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II mille cento trentacinque nato
Fo questo tempio a Zorzi consecrato
Fo Nicolao scolptore
E Glieimo fo lo auctore (1).
sopra la significazione de’ quali versi bastantemente
abbiamo scritto in altra occasione sostenendo l’opi-
nione del dottissimo P. Abate Grandi, e confutando
ciò che asserisce Bernardo Tanucci intorno alla ido-
latria dei ferraresi, come può vedersi negli opuscoli
del Calogerà, Tomo 6. pag. 491.
Vi fu adunque ancora in quel secalo chi lavorò
di mosaico in Ferrara, se tali vers' erano di pietruc-
(i) Siamo obbligati al Borsetti Gymn. Ferr. Tom. I. p. 357), il quale
pel primo ci narrò 9 che que>ci celebri versi italiani leggevansi in un cartello
pendente dalla mano di un profeta, e
che tutto il mosaico stava nel sottarco, che
divide il coro dal presbiterio. Ciò vedesi
indicato al n. 2.4 della tavola ivi inserta,
dandoci pure il cartello colla antica com-
plicata paleografia, che qui si riproduce
col medesimo rame, cui il Borsetti fece
incidere da Andrea Bolzoni. Sulla età
di questi versi si è assai contrastato,
come può vedersi a pag. 126 e seg. delle
Nem. per la Stor. di Ferrara del Frizzi,
che prende a difenderne 1’ antichità. È
da osservarsi poi, che questa vasta basi-
lica fu affatto ricostrutta nell’ interno con
moderna architettura, ma con poco lo-
devole divisamente, stante lo sgradevole
confronto che ha dovuto nascerne e col
coro lasciato intatto, e coll’ antica fac-
ciata, per fortuna rimasta intera nella
'sua maestosa imponenza assieme alle due
parti laterali, la meridionale delle quali
sulla piazza del mercato, o di S. Crispi-
no, quantunque mutilata della interes-
santissima porta de’ mesi, merita la più
attenta considerazione.
II mille cento trentacinque nato
Fo questo tempio a Zorzi consecrato
Fo Nicolao scolptore
E Glieimo fo lo auctore (1).
sopra la significazione de’ quali versi bastantemente
abbiamo scritto in altra occasione sostenendo l’opi-
nione del dottissimo P. Abate Grandi, e confutando
ciò che asserisce Bernardo Tanucci intorno alla ido-
latria dei ferraresi, come può vedersi negli opuscoli
del Calogerà, Tomo 6. pag. 491.
Vi fu adunque ancora in quel secalo chi lavorò
di mosaico in Ferrara, se tali vers' erano di pietruc-
(i) Siamo obbligati al Borsetti Gymn. Ferr. Tom. I. p. 357), il quale
pel primo ci narrò 9 che que>ci celebri versi italiani leggevansi in un cartello
pendente dalla mano di un profeta, e
che tutto il mosaico stava nel sottarco, che
divide il coro dal presbiterio. Ciò vedesi
indicato al n. 2.4 della tavola ivi inserta,
dandoci pure il cartello colla antica com-
plicata paleografia, che qui si riproduce
col medesimo rame, cui il Borsetti fece
incidere da Andrea Bolzoni. Sulla età
di questi versi si è assai contrastato,
come può vedersi a pag. 126 e seg. delle
Nem. per la Stor. di Ferrara del Frizzi,
che prende a difenderne 1’ antichità. È
da osservarsi poi, che questa vasta basi-
lica fu affatto ricostrutta nell’ interno con
moderna architettura, ma con poco lo-
devole divisamente, stante lo sgradevole
confronto che ha dovuto nascerne e col
coro lasciato intatto, e coll’ antica fac-
ciata, per fortuna rimasta intera nella
'sua maestosa imponenza assieme alle due
parti laterali, la meridionale delle quali
sulla piazza del mercato, o di S. Crispi-
no, quantunque mutilata della interes-
santissima porta de’ mesi, merita la più
attenta considerazione.