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«podio io Jflàtóf
' open tì gitali
f x Pittori itila tei
un D proemio iajK
n, e quali tee
Questo proemio io!
i i^rt ooùie J ani
tpod' aulita tó
t scrii specialmentei
• triitado ciòth
itoti t statiti,»1
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Btfdikp**
» detto, DU®
.<••. li n^iii^
.. :. #«Ì0A
I^Wes#
.^....lilfliu
— 43 —
Lettera cxux.
Gìo. Antenore Scalabrini a Mous. Gìo. Bottari.
Mi fu trasmesso il Veneratissimo foglio di V. S. in data del 16 di questo a
Trecenta, terra di questa diocesi, dove mi trovava per rinnovare 1’ investitura
a’vassalli dell’Eminentissimo Crescenzi nostro Arcivescovo, come suo commis-
sario, e meco per sorte avendo portato il libro ms. delle Vite de’pittori del
già sig. Arciprete Barnffaldi, fatte da lui ( come si vede nel leggerlo ) del 1706
e terminato del 1710, come nel fine appare, e che di poi aveva copiate in tre
tomi non terminati, volendo dividere i ferraresi dai centesi e romagnoli, il che
poi non eseguì. Così avendo in mano quest’ opera, confidatami da’ suoi eredi
miei amici, per qua divertirmi nelle ore oziose, così ho avuto anche F occasione
di servirla, onde qui troverà acclusi i fogli delle Vite di Galasso, Lorenzo
Costa, ed Ercole Grandi conforme stanno scritte dall’autore: avendo io notato
in fine o nel decorso di dette Vite qualche sbaglio o qualche anacronismo scap-
pato dalla penna del valente e giovane scrittore. L’ opera era stata portata a
Roma al tempo di Monsignor Fontanini l’anno 1711 e rimandata a Ferrara
nel 1720 com’ è scritto nella prima carta (*),
Nella Vita del Tura si vede che s’ era appoggiato alla fama comune, e che
io pure aveva adottato fino all’anno scorso, cioè che le belle storie miniate
ne’ gran libri del coro che sono nella nostra Cattedrale in canto gregoriano ,
fossero di lui e della sua scuola. Ma io poi nel riandare gli antichi libri della
fabbrica della nostra suddetta Chiesa, tra le spese fatte ho trovato che solamente
un Innario fu fatto da quel fra Giovanni da L ucca, francescano, come lasciò
scritto il Guarino, nè mai fuor di uno ( che nemmeno compì di pagare ) fu fatto
a spese del Patriarca della Rovere, nipote di Sisto IV e Vescovo di Ferrara;
e gli altri furon fatti co’ denari della suddetta fa bbrica che pagò le carte di
vitello fatte venir di Germania; e poi le miniature e dorature a diversi maestri,
che dal modo di figurare credo benissimo che fossero scolari del Tura. Le note
del canto colle parole furono fatte da due frati francescani ambedue di nome
Evangelista, 1’ uno da ,1’ altro da Reggio, avendoli ajutati un
nostro chierico. In fatti in alcuni si vedono scritte le parole barbaricamente,
v. g. il p. invece dell’m, come Dopnus, e le altre cose che ho notate nel rag-
guaglio di detta celeberrima opera. Siccome F errore preso da tutti i nostri storici,
circa i fonditori delle statue di bronzo, che sono in detta Cattedrale, alle quali
danno un principio 5o anni più lontano di quel che realmente avessero , e ne
ho ritrovata intera la spesa, ed anche gli Artefici che furono gl’ istessi che
fecero la statua equestre del Marchese Nicolò, e la sedente del Duca Borso (**).
Ma non è tempo e luogo d’incomodarla di più , la prego di compatirmi se
non l’avessi ben servita e altresì onorarmi con ulteriori comandi ecc. E
resto ecc.
Ferrara 29 Settembre 1758.
(*) È questo il secondo esemplare non approvato dalB autore.
(**) ledasi la Serie 11^ delle Memorie originali italiane risguardanti le belle
arti. Boi. 1843. illustrate con degna cura del eh. nostro amieo Sig. Mich.
Angelo Gualandi, ove a pag. 33 e seg. si leggono li documenti sinceri ri-
sguardanti V epoca , e B autore dell opera fusoria , ora nominata.
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Roma al tempo di Monsignor Fontanini l’anno 1711 e rimandata a Ferrara
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io pure aveva adottato fino all’anno scorso, cioè che le belle storie miniate
ne’ gran libri del coro che sono nella nostra Cattedrale in canto gregoriano ,
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fabbrica della nostra suddetta Chiesa, tra le spese fatte ho trovato che solamente
un Innario fu fatto da quel fra Giovanni da L ucca, francescano, come lasciò
scritto il Guarino, nè mai fuor di uno ( che nemmeno compì di pagare ) fu fatto
a spese del Patriarca della Rovere, nipote di Sisto IV e Vescovo di Ferrara;
e gli altri furon fatti co’ denari della suddetta fa bbrica che pagò le carte di
vitello fatte venir di Germania; e poi le miniature e dorature a diversi maestri,
che dal modo di figurare credo benissimo che fossero scolari del Tura. Le note
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Evangelista, 1’ uno da ,1’ altro da Reggio, avendoli ajutati un
nostro chierico. In fatti in alcuni si vedono scritte le parole barbaricamente,
v. g. il p. invece dell’m, come Dopnus, e le altre cose che ho notate nel rag-
guaglio di detta celeberrima opera. Siccome F errore preso da tutti i nostri storici,
circa i fonditori delle statue di bronzo, che sono in detta Cattedrale, alle quali
danno un principio 5o anni più lontano di quel che realmente avessero , e ne
ho ritrovata intera la spesa, ed anche gli Artefici che furono gl’ istessi che
fecero la statua equestre del Marchese Nicolò, e la sedente del Duca Borso (**).
Ma non è tempo e luogo d’incomodarla di più , la prego di compatirmi se
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Ferrara 29 Settembre 1758.
(*) È questo il secondo esemplare non approvato dalB autore.
(**) ledasi la Serie 11^ delle Memorie originali italiane risguardanti le belle
arti. Boi. 1843. illustrate con degna cura del eh. nostro amieo Sig. Mich.
Angelo Gualandi, ove a pag. 33 e seg. si leggono li documenti sinceri ri-
sguardanti V epoca , e B autore dell opera fusoria , ora nominata.