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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 14.1911

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Fasc. 5
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Hoogewerff, Godefridus J.: Quadri olandesi e flamminghi nella Galleria Nazionale d'Arte Antica in Roma
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https://doi.org/10.11588/diglit.24138#0396

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364

G. /. HOOGE WERFF

tale valore ; e questi è l’amico del Bamboccio e suo valente imitatore : Michelangelo Cer-
quozzi (f 1661). I colori dei due quadri gemelli (più «neri» di quelli che usa generalmente
il van Laer) sono infatti caratteristici di lui. (Da confrontare, per esempio, nella Galleria il
n. 1058, autentico). Alcuni effetti che il Cerquozzi vi ha ottenuto sono veramente mirabili,
e le due pitture possono considerarsi come fra le più belle, che il valoroso artista romano
ha dipinto, nonostante che qua e là si osservi qualche difetto nel disegno. Sono tanto
belle, che ad uno scrittore olandese non può non rincrescere di doverle riconoscere come
opere italiane !

Un altro quadro eccellente, sempre nella prima sala, è ugualmente attribuito al van
Laer, ma mostra un carattere tutto diverso dagli altri che abbiamo finora menzionato di

(Fig. 5 — A. Remmers : Paesaggio
(Fotografia Alinari).

lui. È il n. 323 (rame, 50 X 43): « Scena di campagna »; ad un fontanile sul davanti stanno
abbeverandosi due cavalli ed un asino. Il cavallo, ch’è leardo, ha in groppa un uomo con
cappello a larga falda. A destra, sul davanti, una donna con una brocca sulla testa ed in
bocca un lembo del drappo che ha in capo ; accanto a lei un uomo appoggia una brocca
sul bordo della vasca, facendo bere un ragazzo. Proprio in primo piano un cane. A sinistra
un albero ed un muro, ai piedi del quale in terra si vede il torso d’una statua antica. In
fondo un paesaggio con le rovine d’un castello trasformato in casa rustica.

Il soggetto è bensì trattato alla maniera del Bamboccio, diligente nel disegno e di
colorito vigoroso ; ma proprio quest’ultimo è d’una chiarezza e d’una limpidità quale il van
Laer non suole mai usare. La scena qui è rappresentata sotto un cielo chiaro azzurro, in-
tonazione questa ben differente da quella di cava di roccia, che il Bamboccio preferisce. Il
quadro perciò dev’essere attribuito non a lui, ma con certezza al suo valente imitatore Teo-
 
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