STUDI] SU LA SCULTURA VENEZIANA DEL TRECENTO
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formata come di consueto da foglie allineate. Di tanto in tanto però, spiccano delle figurine
di Santi, rappresentate a mezza vita.
Sopra il davanzale, oltre un miracolo di Sant’Ermagora, cioè la liberazione di un inde-
moniato, sono raffigurate due scene del suo martirio, che termina con la decapitazione rappre-
sentata su lo specchio laterale sinistro. Mentre a destra, su lo specchio corrispondente, è
esaltata la sua missione apostolica col battesimo ch’egli impartisce ai primi credenti aqui-
lejesi, a tergo vediamo continuata questa sua missione con la predica, e compiuta con la
morte e la deposizione del suo corpo insieme a quello del diacono Fortunato.
Questo sarcofago, sorto verso la metà del secolo XIV, è di gran lunga inferiore a molti
altri sincroni di Venezia e del Veneto. Con tutto ciò esso va considerato quale continua-
zione di quello stile onde al principio di questo capitolo feci parola. E un passo ulteriore
a quell’arte rappresentata dalla Madonna dell’Arduino o, per andare più indietro, dalla Ma-
donna in trono col Bambino nel museo concordese di Portogruaro, opera del 1314.1 E se
nello spirito della composizione ha una parallela nell’arca del doge Francesco Dandolo (1339)
nel seminario arcivescovile di Venezia (fig. 19), un’opera ove la composizione è d’influsso
Fig. 19 — Arca del Doge Francesco Dandolo. Venezia, Seminario Arcivescovile
(Fotografi 1 Alinari).
francese,2 per la maniera con cui le singole scene sono trattate, rivela delle affinità con le
tombe del doge Andrea Dandolo (f 1354) e di San Teodoro (c. 1355) ambedue in San Marco
a Venezia.
Dall’arca del doge Andrea Dandolo (fig. 20) risulta però un innesto delle due tendenze
dominanti : in uno schema architettonico d’influsso pisano, i particolari sono trattati nella
maniera indigena. Questa maniera è più chiara nel sarcofago di Sant’Isidoro (fig. 21),
ove le tendenze ornamentali, proprie ai veneziani che l’ebbero dall’arte tardo-antica oltre
Bisanzio, sviluppano forse per l’ultima volta nel Trecento tutto il loro splendore. Dovranno
alcuni decenni più tardi, cedere il posto al realismo della nuova era. Torneranno a preva-
lere nella tarda arte gotica verso la metà del Quattrocento, e formeranno ancora un elemento
essenziale in quella dei Lombardo.
1 Reca su lo zoccolo ornato da un doppio adden-
tellato la seguente scritta in maiuscole gotiche :
A • D • MCCCXIIII • XX • MENSIS
SEPTEMBRIS • FACTV • FVIT • h • OPs
2 La medesima scena, con l’eguale interpretazione
la troviamo nei frammenti del timpano della cattedrale
di Parigi, verso il 1225 o nel timpano su la porta del
transetto della cattedrale di Strassburgo, metà del se-
colo XIII.
L'Arte. XIII, 52.
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formata come di consueto da foglie allineate. Di tanto in tanto però, spiccano delle figurine
di Santi, rappresentate a mezza vita.
Sopra il davanzale, oltre un miracolo di Sant’Ermagora, cioè la liberazione di un inde-
moniato, sono raffigurate due scene del suo martirio, che termina con la decapitazione rappre-
sentata su lo specchio laterale sinistro. Mentre a destra, su lo specchio corrispondente, è
esaltata la sua missione apostolica col battesimo ch’egli impartisce ai primi credenti aqui-
lejesi, a tergo vediamo continuata questa sua missione con la predica, e compiuta con la
morte e la deposizione del suo corpo insieme a quello del diacono Fortunato.
Questo sarcofago, sorto verso la metà del secolo XIV, è di gran lunga inferiore a molti
altri sincroni di Venezia e del Veneto. Con tutto ciò esso va considerato quale continua-
zione di quello stile onde al principio di questo capitolo feci parola. E un passo ulteriore
a quell’arte rappresentata dalla Madonna dell’Arduino o, per andare più indietro, dalla Ma-
donna in trono col Bambino nel museo concordese di Portogruaro, opera del 1314.1 E se
nello spirito della composizione ha una parallela nell’arca del doge Francesco Dandolo (1339)
nel seminario arcivescovile di Venezia (fig. 19), un’opera ove la composizione è d’influsso
Fig. 19 — Arca del Doge Francesco Dandolo. Venezia, Seminario Arcivescovile
(Fotografi 1 Alinari).
francese,2 per la maniera con cui le singole scene sono trattate, rivela delle affinità con le
tombe del doge Andrea Dandolo (f 1354) e di San Teodoro (c. 1355) ambedue in San Marco
a Venezia.
Dall’arca del doge Andrea Dandolo (fig. 20) risulta però un innesto delle due tendenze
dominanti : in uno schema architettonico d’influsso pisano, i particolari sono trattati nella
maniera indigena. Questa maniera è più chiara nel sarcofago di Sant’Isidoro (fig. 21),
ove le tendenze ornamentali, proprie ai veneziani che l’ebbero dall’arte tardo-antica oltre
Bisanzio, sviluppano forse per l’ultima volta nel Trecento tutto il loro splendore. Dovranno
alcuni decenni più tardi, cedere il posto al realismo della nuova era. Torneranno a preva-
lere nella tarda arte gotica verso la metà del Quattrocento, e formeranno ancora un elemento
essenziale in quella dei Lombardo.
1 Reca su lo zoccolo ornato da un doppio adden-
tellato la seguente scritta in maiuscole gotiche :
A • D • MCCCXIIII • XX • MENSIS
SEPTEMBRIS • FACTV • FVIT • h • OPs
2 La medesima scena, con l’eguale interpretazione
la troviamo nei frammenti del timpano della cattedrale
di Parigi, verso il 1225 o nel timpano su la porta del
transetto della cattedrale di Strassburgo, metà del se-
colo XIII.
L'Arte. XIII, 52.