconda pure con lo sguardo fisso in alto. Una composizione
questa che farà epoca nel Trecento ; la troveremo più chiara, più plastica nel gruppo degli
ammalati imploranti la morte nel Trionfo del Camposanto pisano.

Anche le quattro figurine degli angoli rivelano l’identico influsso. Lo noteremo nel
San Ludovico, nell’Angelo, nella testa caratteristica del Beato Tommaso da Tolentino, nella
Madonna. La posizione semi-arcuata, le pieghe delle vesti, massime la forma di quella soprav-
veste che nelle figure dell’Angelo e del Vescovo vediamo fermata con un bottone al petto,
sono pregne di quel contenuto gotico, del quale Giovanni e la sua scuola furono i divulgatori
in Italia.
 
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