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Baruffaldi, Girolamo
Vite de' pittori e scultori Ferraresi (Band 1) — Ferrara: Taddei, 1844

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https://doi.org/10.11588/diglit.63256#0100

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— 6i —
in Cosimo di quello che apparisca nel dipingere di
Galasso per tutto il tempo dell’ età sua.
Ciò non ostante perchè il vizio del secolo portava
ancora una certa durezza in tutte le parti della pit-
tura , non potè Cosimo sfuggirla , ond’ è che parti-
colarmente sul principio le sue opere riuscivano
secche e taglienti, non essendo per anche affatto
abolito il gusto portato dalla Grecia in Italia, il qua-
le ancora si vede ben chiaro in quelle poche reliquie
d’immagini che qua e là sparse ne restano ; e un
testimonio ben evidente ne abbiamo nella tavola del
s. Antonio di Padova esposto tuttavia al suo altare
nella chiesa parrocchiale di s. Nicolò in Ferrara (1).
A poco a poco però crescendo gli anni di Cosimo,
e conseguentemente illuminandosi vie più nell’ intel-
letto, cominciò a capire, che essendo la pittura una
imitazione del vero, era necessario per accostati-
si , s’immorbidisse, e con tutto 1’ animo incominciò
ad aggiungere a’ suoi lavori il buon colorito, ed
un impasto morbido, ma liscio talmente che le sue
figure sembrano di pastello o di smalto e brunite.
Questa particolar maniera ebb’ egli di meglio assai
lavorare le figure, e qualunque altra cosa in pic-
colo che in grande, con certe pieghe e minuzie
diligentissime: laonde se gli sportelli dell’ organo
antico della cattedrale di Ferrara, come di gran
mole, non mostrano tutto il buon fare di Cosimo,
(i) Questa tavola, che il Barotti, Cittadella, Frizzi, e Laderchi hanno scritto
rappresentare S. Giacomo della Marca, è quasi a chiaroscuro , e dopo la sop-
pressione di quel tempio passò nella raccolta Sacchetti, indi nella Costabiliana.
Il Laderchi ( Descr. della Quadrerìa Costatali P. e 27 ) osserva a ragione
che la grandiosità di quella immagine non permette credere che sia una delle
prime cose uscite dal pennello del Tura.
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