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ACHILLE BERTI NI CAL OSSO
volendosi rimediare alle lacune che or ora ho deplorato, e insieme ci mostra a quante defi-
cienze dovremo, senza inconsulte precipitazioni, porre riparo.
Non è la prima volta che si parla di creare in Roma un museo che risponda ai fini
che io ho sopra illustrato, nè è la prima volta che si pensa di dargli sede in Castel Sant’An-
gelo. Già nell’anno 1902 Gino Fogolari proponeva si studiasse il modo più acconcio per
dotare Roma di un museo medioevale che soprattutto accogliesse lavori di scultura e delle
arti industriali: 1 egli non parlava ancora di Castel Sant’Angelo, ma intanto la vecchia Mole
Adriana veniva liberandosi dalle sovrapposizioni e dagli ingombri che ne avevano deturpato
la bella massa, e restituiva alla luce i suoi tesori per lungo tempo nascosti e ignorati.
Nel 1906 in alcune sale del maschio veniva inaugurato il Museo dell’ingegneria mili-
Lig. 14 — Puteale marmoreo
(anteriore al sec. xx).
lare italiana, e l’attenzione era richiamata sulla possibilità di adattare ed utilizzare anche lo
spazio rimanente : il ministro della pubblica istruzione, Luigi Rava, appunto in quel tempo in
seguito ad una sua visita, manifestava il pensiero che Castel Sant’Angelo dovesse accogliere
il museo medioevale romano, e una circolare del Direttore generale delle Antichità e Belle
Arti, Corrado Ricci, in data 21 maggio 1907, disponeva che i direttori di collezioni artistiche
romane gl’inviassero sollecitamente elenchi « degli oggetti d’arte, di storia o d’industria me-
« dioevale » conservati nelle rispettive raccolte, al fine di conoscere di quali fondi l’instituendo
museo avrebbe potuto disporre fin dal principio.2 Ma le Mostre Retrospettive hanno dimo-
strato che i locali di Castel Sant’Angelo si prestano per un grande museo : gli appartamenti
1 Vedi a pagg. 13-16 del Ballettino della Società
Filologica Romana, n. 5. Roma, 1903.
2 Rendendo conto delle speranze suscitate dalla
visita e dalle promesse del Rava, e dicendo dell’op-
portunità di non perdere altro tempo perchè non
abbiano a scomparire avanzi preziosi, F. Hermanin
{Il Museo romano del Medio Evo e del Rinascimento
a Castel Sant’Angelo, in Nuova Antologia, a. XLI,
s. V, voi. CXXV. Roma, 1906, pagg. 585-588) esprime
l’augurio che questo possa essere « un museo della
«coltura nazionale nel senso più vero e più completo,
« dove possano trovare posto i documenti della vita
«d’ogni giorno, accanto ai capilavori delle arti. Da
« un museo di questo genere uscirà una scienza quasi
«nuova per l’Italia, la scienza dell’antico costume
« nazionale ».
ACHILLE BERTI NI CAL OSSO
volendosi rimediare alle lacune che or ora ho deplorato, e insieme ci mostra a quante defi-
cienze dovremo, senza inconsulte precipitazioni, porre riparo.
Non è la prima volta che si parla di creare in Roma un museo che risponda ai fini
che io ho sopra illustrato, nè è la prima volta che si pensa di dargli sede in Castel Sant’An-
gelo. Già nell’anno 1902 Gino Fogolari proponeva si studiasse il modo più acconcio per
dotare Roma di un museo medioevale che soprattutto accogliesse lavori di scultura e delle
arti industriali: 1 egli non parlava ancora di Castel Sant’Angelo, ma intanto la vecchia Mole
Adriana veniva liberandosi dalle sovrapposizioni e dagli ingombri che ne avevano deturpato
la bella massa, e restituiva alla luce i suoi tesori per lungo tempo nascosti e ignorati.
Nel 1906 in alcune sale del maschio veniva inaugurato il Museo dell’ingegneria mili-
Lig. 14 — Puteale marmoreo
(anteriore al sec. xx).
lare italiana, e l’attenzione era richiamata sulla possibilità di adattare ed utilizzare anche lo
spazio rimanente : il ministro della pubblica istruzione, Luigi Rava, appunto in quel tempo in
seguito ad una sua visita, manifestava il pensiero che Castel Sant’Angelo dovesse accogliere
il museo medioevale romano, e una circolare del Direttore generale delle Antichità e Belle
Arti, Corrado Ricci, in data 21 maggio 1907, disponeva che i direttori di collezioni artistiche
romane gl’inviassero sollecitamente elenchi « degli oggetti d’arte, di storia o d’industria me-
« dioevale » conservati nelle rispettive raccolte, al fine di conoscere di quali fondi l’instituendo
museo avrebbe potuto disporre fin dal principio.2 Ma le Mostre Retrospettive hanno dimo-
strato che i locali di Castel Sant’Angelo si prestano per un grande museo : gli appartamenti
1 Vedi a pagg. 13-16 del Ballettino della Società
Filologica Romana, n. 5. Roma, 1903.
2 Rendendo conto delle speranze suscitate dalla
visita e dalle promesse del Rava, e dicendo dell’op-
portunità di non perdere altro tempo perchè non
abbiano a scomparire avanzi preziosi, F. Hermanin
{Il Museo romano del Medio Evo e del Rinascimento
a Castel Sant’Angelo, in Nuova Antologia, a. XLI,
s. V, voi. CXXV. Roma, 1906, pagg. 585-588) esprime
l’augurio che questo possa essere « un museo della
«coltura nazionale nel senso più vero e più completo,
« dove possano trovare posto i documenti della vita
«d’ogni giorno, accanto ai capilavori delle arti. Da
« un museo di questo genere uscirà una scienza quasi
«nuova per l’Italia, la scienza dell’antico costume
« nazionale ».