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P. LIEBAERT
facilmente si decifra. Non può esservi dubbio che per la terza parola compendiata in una
F sormontata dal segno abbreviativo della r e dell’». Attenendosi alla sola paleografia, po-
trebbe dunque leggersi : « Gul(ielmus) D(e) F(lorentia)1 P(inxit) od invece Gul(ielmus) D(e)
F(erraria) P(inxit).
Ma va subito esclusa la prima ipotesi. Già notammo che lo stile degli ornati indica la
scuola ferrarese. Poi, per quanto sappiamo, nel Quattrocento vi erano strette relazioni poli-
tiche ed artistiche fra Bologna e Ferrara. Questa influenza artistica di Ferrara si manifestò
specialmente nella miniatura, come si può rilevare dai libri Corali di San Petronio a Bo-
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Fig. 5 — Incipit.
logna; lavorarono intorno ad essi diversi maestri della scuola ferrarese, come il Taddeo da
Ferrara e sopratutto Martino da Modena; non credo che vi ponesse mano nessun maestro
fiorentino.
Di più, non si conosce alcuno fra i miniatori fiorentini del Quattrocento che porti il
nome di Guglielmo, e non è da credersi sia rimasto ignoto finora un artista che si rivela
qui pittore tanto abile. D’altra parte sappiamo che il sommo maestro della miniatura ferra-
rese, Guglielmo Giraldi detto il Magro, usava-firmarsi : « Guilielmus de Ferraria ». Cosi, per
esempio si sottoscrisse nel 1469 in una lettera alla marchesa Barbara di Mantova della quale
si conserva ancora l’autografo nell’Archivio di Mantova.2
1 De Florentia si chiamava, p. es., il miniatore Già- « Atti e memorie delle RR. Deputazioni... modenesi
corno che viene ricordato nei registri di Leonello d’Este. e parmensi», Voi. VI (1872), pag. 23.
Cfr. Campori, I miniatori degli Estensi. Estratto di 2 Cfr. Campori, 1. c., pag. 26.
P. LIEBAERT
facilmente si decifra. Non può esservi dubbio che per la terza parola compendiata in una
F sormontata dal segno abbreviativo della r e dell’». Attenendosi alla sola paleografia, po-
trebbe dunque leggersi : « Gul(ielmus) D(e) F(lorentia)1 P(inxit) od invece Gul(ielmus) D(e)
F(erraria) P(inxit).
Ma va subito esclusa la prima ipotesi. Già notammo che lo stile degli ornati indica la
scuola ferrarese. Poi, per quanto sappiamo, nel Quattrocento vi erano strette relazioni poli-
tiche ed artistiche fra Bologna e Ferrara. Questa influenza artistica di Ferrara si manifestò
specialmente nella miniatura, come si può rilevare dai libri Corali di San Petronio a Bo-
|L V TAPJCHV^
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QVANTV
AHNMCOfTPO ki Sq=,
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H10 AC S71RTVT1BVS
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COHSCIvlPSIT ET
I SCITe, ACSVBTìLNr
1 fCATfOC!NATVAu PVTH/
gtnrAin f?hdi>ltyhum diati ih ccafncnd*-tnaduhtul .•
' ^g^paitód*- S'Umf- Ldfw'cadmt/A; ethr ^frqtsintró.--...
HLomcum cun icnltnn ..f i'; cfiu'J efi*
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■■ijSb là wc. tvtuxtujp, jtaflz U>i\ ■:. V/ r ^v.
Fig. 5 — Incipit.
logna; lavorarono intorno ad essi diversi maestri della scuola ferrarese, come il Taddeo da
Ferrara e sopratutto Martino da Modena; non credo che vi ponesse mano nessun maestro
fiorentino.
Di più, non si conosce alcuno fra i miniatori fiorentini del Quattrocento che porti il
nome di Guglielmo, e non è da credersi sia rimasto ignoto finora un artista che si rivela
qui pittore tanto abile. D’altra parte sappiamo che il sommo maestro della miniatura ferra-
rese, Guglielmo Giraldi detto il Magro, usava-firmarsi : « Guilielmus de Ferraria ». Cosi, per
esempio si sottoscrisse nel 1469 in una lettera alla marchesa Barbara di Mantova della quale
si conserva ancora l’autografo nell’Archivio di Mantova.2
1 De Florentia si chiamava, p. es., il miniatore Già- « Atti e memorie delle RR. Deputazioni... modenesi
corno che viene ricordato nei registri di Leonello d’Este. e parmensi», Voi. VI (1872), pag. 23.
Cfr. Campori, I miniatori degli Estensi. Estratto di 2 Cfr. Campori, 1. c., pag. 26.