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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 14.1911

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Fasc. 5
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Hoogewerff, Godefridus J.: Quadri olandesi e flamminghi nella Galleria Nazionale d'Arte Antica in Roma
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https://doi.org/10.11588/diglit.24138#0404

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370

G. I. HOOGEWF.RFF

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Un pittore di somma importanza per la storia- d’arte di Roma nel Seicento è Luigi
Primo, detto Luigi Gentile, da Bruxelles (1606-1657). Solamente in alcune chiese di Roma
si trovano tuttavia opere di lui, ora dimenticate; mentre anche a Venezia, a Ragusa e ad
Ancona pare che siano lavori di lui ; tutti gli altri prodotti però del suo genio sono spariti
in modo inesplicabile. I suoi quadri di piccole dimensioni, ricordati e stimati dai compe
tenti del suo tempo, ora sono introvabili. Forse oggi vengono attribuiti a pittori italiani
suoi contemporanei. Anche dei suoi famosi ritratti ci è rimasta soltanto la tradizione. Si
trova però nella Galleria Nazionale un ritratto al naturale di intera figura, dal titolo: «Un
viceré di Milano » (n. 347 ; fig. 6). Nell’inventario questo quadro è attribuito ad un David Beets,
il qual nome è tanto oscuro, che ritengo certamente indichi una provenienza misteriosa del
dipinto o sia stato addirittura inventato, poiché non si conosce assolutamente un pittore di
tale casato! Il ritratto apparisce però opera di artista fiamming'o, che s’avvicina alla maniera
italiana. E bello, di fattura eletta, accurato nell’ insieme. Il personaggio rappresentato ha il
capo scoperto, il vestito grigio chiaro, stivali del tempo ; nella mano tiene il cappello. Dietro
lui a sinistra è un paggio ; a destra, nello sfondo, s’intravede una battaglia (tela, 226 X 161).
Il quadro non è firmato, ma si legge su un pilastro a destra, in caratteri d’oro, l’iscrizione
seguente: A0 1652 . DIE 24 XBRIS . JACOBVS ANT. D. BARTHOS . DUX PRO REGE
CATHOLICO MEDIOLANI. AETATIS SUAE ANN. 36. Sotto si vede il suo stemma:
partito d’oro e di nero, alla ruota di sei fiamme dell’uno e dell’altro. Questa iscrizione mi
ha dato l’idea che il quadro fosse invece il lavoro una volta stimato di Luigi Gentile, che
il Passeri, suo contemporaneo, menziona nel modo seguente : 1

« In figure piccole era di assai valore, perchè oltre il finirle con diligenza grande le
faceva di assai buon gusto, e vaghe ; e nel fare i ritratti prevaleva al pari, e forse più di
ogn’altro, perchè si vedeva in quelli una certa esattezza di disegno, e di componimento
poco praticato da quelli, che sogliono dipingere in piccolo. Fece anche il ritratto in grande
quanto il naturale del Marchese di Caracera [1. Caracena], che fù Governatore di Milano ».

10 credo che il Passeri abbia visto il ritratto del Barthos, o piuttosto ne abbia sentito
parlare, ma lo scambiò per quello di Don Luigi Benavides, marchese di Caracena, il quale
governava a Milano, proprio nell’ istesso tempo in cui Luigi Gentile eseguiva il ritratto del
comandante dell’ esercito di lui. Don Giacomo di Barthos non fu mai governatore di Mi-
lano.2 L’iscrizione del suo ritratto ha però un senso ambiguo, e per questa o per altra ra-
gione il Passeri ha confuso i due personaggi.

Ora essendosi ritrovato questo dipinto di un pittore di tale importanza, si può meglio
giudicare del suo valore, non avendosi fino ad oggi di lui opere sufficienti perchè egli fosse
onorato nella migliore produzione propria, secondo i suoi meriti.

Un altro lavoro della mano di Luigi Gentile credo d’aver veduto nella Pinacoteca
Vecchia a Monaco di Baviera. È il n. 1298 del catalogo (tela 118 X 82): « Gentiluomo spa-
gnolo, vestito rosso con cappello nero»: mezza figura al naturale. Era prima attribuito ad
Antonio Pereda (scuola spagnola, 1599-1669), ma fu già riconosciuto come opera d’origine
fiamminga da W. Schmidt (Zahn’s Jahrbiicher, V, pag. 50).

* * *

11 ritratto olandese-fiammingo può essere studiato nella Galleria Nazionale in un nu-
mero di esempi buonissimi, che formano un intero gruppo di somma importanza. Di Paolo

1 Vite dei pittori, etc., pag. 252.

2 L’enumerazione dei governatori, vedi: Verri,

Storia di Alitano, Firenze 1851, li, pag. 314.
 
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