OPERE D'ARTE A MOGGIO E A SAN PIETRO DI ZUGLIO
MI
Quando gli elementi più antichi della teca più sopra esaminata erano già scolpiti, e il
codice ivi contenuto, per quel che si può intendere dalla confusa notizia, era già miniato ;
la chiesa di San Pietro di Zuglio, quale oggi vediamo, non esisteva ancora. Essa è infatti
di stile gotico, con elementi che si ritrovano nelle chiese gotiche cadorine, e può essere
datata del secolo xrv. Al qual tempo risale anche la fattura di una croce processionale,
rappresentante nel retto il Cristo benedicente fra i quattro simboli evangelici e nel verso
il Cristo in croce con la Madonna, San Giovanni e due angeli. Nel nodo del fusto in forma
di tabernacoletto sono statuette di santi. Tutto è in argento o brunito o dorato; e la scritta
INRI è in smalto. Eo stile è gotico con influsso di forme tedesche.
Nel secolo successivo la chiesa continuò ad essere ornata. La pala dell’altare maggiore,
oggi conservata in un altare laterale, è una delle solite macchine di legno scolpito e dorato
T
Figg. 9 e io — Pianeta (secolo xvi). San Pietro di Zuglio.
così care ai Veneti del Quattrocento, le quali raramente raggiungono dignità d’arte, ma
spesso ottengono un effetto ricco e decoroso. Dedicato a San Pietro il tempio e l’altare,
l’immagine del papa benedicente si vede nel mezzo, sottostante alla Madonna, e attorniato
da molti santi.
Nella ricomposizione dell’altare l’epigrafe fu rovesciata. Si legge tuttavia :
O.nici • de ■ tumetio | S. Petrus | 148’_ | . Ora è evidente che riferendosi A. Petrus
alla statua cui sottostà, l’epigrafe deve interpretarsi : Opus Dominici de tumetio 1484.
Si tratta dunque del pittore e scultore Domenico da Tolmezzo, figlio di Candido Mioni,
che cominciò i suoi studi di pittura in Udine nel 1462, che nel 1469, finiti gli anni di gar-
zonato, prese moglie e aprì bottega propria, che nel 1479 firmò un quadro di stile squar-
cionesco oggi conservato nella sagrestia del Duomo di Udine, e che infine morì nel 1507.
Crowe e Cavalcasene1 per affinità di stile con il quadro sopracitato attribuiscono a
A history of Painting in North Italy, London, 1871, II, pag. 177 e 178.
MI
Quando gli elementi più antichi della teca più sopra esaminata erano già scolpiti, e il
codice ivi contenuto, per quel che si può intendere dalla confusa notizia, era già miniato ;
la chiesa di San Pietro di Zuglio, quale oggi vediamo, non esisteva ancora. Essa è infatti
di stile gotico, con elementi che si ritrovano nelle chiese gotiche cadorine, e può essere
datata del secolo xrv. Al qual tempo risale anche la fattura di una croce processionale,
rappresentante nel retto il Cristo benedicente fra i quattro simboli evangelici e nel verso
il Cristo in croce con la Madonna, San Giovanni e due angeli. Nel nodo del fusto in forma
di tabernacoletto sono statuette di santi. Tutto è in argento o brunito o dorato; e la scritta
INRI è in smalto. Eo stile è gotico con influsso di forme tedesche.
Nel secolo successivo la chiesa continuò ad essere ornata. La pala dell’altare maggiore,
oggi conservata in un altare laterale, è una delle solite macchine di legno scolpito e dorato
T
Figg. 9 e io — Pianeta (secolo xvi). San Pietro di Zuglio.
così care ai Veneti del Quattrocento, le quali raramente raggiungono dignità d’arte, ma
spesso ottengono un effetto ricco e decoroso. Dedicato a San Pietro il tempio e l’altare,
l’immagine del papa benedicente si vede nel mezzo, sottostante alla Madonna, e attorniato
da molti santi.
Nella ricomposizione dell’altare l’epigrafe fu rovesciata. Si legge tuttavia :
O.nici • de ■ tumetio | S. Petrus | 148’_ | . Ora è evidente che riferendosi A. Petrus
alla statua cui sottostà, l’epigrafe deve interpretarsi : Opus Dominici de tumetio 1484.
Si tratta dunque del pittore e scultore Domenico da Tolmezzo, figlio di Candido Mioni,
che cominciò i suoi studi di pittura in Udine nel 1462, che nel 1469, finiti gli anni di gar-
zonato, prese moglie e aprì bottega propria, che nel 1479 firmò un quadro di stile squar-
cionesco oggi conservato nella sagrestia del Duomo di Udine, e che infine morì nel 1507.
Crowe e Cavalcasene1 per affinità di stile con il quadro sopracitato attribuiscono a
A history of Painting in North Italy, London, 1871, II, pag. 177 e 178.